Dalla FIE: Come preparare lo zaino in 10 mosse: trucchi per una perfetta organizzazione

Preparare lo zaino per un’escursione non è semplicemente una questione di riempirlo con tutto ciò che si pensa possa servire, ma rappresenta un vero e proprio rituale di preparazione che unisce esperienza, attenzione ai dettagli e un pizzico di creatività organizzativa. Immaginate di trovarvi all’alba, con il profumo dell’aria fresca di montagna che si mescola alla quiete del paesaggio, pronti ad affrontare un percorso che richiede non solo la forza fisica ma anche una perfetta organizzazione. La preparazione dello zaino in dieci mosse è una guida pratica che vi accompagnerà passo dopo passo, illustrando come, con una serie di accorgimenti e piccoli trucchi, sia possibile ottenere un assetto funzionale e ben bilanciato, capace di resistere alle sfide del percorso e, al contempo, garantire un elevato livello di comfort durante l’intera escursione.

Iniziate la vostra preparazione selezionando lo zaino più adatto alle esigenze del percorso e alla durata dell’escursione. Questa scelta è fondamentale: uno zaino non deve essere troppo capiente da indurre a portare peso inutile, ma allo stesso tempo deve essere sufficientemente spazioso per contenere tutto l’equipaggiamento indispensabile. La capienza si abbina alla qualità dei materiali, alla resistenza degli spallacci e alla presenza di sistemi di ventilazione che garantiscono il massimo comfort anche in condizioni di sudorazione intensa. Prendetevi il tempo necessario per valutare le opzioni presenti sul mercato, scegliendo modelli che offrano una buona distribuzione del carico e che permettano una regolazione precisa in base alle caratteristiche fisiche di chi lo indossa.

La seconda mossa consiste nel pianificare con cura la lista degli oggetti indispensabili. Non si tratta di un semplice elenco, ma di una verifica attenta e ragionata delle necessità, suddividendo gli oggetti in categorie: abbigliamento tecnico, strumenti di navigazione, alimentazione, kit di pronto soccorso, dispositivi tecnologici e accessori di vario genere. La scelta degli articoli deve basarsi sulla durata e sul tipo di escursione; per una giornata, l’elenco sarà più snello rispetto a un trekking di più giorni, dove è necessario includere anche elementi per il campeggio e la cucina da campo. È importante non lasciarsi trasportare dalla tentazione di portare oggetti “per sicurezza”, mantenendo un occhio critico sull’effettiva utilità di ogni singolo elemento.

Successivamente, si passa alla fase della distribuzione del peso, una delle fasi più delicate e spesso sottovalutate. È indispensabile collocare gli oggetti in modo da mantenere il baricentro dello zaino il più vicino possibile alla schiena, distribuendo il peso in maniera equilibrata. Gli oggetti più pesanti devono essere posizionati nella parte centrale e bassa dello zaino, mentre quelli più leggeri e facilmente accessibili possono essere collocati nelle tasche esterne o in scomparti secondari. Questa distribuzione non solo favorisce un miglior equilibrio, ma contribuisce anche a ridurre l’affaticamento durante il cammino, permettendo una maggiore libertà di movimento e una minore sollecitazione della colonna vertebrale.

Una volta definito l’assetto generale, è il momento di imballare i singoli oggetti in maniera razionale. La scelta dei contenitori interni, come sacchetti o organizer specifici, permette di mantenere ordine e di facilitare il reperimento rapido degli oggetti. Utilizzate dei compartimenti trasparenti o con etichette ben visibili, così da sapere immediatamente dove si trova l’oggetto necessario, evitando di rovesciare il contenuto dello zaino alla ricerca di qualcosa di specifico. Inoltre, la separazione degli oggetti in base alla frequenza di utilizzo rappresenta un ulteriore stratagemma: articoli come la borraccia, il coltellino multiuso o la mappa, che potrebbero servire in ogni momento, devono essere collocati in posizioni facilmente raggiungibili, mentre attrezzature meno utilizzate possono essere riposte nelle zone interne più inaccessibili.

Un altro aspetto cruciale riguarda l’organizzazione degli spazi dedicati agli abbigliamenti e agli accessori. Gli indumenti vanno disposti in modo da ridurre al minimo il rischio di ammassamenti o di schiacciamenti che possano compromettere la loro funzionalità, soprattutto quando si parla di capi tecnici o di tessuti specifici per la traspirazione. È consigliabile separare gli strati termici da quelli esterni, riponendo per esempio la giacca antivento in uno scomparto diverso da quello contenente le magliette o gli intimi. L’utilizzo di sacchetti di plastica o di tessuti impermeabili per proteggere determinati oggetti da eventuali infiltrazioni di umidità è un’altra strategia vincente, in particolare quando il meteo è incerto o si prevede di attraversare zone ad alto rischio di pioggia.

La quinta mossa riguarda la verifica e il controllo degli accessori essenziali per la sicurezza e la comunicazione. Tra questi rientrano dispositivi come torce frontali, radio da escursionismo, kit di pronto soccorso, e ovviamente strumenti di navigazione quali bussola, mappe cartacee e, eventualmente, un GPS portatile. Ogni accessorio deve essere accuratamente testato prima dell’uscita: controllate le batterie, verificate il funzionamento delle cinghie e degli allacci, e assicuratevi che ogni componente risponda alle specifiche tecniche indicate dal produttore. Questo tipo di controllo preventivo consente di evitare spiacevoli inconvenienti durante il percorso, soprattutto in situazioni dove la sicurezza personale e quella del gruppo è in gioco.

Procedendo con il sesto step, rivolgete attenzione alla preparazione dell’equipaggiamento per il campeggio, se previsto nel vostro itinerario. In questa fase, lo zaino deve ospitare non solo gli oggetti di uso quotidiano durante la camminata, ma anche quegli articoli che saranno fondamentali per garantire il comfort durante la notte. Pensate a tende ultraleggere, sacchi a pelo adeguati alle temperature previste, materassini isolanti e utensili da cucina compatibili con il trasporto in montagna. La scelta accurata di questi elementi deve considerare il compromesso tra funzionalità, peso e spazio disponibile, mantenendo sempre un occhio di riguardo alla qualità dei materiali, che dovranno resistere alle sollecitazioni dell’uso in ambienti estremi.

Il settimo passaggio è quello che riguarda la gestione dei piccoli oggetti e degli accessori di uso quotidiano. Spesso dimenticati, questi elementi possono includere tutto ciò che va dal caricabatterie portatile al kit di igiene personale, dalla crema solare al repellente per insetti. Anche in questo caso, la suddivisione in sacchetti dedicati o in tasche apposite dello zaino vi aiuterà a mantenere tutto in ordine, evitando di disperdere energie alla ricerca di un oggetto all’ultimo momento. L’organizzazione di questi “piccoli grandi” accessori è tanto importante quanto quella degli oggetti più ingombranti e richiede una pianificazione attenta per garantire che ogni cosa sia al proprio posto e facilmente reperibile.

Nell’ottava fase, è essenziale dedicare del tempo alla prova finale del carico. Dopo aver sistemato ogni oggetto nello zaino, indossatelo e valutate la distribuzione del peso, il comfort generale e la stabilità durante il movimento. Questa fase di prova è cruciale perché permette di identificare eventuali squilibri o disallineamenti che, se non corretti, potrebbero causare fastidi o infortuni durante l’escursione. Camminate di prova in ambienti controllati, magari in un parco o lungo un sentiero pianeggiante, sono l’ideale per testare il montaggio dello zaino e apportare le modifiche necessarie, come ad esempio regolare la lunghezza delle cinghie o spostare alcuni oggetti per migliorare l’equilibrio.

Il nono passaggio prevede l’adozione di una mentalità flessibile e la possibilità di apportare modifiche all’ultimo minuto. Anche se la preparazione è stata eseguita con cura, il meteo o le condizioni del percorso possono subire variazioni improvvise. Essere preparati a riorganizzare il contenuto dello zaino in base alle esigenze del momento è una competenza preziosa per ogni escursionista. Questo significa che, prima di partire, è consigliabile rivedere rapidamente la lista degli oggetti e verificare se qualche elemento non sia stato dimenticato o se sia necessario riposizionarlo in modo da poter rispondere in maniera efficiente a eventuali emergenze o cambiamenti improvvisi.

Infine, la decima mossa consiste nel fare una riflessione finale sull’esperienza e aggiornare il proprio sistema di organizzazione per le uscite future. Dopo ogni escursione, prendetevi il tempo per analizzare cosa ha funzionato bene e cosa potrebbe essere migliorato. Il confronto con altri escursionisti e il confronto con le vostre esperienze personali vi permetteranno di affinare ulteriormente il vostro metodo di preparazione, trasformando ogni uscita in un’opportunità di apprendimento e miglioramento. Questo approccio, basato su una continua sperimentazione e sulla volontà di ottimizzare ogni dettaglio, non solo migliora la qualità delle vostre escursioni, ma consolida anche una mentalità organizzativa che può fare la differenza in situazioni impreviste.

Nel complesso, preparare lo zaino seguendo questi dieci passaggi rappresenta un investimento in termini di tempo e attenzione, ma i benefici si ripercuotono lungo tutto il percorso. Una corretta organizzazione permette di camminare con la certezza di aver fatto tutto il possibile per affrontare il percorso in sicurezza e con il massimo comfort, riducendo al minimo il rischio di imprevisti e garantendo una gestione ottimale delle energie. Ogni dettaglio, dalla scelta dello zaino all’ultima regolazione delle cinghie, contribuisce a creare una sinergia tra uomo e natura, trasformando l’atto del prepararsi in una vera e propria forma d’arte che unisce passione, disciplina e amore per l’outdoor.

In questo contesto, il processo di preparazione diventa molto più di una mera operazione logistica: è un momento di riflessione e di connessione con la propria esperienza personale, un’occasione per ascoltare il proprio corpo e le proprie necessità, e per mettersi in condizione di vivere ogni escursione al meglio delle proprie possibilità. La cura nel selezionare e sistemare ogni oggetto, la precisione nel bilanciare il carico e l’attenzione nel verificare ogni dettaglio, sono tutti elementi che si traducono in un’esperienza più serena e gratificante lungo il sentiero. Anche se a volte può sembrare un’attività laboriosa, questa preparazione accurata è il segreto per poter godere appieno di ogni singolo momento trascorso immersi nella natura, senza dover interrompere il percorso per cercare soluzioni improvvisate o dover fare i conti con disagi che potevano essere evitati.

Adottare questa metodologia organizzativa, basata su passaggi chiari e sistematici, è un atto di responsabilità verso se stessi e verso gli altri membri del gruppo. La cura con cui si prepara lo zaino si riflette poi nell’andamento dell’intera escursione, rendendo ogni passo più sicuro e ogni tappa più piacevole. In definitiva, preparare lo zaino in dieci mosse non è soltanto una guida pratica, ma un vero e proprio manifesto di come l’attenzione ai dettagli possa fare la differenza in ogni avventura all’aria aperta, elevando l’esperienza escursionistica a livelli di eccellenza e rendendola un’occasione di crescita personale e di connessione con la natura.

Ogni appassionato sa che la montagna premia chi si prepara con dedizione e metodo, e seguire questi dieci accorgimenti vi permetterà di affrontare ogni percorso con la certezza di avere messo in campo una strategia ottimale. Così, mentre vi avventurate su sentieri che si snodano tra paesaggi mozzafiato, potrete godere appieno della bellezza della natura, consapevoli che ogni oggetto nel vostro zaino è al suo posto, pronto a supportarvi in ogni momento della vostra avventura. La preparazione diventa allora un rituale che, sebbene apparentemente semplice, è il fondamento su cui si costruiscono le esperienze più indimenticabili, trasformando ogni cammino in un percorso di eccellenza e serenità.

L’articolo Come preparare lo zaino in 10 mosse: trucchi per una perfetta organizzazione proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

Dalla FIE: Escursionismo stoico (Stoicismo)

Introduzione: La montagna come metafora dell’esistenza

Zenone di Cizio (foto di Paolo Monti, Servizio fotografico, Napoli 1969) – Fonte Wikipedia

Nel vasto panorama delle filosofie antiche, lo Stoicismo rappresenta un faro di razionalità, resilienza e virtù. Fondata nel III secolo a.C. da Zenone di Cizio, e poi sviluppata da filosofi come Cleante, Crisippo, Seneca, Epitteto e Marco Aurelio, questa corrente filosofa invita l’essere umano a coltivare l’autocontrollo, l’accettazione serena del destino e la virtù come obiettivo essenziale della vita. In un mondo soggetto al mutare costante degli eventi, lo stoico impara a distinguere tra ciò che può controllare (le sue convinzioni, i suoi desideri, le sue scelte) e ciò che invece sfugge al suo potere (il corso della natura, le vicissitudini esterne).

L’”escursionismo stoico” è una metafora di questo atteggiamento, declinata nell’esperienza concreta del camminare tra montagne, boschi e sentieri. Se l’escursionismo può diventare un viaggio interiore, allora lo stoicismo fornisce la mappa morale per orientarsi nelle difficoltà, nel freddo, nella fatica, nell’incertezza del percorso. L’escursionista stoico, più che cercare la comodità o il puro piacere, si misura con il cammino come occasione per plasmare il proprio carattere, addestrare la propria pazienza e temprarsi di fronte agli imprevisti.

Le radici filosofiche: virtù e controllo interiore

Lo Stoicismo spiegato mediante la metafora dell’uovo

I principi chiave dello Stoicismo sono facilmente riconducibili all’esperienza dell’escursionista. Il primo e più importante è la distinzione tra ciò che dipende da noi e ciò che non dipende da noi. Per lo stoico, la felicità non consiste nell’eliminare le difficoltà, ma nel saperle affrontare con serenità. Allo stesso modo, l’escursionista incontra sul sentiero fattori che non può controllare: il meteo, la conformazione del terreno, la presenza di ostacoli naturali, l’eventuale compagnia di altri escursionisti. Ciò su cui può agire è invece il proprio atteggiamento, l’equipaggiamento con cui si prepara, la resistenza fisica e mentale, la motivazione interiore, la scelta di seguire un certo percorso o di modularlo in base alle proprie forze.

La virtù, per gli stoici, non è un ornamento morale, ma la guida fondamentale dell’esistenza. Essere virtuosi significa vivere secondo ragione, in armonia con la natura, accettando il destino senza lamentarsi e senza rinunciare ad agire al meglio delle proprie possibilità. L’escursionismo diventa così una palestra di virtù: affrontare un pendio ripido senza scoraggiarsi, accettare una pioggia improvvisa come parte integrante dell’esperienza, gestire la fatica con lucidità, senza lasciarsi sopraffare dalle emozioni negative. Questa disciplina non è crudele né punitiva: è un esercizio di libertà interiore, il tentativo di diventare padroni di se stessi.

L’equipaggiamento stoico: essenzialità e misura

Se l’approccio epicureo all’escursionismo potrebbe invitare al comfort (un buon cibo nello zaino, un percorso non troppo impegnativo, abbigliamento comodo), quello stoico punta alla sobrietà e all’essenzialità. Ciò non significa essere imprudenti: lo stoicismo non incita all’incuria. L’escursionista stoico si prepara con cura, ma senza eccedere in accessori superflui. Uno zaino leggero, ben organizzato, con il necessario per affrontare cambiamenti climatici e piccoli imprevisti, rappresenta metaforicamente l’atteggiamento giusto: essere pronti ma non schiavi del comfort, avere con sé ciò che serve ma non accumulare zavorre inutili.

Questa scelta minimalista riflette la convinzione stoica che la vera forza non risiede nel possesso di strumenti esterni, ma nella solidità del carattere. L’attrezzatura deve essere un supporto, non un ostacolo: scarponi robusti ma senza pretese, una borraccia d’acqua, una giacca impermeabile, una carta topografica. Non è necessario l’ultimo grido della tecnologia per dimostrare la propria capacità di affrontare la natura. La fiducia in se stessi e la preparazione mentale valgono più di un GPS ultramoderno.

Il sentiero come prova di resilienza

Uno dei temi centrali dello Stoicismo è l’accettazione dell’inevitabile. Le difficoltà non vanno temute o fuggite, bensì riconosciute come parti integranti della vita. Analogamente, sul sentiero l’escursionista incontra salite faticose, terreni sdrucciolevoli, cambiamenti di quota che affaticano le gambe e il respiro. Incontrare un ostacolo non è mai un fallimento, è piuttosto un’opportunità per esercitare la virtù della pazienza e della perseveranza.

La salita ripida diventa il banco di prova della propria volontà: ogni passo faticoso insegna a non cedere allo sconforto, a non lamentarsi inutilmente. Lo sforzo fisico è una dimensione in cui il corpo dialoga con la mente e la mente con la natura: stringere i denti, controllare il respiro, mantenere un ritmo costante, rappresentano simbolicamente il dominio delle passioni e degli impulsi irrazionali. L’escursionista stoico non si crogiola nel dolore, ma lo accetta come parte del percorso, trasformandolo in occasione di forza morale.

La gestione delle emozioni: nessun lamento, nessuna esaltazione

Busto di Lucio Anneo Seneca a Cordoba

Il fulcro dell’etica stoica è l’imperturbabilità (ataraxia). Ciò non significa insensibilità o freddezza, ma capacità di non essere travolti dalle passioni negative. In montagna, questo si traduce nell’evitare sia il vittimismo di fronte alle sventure, sia l’euforia incontrollata davanti al successo. Se il tempo volge al peggio, lo stoico non impreca contro la sfortuna, ma adatta il suo piano, accettando ciò che non può modificare. Se raggiunge una vetta, non si lascia trasportare da un orgoglio smisurato, ma riconosce che il successo è stato possibile grazie all’allenamento, alla costanza, alla buona sorte e alla natura stessa.

Questa sobrietà emotiva non toglie la gioia dell’esperienza, anzi la rende più autentica. Lo stoico sa che la natura non è al suo servizio, non è lì per compiacerlo. La pioggia non è una “cattiveria” del cielo, il masso franoso non è un “torto” contro di lui. Sono eventi del tutto naturali. Allo stesso modo, la vista panoramica non è un dono personale, ma una realtà di cui gode l’escursionista attento. Niente è “mio” o “tutto per me”, ma tutto è parte del cosmo, di cui l’uomo è solo un frammento consapevole.

Il rapporto con la natura: vivere secondo ragione

Lo Stoicismo insegna a vivere secondo natura, e la natura, per loro, era intesa come l’ordine razionale del cosmo. Anche se non tutti ne condividono oggi la visione cosmologica, l’idea di fondo resta suggestiva: non siamo estranei all’ambiente, ne siamo parte. L’escursionista stoico riconosce la montagna, il bosco, il torrente, come elementi di un insieme più vasto e ordinato. L’uomo non è un conquistatore del paesaggio, ma un suo ospite passeggero.

Questa consapevolezza si traduce in rispetto: non lasciare rifiuti, non danneggiare la vegetazione, non spaventare la fauna. Evitare di disturbare l’equilibrio dell’ecosistema significa essere coerenti con l’ideale stoico di virtù e moderazione. Al contempo, c’è un profondo realismo nell’accettare che la natura segue le proprie leggi, indipendenti dal volere umano. Il camminatore stoico non si lamenta del fango o della roccia scivolosa: accetta queste condizioni come facenti parte dell’ordine delle cose. Da ogni situazione può trarre una lezione: attenzione, prudenza, cautela, pazienza.

Un allenamento per la vita quotidiana

Un ulteriore punto di forza dell’escursionismo stoico è la sua valenza pedagogica. Chi vive l’esperienza del cammino come esercizio delle virtù, impara a trasferire queste attitudini nella vita quotidiana. Affrontare le difficoltà sul sentiero senza scoraggiarsi diventa un paradigma per affrontare quelle professionali, famigliari e sociali. Saper mantenere l’equilibrio emotivo di fronte a un imprevisto meteorologico aiuta a reagire con calma ai cambiamenti improvvisi che la vita ci riserva. Riconoscere i propri limiti fisici e imparare a superarli con pazienza rafforza la capacità di auto-disciplina, utile in ogni contesto.

Così, la montagna non è solo un luogo geografico, ma un simbolo dell’esistenza. Ogni salita può rappresentare un ostacolo della vita, ogni paesaggio maestoso uno sguardo sull’ordine più ampio in cui siamo inseriti, ogni sosta un momento di riflessione su ciò che è essenziale. L’escursionismo stoico diventa quindi un metodo di educazione permanente, un training morale che, lontano dall’aula e dai libri, si svolge direttamente nel grande laboratorio della natura.

Il silenzio e la solitudine: lo spazio interiore

Una delle esperienze più tipiche dell’escursionismo è il contatto con il silenzio e la solitudine. Per lo stoico, l’introspezione è uno strumento fondamentale di crescita: nell’ascolto di se stessi, lontani dal rumore della vita urbana, è più facile individuare le proprie reazioni emotive e imparare a dominarle. Seneca consigliava di praticare periodicamente la rinuncia al superfluo, per non dipendere dalle comodità. Camminare a lungo, magari sotto la pioggia o con uno zaino non proprio leggero, serve a sperimentare in modo diretto cosa significa far fronte a situazioni scomode, scoprendo di poterle affrontare senza drammi.

La solitudine del sentiero non è mancanza, ma opportunità: senza distrazioni, l’escursionista sta con se stesso, si osserva, si mette alla prova. Quando il percorso diventa metafora, ogni passo conduce a una maggiore consapevolezza interiore. Nessun pubblico a cui dimostrare qualcosa, nessun applauso, nessun giudizio se non il proprio. È il contesto ideale per esercitare la virtù della sincerità con se stessi, una condizione indispensabile per qualsiasi crescita morale.

La meta come pretesto

Per lo stoico non conta tanto il traguardo quanto il modo di affrontare il percorso. Arrivare in vetta è una soddisfazione, certo, ma non deve essere l’unico obiettivo. Se la natura o le proprie forze impediscono di raggiungere la cima, lo stoico non si dispera: accetta il limite, torna indietro con dignità, consapevole di aver comunque tratto valore dall’esperienza. La meta è un riferimento, non un assoluto. Ciò che conta è aver camminato con rettitudine, avere mantenuto controllo su se stessi, avere affrontato le difficoltà senza compromettere i propri principi.

In un’epoca che celebra la performance, il risultato, la scalata (anche sociale), l’escursionismo stoico ci ricorda che l’importante è come ci comportiamo, non quanti metri superiamo. Il sentiero non è una gara, ma un esercizio di carattere. Anche l’eventuale rinuncia, se compiuta con saggezza, diventa una vittoria interiore: la capacità di accettare i limiti imposti dalla natura o dal proprio corpo, senza lamento né rimpianto.

Conclusioni: una via per la serenità e la forza

L’escursionismo stoico non è un movimento codificato o una pratica ufficiale: è una metafora ricca di spunti. Applicare i principi dello Stoicismo alla camminata in montagna significa praticare una filosofia antica in un contesto contemporaneo, trovando nuovi modi di dare spessore morale a un’attività ricreativa. In un’epoca in cui l’esperienza outdoor è spesso presentata come sfida estrema, come turismo esperienziale o come pura evasione, la prospettiva stoica invita a darle un valore etico e formativo.

Camminare con spirito stoico non significa privarsi del piacere di una bella giornata all’aria aperta, ma rendere quell’esperienza più profonda. Dietro ogni passo c’è la forza di un pensiero millenario: nulla di ciò che accade deve turbare la nostra pace interiore, nessuna difficoltà ci rende schiavi del lamento, nessun traguardo è indispensabile per dare senso alla vita. La natura offre lo scenario, la filosofia lo strumento, e l’uomo stoico unisce i due elementi per forgiare una serenità lucida, una forza calma, una maturità interiore capace di affrontare ogni sentiero, dentro e fuori di sé.

[Nella foto in alto: i resti della Stoà Pecile ad Atene]

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Dalla FIE: Campionati Italiani di Sci FIE 2025: tutte le classifiche

Si è conclusa l’edizione numero 61 dei Campionati Italiani di Sci 2025 in casa FIE, come sempre coronata da un’ampia partecipazione di atleti e accompagnatori, alla quale è stato affiancato un interessante programma di escursioni sulla neve per i non sciatori. Una vera e propria “Festa della Neve”, così come negli auspici degli organizzatori.

Come sempre, quindi procediamo con la pubblicazione delle classifiche, partendo da quella per associazioni per passare a quelle individuali bambini e adulti.

Classifica per Associazione
Ski Cross Bambini
Combinata Adulti
Slalom Gigante Adulti
Galleria fotografica

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