Dalla FIE: Abbigliamento escursionismo e marcia o camminata di regolarità

Consigli pratici per abbigliamento tecnico e scarpe adatti ad Escursioni, Trekking e per la disciplina sportiva FIE “Marcia Alpina di Regolarità”: Comfort e Sicurezza in Natura

Praticare escursioni, trekking oppure la marcia o camminata di regolarità significa sostanzialmente immergersi nella natura, esplorare sentieri sconosciuti, affrontare sfide fisiche e godere dei paesaggi mozzafiato che solo l’ambiente montano può offrire. Tuttavia, per vivere questa esperienza in totale sicurezza e comfort, è fondamentale scegliere con cura l’abbigliamento tecnico e le scarpe giuste. L’abbigliamento e le calzature non sono solo una questione di stile, ma sono strumenti che permettono di affrontare al meglio le condizioni ambientali e le difficoltà del terreno, migliorando la performance e riducendo il rischio di infortuni. In questo contributo, esploreremo le caratteristiche principali dell’abbigliamento e delle scarpe ideali per praticare l’Escursionismo in tutte le sue declinazioni.

 1. L’ Abbigliamento Tecnico: cosa indossare per stare bene e sempre in comfort?

a. Giacche e giubbotti impermeabili e traspiranti

Le condizioni atmosferiche in montagna possono variare drasticamente nel corso della giornata, con piogge improvvise, vento forte e temperature che oscillano. È quindi essenziale indossare un buon giubbotto o una giacca impermeabile e traspirante. I materiali più adatti per queste giacche sono il Gore-Tex, il Paclite o il Dermizax, perchè offrono una protezione efficace contro l’acqua mantenendo una buona traspirabilità, permettendo così al sudore di evaporare. Inoltre, un buon capospalla per questo genere di attività all’aria aperta deve essere leggero, ma allo stesso tempo resistente a intemperie come la neve o la pioggia. Questi suggerimenti naturalmente valgono anche nel praticare la marcia di regolarità durante la stagione autunnale/invernale (durante le ultime prove del tradizionale campionato) oppure a inizio stagione agonistica, specie quando il tempo in questi periodi è incerto e può capitare che si disputino le prove sotto la pioggia o al freddo.

b. Strati per la termoregolazione

Una delle regole fondamentali per un’escursione o lo sport praticato in montagna è quella dei “3 strati”. Questo sistema consente di adattarsi alle variazioni di temperatura e di attività durante la camminata. Il primo strato, chiamato “strato di base“, è a contatto diretto con la pelle e deve essere in materiali sintetici (come il poliestere) o in lana merino, che garantiscono un’ottima gestione dell’umidità. Il secondo strato, lo “strato medio“, serve per trattenere il calore ed è spesso costituito da pile o materiali sintetici come il Primaloft. Infine, il terzo strato è lo “shell“, ovvero una giacca impermeabile e antivento.

c. Pantaloni

I pantaloni devono essere resistenti, traspiranti e capaci di adattarsi ai cambiamenti climatici. I modelli più adatti sono quelli con tessuti resistenti agli strappi, come il nylon o il poliestere, ma allo stesso tempo leggeri e comodi per consentire libertà di movimento. I pantaloni con cerniere sui fianchi, che consentono di trasformarsi in pantaloncini, sono molto utili per adattarsi alle temperature più calde. In caso di escursioni in ambienti freddi o montani, i pantaloni imbottiti o con una leggera fodera in pile possono essere una scelta efficace. Per quanto riguarda la marcia o camminata di regolarità, durante la stagione primaverile ed estiva si possono utilizzare i tipici pantaloni da Trail running, come ad esempio i pantaloni a 3 quarti oppure pantaloni corti anche a mezza coscia, sempre in tessuto traspirante, ma comodi per permettere di camminare senza intralci.

d. Calze tecniche

Le calze da indossare sono un altro aspetto fondamentale da considerare. Devono essere realizzate in materiali sintetici o in lana merino, che aiutano a mantenere i piedi asciutti e caldi. Le calze tecniche offrono anche un buon supporto al piede, riducendo il rischio di vesciche e migliorando il comfort durante le lunghe camminate. È importante scegliere calze senza cuciture e con una buona protezione nelle zone più sensibili come il tallone e la pianta del piede.

e. Cappelli, guanti e occhiali da sole

Un altro dettaglio importante riguarda gli accessori: il cappello deve proteggere dal sole e, se necessario, dalle intemperie. Durante la stagione autunnale e invernale i guanti, leggeri e traspiranti, sono sempre utili in caso di escursioni in montagna in ambienti freddi, mentre gli occhiali da sole con protezione UV sono essenziali per proteggere gli occhi da raggi solari riflessi sulle superfici neve o rocciose.

2. Quali scarpe per l’Escursionismo?

Le scarpe sono uno degli equipaggiamenti più importanti per qualsiasi attività all’aria aperta, e la scelta delle scarpe giuste è fondamentale per affrontare in sicurezza sentieri impervi e terreni difficili o percorsi tecnici.

Una buona scarpa da trekking deve garantire stabilità, protezione, resistenza e comfort durante tutta l’escursione.

a. Tipologia di scarpe per l’Escursionismo

Sia che venga praticato l’Escursionismo nelle sue varie forme che la marcia o camminata di regolarità, un’attenzione particolare va’ sempre riservata alla scelta delle scarpe da indossare, a seconda del tipo di terreno e dell’intensità dell’attività. 

In generale è sempre meglio orientarsi per un modello che possa offrire supporto alla caviglia, proteggendo il piede dagli urti e dai detriti.

In caso di avventura in alta montagna o nel caso di competizioni di marcia di regolarità particolarmente lunghe e impegnative (i campionati per pattuglie, ad esempio), è suggeribile orientarsi su scarponi da trekking, perché consentono di affrontare terreni accidentati, trekking con zaini pesanti, eventuale attraversamento di superfici fangose o bagnate.

b. Caratteristiche delle scarpe

Le scarpe da trekking devono possedere alcune caratteristiche fondamentali per garantire un’ottima performance.

La suola deve essere rigida, ma flessibile nella parte anteriore, per adattarsi ai movimenti del piede. Inoltre, la gomma con un buon grip (come la Vibram) aiuta a garantire aderenza su terreni bagnati e scivolosi. L’imbottitura interna è fondamentale per migliorare il comfort, evitando la formazione di vesciche. La presenza di una membrana impermeabile, come il Gore-Tex, è fondamentale per mantenere il piede asciutto in caso di pioggia o attraversamenti di torrenti. Infine la ventilazione, consentita dal mesh traspirante, nonostante l’impermeabilità, serve a evitare che il piede sudi eccessivamente.

Conclusioni

Sia che si tratti di un’escursione di un giorno, di un trekking più impegnativo o della marcia o camminata di regolarità, la scelta dell’abbigliamento tecnico e delle scarpe giuste è cruciale per vivere l’esperienza in montagna in totale sicurezza e comfort. Investire in capi e scarpe di qualità non solo migliora la performance, ma riduce anche il rischio di infortuni e aumenta il piacere di esplorare la natura. Con l’attrezzatura adatta, ogni camminata diventa un’avventura entusiasmante e sicura!

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Dalla FIE: Terra d’Otranto e Salento, un binomio inscindibile

La parte meridionale della Puglia si divide in tre zone: Murge, Tavoliere di Lecce o «piana messapica» e Serre Salentine. Alla scoperta delle ultime due zone poste a Sud Est dell’Italia, affascinato più dal passato che dal presente, mi lascio accompagnare da quegli autori antichi i quali, descrivono soprattutto ciò che hanno visto e vissuto, piuttosto che, ciò di cui sono venuti a conoscenza.

Tra questi autori, nel 1511, Antonio De Ferraris detto il Galateo e autore dell’opera De situ Japygiae, descrive la penisola più ad oriente dell’Italia nella quale ha avuto i natali ed ha vissuto gran parte della sua vita. Un’opera incentrata sull’affermazione che: la descrizione di una regione può essere adeguatamente fatta solo da chi in «ea regione diu versatus aut natus fuerit» (…).

All’opera di cui sopra è seguita Descrizione, origini e successi della Provincia di Terra d’Otranto scritta dal medico filosofo Geronimo Marciano la quale, completa ed estende l’opera del De Ferraris anche in considerazione che l’agro materano a quell’epoca apparteneva a questa Provincia.

Il territorio, l’ambiente e le rocce.

Generalmente il suolo, in questa provincia, è calcare spesso coltivato ad olivi, vigneti e, in passato, anche cotone e tabacco. Inoltre prosperava il gelso, nonostante fosse scarsa la coltura della seta.

In questa provincia prospera anche il commercio e l’industria, in considerazione dell’abbondante pesce che viene offerto dalla costa e, in passato era anche particolarmente fiorente l’industria del cotone, considerata la sua piantagione in gran quantità. Nel leccese, invece, era fiorente la coltivazione del tabacco che veniva conciato in loco presso i tanti tabacchifici. Molto importanti, inoltre, i porti di Gallipoli per il commercio di oli e quello di Taranto per il commercio di grani duri, teneri, mischi.

Tra gli scritti antichi nei quali si fa riferimento a questa provincia, segnaliamo inoltre:

  • Nuova Enciclopedia Popolare Italiana ovvero Dizionario Generale di Scienze, Lettere, Arti, Storia, Geografia ecc. ecc., Torino – Società l’Unione Tipografico-Editrice 1870
  • Telemaco, Fénélon;
  • Viaggio di Platone in Italia, Vincenzo Cuoco

In seguito all’istituzione dei giustizieri, ai tempi di Federico II, la Terra d’Otranto costituiva il settimo giustizierato.

In questo territorio, a partire dai primi anni Novanta del secolo scorso, una serie di itinerari messi a punto dall’Associazione SpeleTrekkingSalento di Lecce, oggi Speleo Trekking LiberaMente Peregrinando, ha accompagnato e continua ad accompagnare alla scoperta di angoli nascosti e paesaggi suggestivi che meritano di essere conosciuti, salvaguardati e valorizzati.

Il Delegato Territoriale FIE per la Puglia, Fernando Alemanno, invita a percorrere i sentieri lungo la nostra Regione fino a raggiungere il Salento.

[Nella immagine in alto, un’antica mappa della zona]

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Dalla FIE: Fare rete per valorizzare i territori: l’esperienza dei “Cammini e Sentieri della Calabria”

In un’epoca in cui la frammentazione delle iniziative rischia spesso di indebolire anche le migliori progettualità, l’esperienza dei “Cammini e Sentieri della Calabria” rappresenta un esempio virtuoso di sinergia e visione condivisa.

Nato dal desiderio di mettere in connessione i principali attori dell’escursionismo calabrese, il progetto ha saputo trasformare il dialogo in un processo strutturato, culminato nella firma di un Protocollo d’Intesa nel 2022, che ha ufficializzato la nascita della Rete dei Cammini e dei Sentieri di Calabria.

Questo percorso è stato guidato dal Laboratorio LOGICA dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, che si è proposto come luogo di sintesi tra mondo accademico, associazionismo e istituzioni.

Attraverso un intenso ciclo di incontri, il laboratorio ha favorito il confronto tra realtà attive nel settore del walking tourism, creando uno spazio di scambio per idee, esperienze e buone pratiche. Ne è emersa una prospettiva condivisa in grado di unire competenze scientifiche e conoscenze del territorio.

Il cuore dell’iniziativa è la convinzione che la valorizzazione dei cammini non sia solo una questione di tracciati o segnaletica, ma un progetto culturale e territoriale complesso, capace di incidere sullo sviluppo sostenibile della regione. La rete ha infatti perseguito una visione coerente con i principi dell’Agenda 2030, promuovendo forme di mobilità dolce e tutela del paesaggio come leva per lo sviluppo locale.

Questa esperienza ha avuto un’importante consacrazione nel convegno scientifico che ha preceduto la firma del protocollo, offrendo un’occasione pubblica per condividere il lavoro svolto e rafforzare il patto tra i protagonisti del territorio.

Ma il tassello finale – e fondamentale – di questo percorso è rappresentato dalla recente pubblicazione del volume “Cammini e Sentieri di Calabria. Percorsi di sviluppo territoriale”, a cura del prof. Domenico Gattuso, edito da Franco Angeli.

Il libro, strutturato in quattro parti, propone un approccio scientifico alla tematica dei cammini: dalla mobilità escursionistica sostenibile all’analisi delle componenti culturali e territoriali, fino alla descrizione dettagliata dei principali percorsi calabresi.

Tra i cammini censiti, spicca anche il Sentiero Europeo E1, un itinerario internazionale di straordinario valore simbolico e culturale, che attraversa l’Europa da Capo Nord a Capo Passero e che in Calabria percorre territori ricchi di storia, natura e identità locali. La sua presenza nella rete regionale conferma la centralità strategica della Calabria nel panorama escursionistico europeo.

In conclusione, “fare rete” non è un semplice slogan: è un processo faticoso ma indispensabile, che richiede ascolto, coordinamento e visione. L’esperienza maturata in Calabria dimostra come, attraverso il dialogo tra università, associazioni e istituzioni, sia possibile costruire percorsi di sviluppo concreti e duraturi.

Paolo Latella
Presidente CRCalabria

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Dalla FIE: Alla ricerca dello scatto iconico: studiare la prospettiva e la profondità di campo

Nel vasto universo della fotografia naturalistica la ricerca dello scatto iconico si configura come un percorso personale e professionale, una continua sfida che porta il fotografo a esplorare e reinterpretare la realtà attraverso la lente della propria sensibilità artistica. In questo cammino, studiare con attenzione la prospettiva e la profondità di campo diventa essenziale per trasformare una scena apparentemente ordinaria in un’opera d’arte che cattura, in un solo istante, l’essenza del paesaggio e l’emozione che lo anima. Ogni uscita sul campo diventa così un laboratorio creativo in cui il fotografo si confronta con il gioco di luci e ombre, con la disposizione degli elementi naturali e con le infinite possibilità di composizione offerte dall’ambiente che lo circonda. L’abilità di posizionare la fotocamera in modo strategico, di scegliere l’angolazione giusta e di modulare la profondità di campo, permette di enfatizzare quei dettagli che altrimenti rischierebbero di perdersi in una riproduzione meccanica della realtà. È in questo contesto che la prospettiva assume il ruolo di linguaggio visivo, capace di dare vita a composizioni dinamiche e stratificate, in cui il dialogo tra primo piano, piani intermedi e sfondo crea un senso di spazialità e di movimento che invita l’osservatore a immergersi nella scena.

 

 

La gestione della profondità di campo è un aspetto altrettanto determinante: essa consente di selezionare con precisione quali elementi mantenere nitidi e quali, invece, lasciare in un delicato gioco di sfocature. Regolando l’apertura del diaframma, il fotografo può optare per una resa a campo ridotto, in cui il soggetto si distacca dal contesto grazie a un effetto bokeh che ne accentua l’importanza, oppure per una messa a fuoco estesa che abbraccia l’intera scena, rendendo ogni dettaglio parte integrante di un racconto visivo complesso. Questa scelta, che richiede una profonda conoscenza tecnica, diventa anche un atto di comunicazione estetica: decidere se isolare o integrare gli elementi del paesaggio significa infatti orientare lo sguardo dell’osservatore, guidandolo in un percorso emozionale che parte dal particolare per giungere al quadro complessivo.

Il dialogo tra luce e ombra rappresenta un ulteriore strumento attraverso cui plasmare la percezione della scena. Le variazioni di luminosità, in particolare nei momenti del giorno in cui la luce assume tonalità particolarmente calde o fredde, offrono l’opportunità di creare contrasti intensi e sfumature delicate. In situazioni di luce morbida, come quelle che si registrano durante l’ora d’oro o l’ora blu, la scelta di una prospettiva accurata e la regolazione della profondità di campo possono esaltare quei dettagli che rendono unica l’atmosfera del luogo. L’abilità nel leggere e anticipare questi mutamenti è il frutto di anni di esperienza e di studio, che porta il fotografo a sviluppare un istinto quasi innato per individuare l’istante in cui ogni elemento – dal paesaggio imponente al minimo particolare – converge per raccontare una storia.

Un ulteriore aspetto fondamentale è rappresentato dalla scelta dell’obiettivo e dalla conoscenza delle sue caratteristiche intrinseche. L’uso di un grandangolo, ad esempio, permette di catturare ampi spazi e di enfatizzare le linee di fuga, accentuando la sensazione di profondità e di vastità. Al contrario, un teleobiettivo può comprimere la scena, avvicinando visivamente gli elementi e creando effetti quasi pittorici, in cui la sovrapposizione di dettagli diventa il fulcro della composizione. In questo contesto il fotografo deve saper bilanciare la tecnica con l’intuizione, scegliendo non solo in base alle condizioni ambientali ma anche in funzione della storia che intende raccontare. La messa a fuoco manuale, seppur richiedendo un’attenzione costante, offre la possibilità di controllare ogni aspetto della resa dell’immagine, permettendo di sfruttare appieno il potenziale creativo di ogni scatto.

La modalità manuale, infatti, rappresenta uno strumento indispensabile per chi desidera andare oltre la semplice riproduzione della realtà e sperimentare nuove forme espressive. Attraverso il controllo diretto di parametri come la velocità dell’otturatore, l’apertura del diaframma e l’ISO, il fotografo può modulare la resa della luce e ottenere effetti particolari, come la creazione di scie luminose o il congelamento del movimento. Queste tecniche, unite ad una profonda conoscenza del funzionamento degli strumenti fotografici, permettono di mettere in scena situazioni complesse e di ottenere immagini che non sono solo tecnicamente corrette, ma anche cariche di significato. Ogni regolazione diventa un atto di scelta artistica, un modo per tradurre in immagini la propria visione del mondo e per comunicare, in maniera sottile e raffinata, le emozioni che il paesaggio riesce a evocare.

Il percorso verso lo scatto iconico è dunque costellato di momenti di sperimentazione e di scoperta, in cui la volontà di superare i limiti del convenzionale si traduce in un continuo processo di apprendimento. Non esiste una formula unica per catturare quell’immagine che rimane impressa nella memoria: ogni situazione richiede un approccio diverso, una diversa interpretazione delle leggi della fisica e dell’arte. È proprio questa diversità di approcci a rendere la fotografia un’arte in continua evoluzione, dove la ricerca personale si intreccia con l’innovazione tecnica e la voglia di raccontare il mondo in modo autentico. Il fotografo, attraverso il confronto costante tra teoria e pratica, impara a riconoscere quali elementi valorizzare e quali invece lasciar emergere attraverso un delicato gioco di sfocature e di messa a fuoco, trasformando ogni uscita in un’esperienza unica e irripetibile.

Considerare la prospettiva come un elemento narrativo significa, in ultima analisi, abbracciare una visione che va oltre la mera riproduzione del paesaggio. È un invito a guardare il mondo con occhi nuovi, a scoprire le geometrie nascoste e i ritmi naturali che caratterizzano ogni ambiente. La scelta della prospettiva, infatti, permette di esaltare determinati aspetti, creando un dialogo tra il visibile e l’invisibile, tra il reale e l’immaginato. Tale approccio richiede una sensibilità acuta e una capacità di osservazione che si affina col tempo, ma che diventa presto un elemento distintivo del lavoro del fotografo. È questa attitudine a sperimentare, a mettersi in gioco e a cercare sempre nuove angolazioni che, in definitiva, dà vita a immagini capaci di parlare direttamente all’anima di chi le osserva.

In un’epoca in cui la tecnologia offre strumenti sempre più sofisticati, non bisogna dimenticare che la forza della fotografia risiede soprattutto nella capacità di raccontare storie. Ogni scatto è il risultato di un’attenta pianificazione, di scelte tecniche e creative che si intrecciano per dare vita a un’immagine dal forte impatto emotivo. Studiare la prospettiva e la profondità di campo diventa così un percorso di crescita personale e professionale, in cui ogni errore e ogni successo contribuiscono a definire uno stile unico e riconoscibile. La passione per la fotografia non si esaurisce nella semplice capacità di riprodurre fedelmente una scena, ma si manifesta nella continua ricerca di nuove modalità espressive, nella voglia di sperimentare e di superare i confini del conosciuto.

Attraverso l’analisi delle tecniche e la pratica costante, il fotografo impara a valorizzare ogni elemento del paesaggio, trasformando il quotidiano in straordinario e donando nuova vita anche ai soggetti più comuni. Il processo creativo, fatto di tentativi, sperimentazioni e momenti di pura ispirazione, si traduce in immagini che, oltre a essere esteticamente piacevoli, sono in grado di raccontare storie, emozioni e sensazioni profonde. È questa fusione tra tecnica e passione che consente di raggiungere quella perfezione, quella magia che trasforma ogni scatto in un frammento di eternità, capace di rimanere impresso nella memoria di chi lo osserva.

Alla fine, la ricerca dello scatto iconico non è altro che un continuo viaggio di scoperta, un percorso fatto di studio, pratica e tanto amore per il mondo che ci circonda. Ogni immagine diventa un invito a esplorare nuove prospettive, a mettere in discussione i limiti della tecnica e a celebrare la bellezza in tutte le sue forme. La profondità di campo e la scelta della prospettiva, lungi dall’essere meri strumenti tecnici, si rivelano essere veri e propri mezzi espressivi che permettono di comunicare in modo autentico e diretto, creando un ponte tra il fotografo e lo spettatore. In questo continuo dialogo, ogni dettaglio, ogni gioco di luce e ombra si trasforma in una nota fondamentale di una sinfonia visiva, capace di raccontare, in maniera unica ed irripetibile, la bellezza del nostro mondo.

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Dalla FIE: Il galateo dell’escursionista. Regole di comportamento per un incontro ravvicinato con gli animali

Quando ci troviamo immersi nella natura, è facile lasciarsi trasportare dall’entusiasmo di un incontro ravvicinato con un animale selvatico. Che si tratti di un cervo maestoso, di un gregario cinghiale o persino di un timido lupo intravisto all’orizzonte, l’emozione è sempre grande. Al tempo stesso, è essenziale ricordare che questi incontri rappresentano un momento di delicato equilibrio fra l’essere umano e l’ambiente circostante. L’idea di un “galateo dell’escursionista” nasce proprio dalla necessità di avere una serie di regole non solo per la sicurezza di chi cammina in montagna, nei boschi o in altri ambienti selvatici, ma anche – e soprattutto – per il benessere e la conservazione degli animali che popolano questi luoghi. Dopotutto, ogni escursione dovrebbe diventare un’occasione di scoperta e di rispetto, evitando di trasformarsi in una fonte di stress per la fauna.

Per affrontare questo tema, è utile partire da un presupposto: ogni animale è portatore di comportamenti, abitudini e necessità che non sempre coincidono con l’idea romantica che noi possiamo farcene. In certi casi, i documentari e i racconti possono far sembrare più facili o più dolci di quanto non siano in realtà le interazioni con la fauna selvatica. Teniamo presente che un incontro ravvicinato, pur meraviglioso, richiede consapevolezza delle possibili reazioni dell’animale, che di norma tende a fuggire, ma in alcuni casi potrebbe anche mettersi sulla difensiva o mostrare comportamenti aggressivi, se percepisce una minaccia immediata. La prima grande regola, dunque, è mantenere sempre una distanza di sicurezza adeguata, in modo da non invadere lo spazio vitale del soggetto osservato. Con “adeguata distanza” s’intende il non far percepire in alcun modo la nostra presenza come un pericolo: in pratica, se l’animale mostra segnali di nervosismo – come movimenti repentini, sbuffi, versi brevi e ripetuti – potremmo essere già troppo vicini.

Un altro aspetto centrale è la gestione del rumore. Parlare a voce molto alta, schiamazzare o addirittura emettere suoni improvvisi per attirare l’attenzione dell’animale, costituisce un forte elemento di disturbo. Una buona consuetudine, quando ci si muove in una zona dove è plausibile incontrare la fauna, è cercare di camminare in silenzio o in maniera composta, magari conversando a bassa voce con i compagni di escursione. Questo permette non solo di osservare gli animali in modo più discreto, ma anche di cogliere meglio i suoni dell’ambiente circostante, come i richiami degli uccelli o i segnali di piccoli mammiferi. Al di là del piacere dell’avvistamento, infatti, camminare nella natura implica anche la possibilità di immergersi in una “colonna sonora” del tutto diversa da quella a cui siamo abituati in città: fruscii, versi, ronzii, cinguettii. Imparare ad ascoltarli è parte integrante del vivere l’escursionismo in modo completo.

Nella stessa ottica di un comportamento rispettoso, si pone il tema del contatto fisico e del tentativo di avvicinamento deliberato. Accarezzare un cucciolo di cervo o offrire cibo a uno scoiattolo può sembrare un gesto amorevole, ma in realtà è fortemente sconsigliato e, in alcune aree protette, esplicitamente vietato. Gli animali selvatici devono mantenere un livello di diffidenza nei confronti dell’uomo, così da salvaguardare la propria incolumità. Se un cervo, un capriolo o una volpe iniziano ad associare la presenza umana al cibo, potrebbero avvicinarsi in futuro a persone con comportamenti meno corretti o potrebbero gradualmente perdere la capacità di reperire nutrimento in modo autonomo. Inoltre, i cuccioli che ricevono l’imprinting dell’uomo rischiano di venire rifiutati dai genitori e di non sviluppare le abilità di sopravvivenza necessarie nell’habitat naturale. Dunque, per quanto possa essere emozionante, non è un atto di benevolenza, bensì un potenziale pericolo per la continuità della specie.

Un discorso analogo vale per gli animali più grandi o potenzialmente pericolosi. Chi va in montagna sa che la probabilità di incontrare un orso o un lupo è comunque esigua, ma non impossibile. In quelle rarissime occasioni, l’ideale è restare fermi, valutare la situazione e non compiere movimenti bruschi. Se l’animale ci ha notati, ci si dovrebbe allontanare gradualmente, senza correre e senza dare le spalle, mantenendo un atteggiamento calmo e vigile. L’istinto di fuga – soprattutto correndo a gambe levate – potrebbe infatti innescare, in specie predatorie come il lupo, la curiosità o l’istinto predatorio. Tuttavia, i lupi di norma non attaccano l’uomo: se non si sentono minacciati, si allontanano rapidamente e in silenzio. Più complesso è il caso degli orsi, che possono reagire in maniera più aggressiva se hanno piccoli al seguito. Anche qui la prontezza mentale e la calma possono fare la differenza. Molti parchi naturali offrono sessioni informative su come comportarsi in caso di incontro con grandi carnivori e sarebbe sempre consigliabile partecipare a tali incontri formativi, laddove disponibili, per avere un quadro più chiaro e personalizzato in base alla zona geografica che si frequenta.

Non meno importante è il capitolo riguardante i cani al seguito dell’escursionista. Molti amanti della natura amano portare con sé il proprio amico a quattro zampe. Nulla di male, purché si tengano presenti alcune accortezze. Innanzitutto, in tantissime aree protette vi sono regole precise sull’uso del guinzaglio, proprio per evitare che il cane, magari per gioco, si lanci all’inseguimento di un animale selvatico. Anche cani addestrati e normalmente obbedienti potrebbero farsi trascinare dall’euforia di un odore nuovo o di un piccolo animale che scappa. Questo mette in pericolo il cane, che potrebbe imbattersi in animali potenzialmente aggressivi, e disturba profondamente la fauna locale, che subisce una sorta di “caccia” non voluta. Altro aspetto da considerare è la trasmissione di malattie o parassiti: i cani regolarmente vaccinati e trattati con antiparassitari riducono i rischi di contagio, ma in ogni caso è sempre opportuno evitare contatti ravvicinati tra animale domestico e fauna selvatica. Perciò, quando si sentono abbaiare cani in lontananza durante un’escursione, spesso significa che stanno rincorrendo ungulati o altri animali, con conseguenze negative sia per gli uni che per gli altri.

Un ulteriore elemento spesso trascurato è la gestione dei rifiuti e dei resti di cibo. Abbandonare avanzi lungo il sentiero, anche se apparentemente “organici” come bucce di frutta, significa modificare le abitudini alimentari di alcuni animali e attirarne altri. Questo provoca uno sbilanciamento nell’ecosistema locale, perché gli animali diventano più propensi ad avvicinarsi ai luoghi frequentati dall’uomo, in cerca di cibo facile. Mantenere il principio di “portare a casa ciò che si porta in montagna” è quindi non solo un atto di civiltà e di ordine, ma anche la chiave per lasciare la natura così come l’abbiamo trovata, senza incoraggiare comportamenti innaturali della fauna. Inoltre, i resti di cibo potrebbero contenere sale, zuccheri e sostanze non adatte alla dieta degli animali selvatici, con ripercussioni anche sulla loro salute.

Nel “galateo dell’escursionista” rientra anche la sfera dell’osservazione e della fotografia. Riprendere con una fotocamera o un binocolo la fauna è un’esperienza affascinante, ma dobbiamo sempre chiederci se stiamo invadendo troppo l’intimità dell’animale. Alcuni appassionati di fotografia naturalistica, per esempio, usano teleobiettivi di grande portata, in modo da non doversi avvicinare eccessivamente ai soggetti ritratti. Se invece ci troviamo a pochi metri da un animale, il consiglio è di limitare i movimenti e di evitare scatti col flash, specialmente se parliamo di specie notturne come i rapaci o i mammiferi crepuscolari. Il bagliore improvviso può spaventarli o disorientarli, creando stress e possibili traumi. Anche in questo caso, la discrezione e la moderazione restano i principi guida, preferibili alla smania di immortalare tutto e subito, senza considerare le possibili conseguenze.

Un problema particolarmente sentito negli ultimi anni riguarda l’interazione con i cuccioli apparentemente “abbandonati”. Alcuni escursionisti, mossi da buone intenzioni, tendono a raccogliere cerbiatti o piccoli di capriolo trovati da soli, credendo che la madre li abbia lasciati. In realtà, in molte specie di ungulati, è normale che la madre si allontani per cercare cibo e che lasci il cucciolo fermo e nascosto nella vegetazione, per poi tornare da lui quando le condizioni sono tranquille. Prelevare un cucciolo può danneggiarne irreparabilmente la sopravvivenza, poiché la madre non lo riconoscerà più se è stato toccato dall’uomo o lo percepirà come compromesso da odori estranei. Per questo, gli enti di tutela raccomandano di non raccogliere mai i cuccioli, a meno che non sia evidente un pericolo gravissimo (come un incendio, un infortunio apparente o la presenza di un predatore incombente). In caso di dubbio, è preferibile contattare il corpo forestale o i ranger del parco per ricevere istruzioni.

Va ricordato che l’Italia, nelle sue diverse regioni, presenta una grande varietà di habitat: zone alpine, appenniniche, costiere, paludose, collinari e lacustri. In ognuna di queste, le “regole non scritte” di convivenza con gli animali possono assumere sfumature diverse. In alcune aree è più probabile imbattersi in branchi di cinghiali, in altre potrebbe capitare di scorgere un’aquila in caccia o un gruppo di stambecchi su un dirupo. Conoscere le caratteristiche dell’area che stiamo per esplorare, informandoci prima della partenza, ci aiuta a capire meglio che tipo di fauna potremmo incontrare e quali comportamenti sia opportuno adottare. Molti parchi naturali offrono guide, cartelloni informativi e incontri con gli esperti del luogo, e sarebbe sempre consigliato approfittarne. Per chi intende fare escursioni in maniera frequente e appassionata, vale sicuramente la pena dedicare del tempo all’approfondimento di queste tematiche: non solo per vivere un’esperienza più completa, ma anche per diventare ambasciatori di un turismo sostenibile.

Anche il semplice gesto di segnalare con discrezione la propria presenza può essere utile a evitare incontri troppo ravvicinati. Specie come l’orso o il cinghiale, ad esempio, hanno spesso un udito e un olfatto sviluppati, e se percepiscono l’arrivo di umani tendono a defilarsi per conto proprio, senza farsi vedere. A volte, un lieve parlottio o un campanellino appeso allo zaino può servire a scongiurare sorprese reciproche, specialmente nelle zone boscose dove la visibilità è ridotta. Questo vale ancor di più nei momenti di passaggio tra il giorno e la notte, quando gli animali selvatici sono più attivi e noi abbiamo meno prontezza di scorgere i loro movimenti.

Infine, un aspetto che vale la pena sottolineare è l’importanza della condivisione delle esperienze. Un vero amante della natura non tiene per sé le conoscenze acquisite, ma le trasmette ad amici, parenti, compagni di trekking, in modo che tutti possano imparare a relazionarsi correttamente con l’ambiente selvatico. Nel “galateo dell’escursionista” è anche scritto tra le righe che si promuove l’educazione e la sensibilità collettiva. Spiegare ai bambini perché non bisogna dar da mangiare agli animali, o perché bisogna muoversi in silenzio lungo il sentiero, rappresenta un investimento sul futuro: saranno loro, un domani, a ricordarsi di queste piccole grandi regole e a farle proprie, contribuendo alla salvaguardia degli ecosistemi.

Il contatto con la fauna selvatica è uno dei momenti più preziosi che un appassionato di escursionismo possa vivere. Non c’è nulla di paragonabile a una camminata in un bosco dove, quasi per incanto, spunta un capriolo che ci osserva curioso per pochi istanti prima di sparire tra gli alberi. Quegli istanti di meraviglia non devono trasformarsi in un inseguimento, in un gesto invasivo o in un’interferenza con il corso naturale della vita di quella creatura. Se impariamo a rimanere al nostro posto, ad accogliere con gratitudine quell’incontro fugace, con il massimo rispetto e senza invadere lo spazio vitale dell’animale, allora avremo colto l’essenza stessa dell’escursionismo etico. Questo significa onorare il concetto di “galateo” non come un insieme di regole rigide e prescrittive, ma come una forma di rispetto reciproco, di sguardo consapevole e di profonda connessione con tutto ciò che vive e respira nei luoghi che attraversiamo. Quando rientriamo a casa, dopo una giornata trascorsa a contatto con la natura, portiamo con noi un bagaglio di emozioni e di riflessioni che può arricchire la nostra vita quotidiana. Sapere di aver agito con sensibilità e attenzione, di aver evitato rumori inutili, di non aver spaventato animali, di aver raccolto i nostri rifiuti e di aver lasciato l’ambiente intatto, ci rende davvero partecipi di un processo di tutela dell’ecosistema. Siamo ospiti nei territori degli animali e come tali dobbiamo comportarci: educati, silenziosi, rispettosi delle distanze, pronti a gioire di uno sguardo fugace ma senza imporre la nostra presenza. Saperlo fare con la giusta mentalità è un segno di civiltà, ma anche un grande

L’articolo Il galateo dell’escursionista. Regole di comportamento per un incontro ravvicinato con gli animali proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

Dalla FIE: Ghiacciai e clima: indicatori essenziali in un mondo in trasformazione

 

In un’epoca in cui i cambiamenti climatici stanno ridefinendo gli equilibri naturali, i ghiacciai si presentano come veri e propri barometri dello stato di salute del pianeta. Queste imponenti masse di ghiaccio non sono soltanto paesaggi mozzafiato, ma depositi vitali di acqua dolce e testimoni silenziosi della storia climatica. L’articolo che segue si propone di analizzare il ruolo cruciale dei ghiacciai, il loro legame indissolubile con il clima e le sfide che il nostro mondo in trasformazione pone alla loro salvaguardia.

Il ruolo fondamentale dei ghiacciai

I ghiacciai si formano attraverso un lento processo di accumulo e compressione della neve, trasformandosi in autentiche riserve d’acqua dolce. Oltre a fornire una fonte idrica stabile per le comunità montane e a valle, essi giocano un ruolo determinante nel bilancio energetico terrestre.

  • Funzione idrica: Durante i mesi caldi, il rilascio graduale dell’acqua dai ghiacciai garantisce un apporto costante alle riserve idriche, essenziale per l’agricoltura, l’industria e l’ecosistema locale.
  • Regolazione termica: Grazie all’elevata albedo, i ghiacciai riflettono gran parte della luce solare, contribuendo a mantenere basse le temperature nelle aree circostanti e favorendo la formazione di microclimi particolari.

Questi elementi fanno dei ghiacciai non solo spettacolari elementi del paesaggio, ma anche indicatori sensibili dei cambiamenti in atto nel nostro ambiente.

Il cambiamento climatico e i suoi effetti sui ghiacciai

Il riscaldamento globale, causato principalmente dalle emissioni di gas serra, ha determinato una accelerazione del fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai. Le conseguenze di tale processo sono molteplici e impattano direttamente sia sugli ecosistemi che sulle comunità umane:

  • Disponibilità idrica compromessa: Lo scioglimento accelerato riduce la capacità dei ghiacciai di rilasciare acqua in maniera costante, minacciando la fornitura d’acqua dolce durante i periodi di siccità.
  • Modifiche dei corsi d’acqua: L’abbondante rilascio improvviso di acqua può provocare inondazioni e modificare il percorso dei fiumi, con ripercussioni sulla sicurezza delle infrastrutture e sulla produttività agricola.
  • Perdita di biodiversità: Le specie vegetali e animali che si sono adattate a condizioni glaciali e a climi freddi rischiano di estinguersi o di essere costrette a spostarsi, alterando gli ecosistemi montani.

L’osservazione dei cambiamenti nelle masse glaciali offre agli scienziati una finestra preziosa per comprendere le dinamiche del clima, evidenziando come ogni variazione si rifletta in una serie di conseguenze interconnesse.

Tecnologie e metodi per il monitoraggio dei ghiacciai

Per monitorare in modo efficace l’evoluzione dei ghiacciai, la comunità scientifica si avvale di una serie di strumenti tecnologici avanzati e metodologie innovative:

  • Telerilevamento satellitare: Le immagini satellitari ad alta risoluzione consentono di osservare in tempo reale le variazioni delle dimensioni e della massa glaciale, fornendo dati fondamentali per modellare le previsioni sullo scioglimento.
  • Utilizzo di droni e sensori aerei: Questi strumenti permettono di ottenere informazioni dettagliate sulla superficie dei ghiacciai, identificando le zone critiche e le aree di maggiore fusione.
  • Stazioni meteorologiche e rilevazioni al suolo: L’installazione di sensori direttamente nei pressi dei ghiacciai fornisce dati continui su temperatura, umidità e altri parametri ambientali, contribuendo a sviluppare modelli predittivi sempre più accurati.
  • Citizen science: La partecipazione attiva degli escursionisti e delle comunità locali, attraverso piattaforme digitali dedicate, arricchisce il monitoraggio ufficiale con osservazioni dirette e segnalazioni sul campo.

Questa integrazione di tecnologie e metodologie permette di tracciare un quadro complesso e articolato delle dinamiche glaciali, evidenziando come anche piccoli cambiamenti possano avere effetti a catena su scala globale.

Il contributo della comunità escursionistica

Gli escursionisti rappresentano un’importante risorsa per la raccolta di dati e per la sensibilizzazione ambientale. Camminare tra le montagne non significa soltanto godere di paesaggi incantevoli, ma anche essere testimoni attivi dei mutamenti in atto.

  • Raccolta dati sul campo: Le esperienze dirette degli escursionisti, registrate e condivise tramite apposite piattaforme, offrono un contributo prezioso al monitoraggio dei ghiacciai.
  • Educazione e divulgazione: Durante le escursioni, la condivisione di conoscenze e l’osservazione delle condizioni ambientali permettono di diffondere un messaggio di responsabilità e cura verso il territorio.
  • Partecipazione a progetti di ricerca: Numerose associazioni di escursionismo collaborano con enti scientifici e istituzionali, promuovendo iniziative di citizen science che trasformano la passione per la montagna in un’azione di tutela concreta.

Il legame tra escursionismo e conservazione ambientale si traduce in un circolo virtuoso: ogni osservazione, ogni segnalazione contribuisce a costruire una visione più completa e realistica dello stato dei ghiacciai.

Prospettive future e strategie di salvaguardia

La crisi climatica impone l’adozione di strategie innovative e condivise per la tutela dei ghiacciai e, di conseguenza, del nostro clima. Tra le azioni ritenute più efficaci troviamo:

  • Investimenti nella ricerca e nella tecnologia: Potenziare gli strumenti di monitoraggio e le tecniche di analisi dei dati è fondamentale per comprendere meglio il fenomeno dello scioglimento e intervenire tempestivamente.
  • Educazione ambientale e sensibilizzazione: Integrare la conoscenza del ciclo dell’acqua e dei processi climatici nei programmi scolastici e formativi aiuta a creare una cultura della sostenibilità che coinvolga le nuove generazioni.
  • Politiche ambientali e collaborazioni internazionali: È indispensabile che i governi adottino politiche mirate a ridurre le emissioni di gas serra e a incentivare pratiche sostenibili. La cooperazione tra paesi e istituzioni permette di condividere risorse, esperienze e tecnologie, creando una rete globale di protezione ambientale.
  • Promozione del turismo sostenibile: Incentivare forme di escursionismo e turismo che rispettino l’ambiente contribuisce a preservare il patrimonio naturale, rendendo la tutela dei ghiacciai un obiettivo condiviso a tutti i livelli.

L’approccio integrato, che unisce scienza, educazione e politiche pubbliche, offre una via concreta per fronteggiare le sfide imposte dai cambiamenti climatici, trasformando ogni azione in un passo verso un futuro più sostenibile.

Conclusioni

I ghiacciai sono molto più che meri accumuli di ghiaccio: essi incarnano la memoria del clima e fungono da indicatori vitali dello stato ambientale del nostro pianeta. La loro condizione attuale, segnata da un progressivo e preoccupante scioglimento, ci impone una riflessione profonda sul nostro rapporto con la natura.
Attraverso l’utilizzo di tecnologie avanzate, la partecipazione attiva degli escursionisti e il supporto delle istituzioni, è possibile monitorare e proteggere questi preziosi ecosistemi. La sfida è imponente, ma l’impegno collettivo può trasformarsi in uno strumento potente per invertire il corso degli eventi.
In un mondo in continua trasformazione, la consapevolezza e l’azione di ciascuno di noi rappresentano il fondamento per costruire un domani in cui la natura e l’uomo possano convivere in armonia. Agire oggi significa garantire che le future generazioni possano ancora ammirare la bellezza e la maestosità dei ghiacciai, testimoni silenziosi della storia del nostro clima.

Appendice: Il Ruolo degli Escursionisti nella Ricerca

Un ulteriore aspetto rilevante è il contributo diretto degli escursionisti. Grazie alle iniziative di citizen science, gli appassionati della montagna possono segnalare direttamente sul campo variazioni e anomalie nei ghiacciai, integrando i dati raccolti da strumenti tecnologici avanzati. Questa sinergia tra esperienza diretta e tecnologia non solo arricchisce il panorama scientifico, ma rafforza anche il legame tra la comunità escursionistica e la salvaguardia del patrimonio naturale.
L’impegno degli escursionisti dimostra come la passione per la montagna si traduca in un concreto contributo alla protezione dell’ambiente, rendendo ogni escursione un’occasione per osservare, apprendere e agire in favore di un futuro più sostenibile.

L’articolo Ghiacciai e clima: indicatori essenziali in un mondo in trasformazione proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

Dalla FIE: FIEmaps, sentieri e cammini con l’app FIE

Sentieri e Cammini sono un «patrimonio culturale» che non può e non deve andare perduto: possono essere un potente motore di sviluppo economico alternativo e contribuire ad arginare lo spopolamento dei centri “minori”.

La FIE si impegna in questa “mission”, attraverso numerose Associazioni affiliate, impegnate a gestire Sentieri e Cammini che attraversano il loro territorio.

I Sentieri/Cammini gestiti da Associazioni affiliate alla FIE possono essere:

  • Sentieri «locali»
    (esempio della Toscana)
    • Rete Escursionistica del Comune di Monticiano (Gruppo Trekking Senese – GTS)
    • Rete Escursionistica del Chianti Classico – Settore Castelnuovo Berardenga (Gruppo Escursionisti Berardenga – GEB e Camminando a Quercegrossa)
  • Sentieri/Cammini Regionali
    •  In Cammino con gli Etruschi (Gruppo Escursionisti Berardenga – GEB)
  • )Sentieri/Cammini interregionali
    • Via Romea Germanica Imperiale (da Trento a Roma, riconosciuto come cammino giubilare 2025) a cura della APS Via Romea Germanica Imperiale
  • Sentieri/Cammini Internazionali (E-paths ERA) 
    • E-path ERA E1 (Capo Nord – Capo Passero, in Italia Porto Ceresio – Capo Passero
    • E-path ERA E5 (Pointe du Raz Bretagna – Verona –(Venezia)), in Italia Passo del Rombo – Verona (Venezia)
    • E-path ERA E7 El Hierro (E) – Lisboa (P) – Andorra (AND) – Nice (F) – Ljubljana (SLO) – Nowi Sad (SRB); in Italia Ventimiglia – Caporetto
  • Un progetto al quale la FIE dà notevole importanza è “Camminiamo Tutti Insieme”, atlante italiano dei sentieri/percorsi per portatori di disabilità motoria, visiva, uditiva, psichica, che vuole offrire loro la possibilità di conoscere e programmare escursioni su tutto il territorio Nazionale, identificando strutture adatte ed accessibili

    Lo “strumento operativo” di questo ambizioso ventaglio di progetti è FIEMaps, applicazione IOS e Android, scaricabile gratuitamente, che raccoglie tutti i sentieri ad oggi tracciati da Associazioni aderenti alla FIE che li abbiano resi disponibili.

    Ogni sentiero/percorso è evidenziato sulla carta d’Italia (base cartografica Open Street Maps) come traccia ed elencato nel menu principale; selezionandolo, sullo schermo compaiono la descrizione, il profili altimetrico, le attività per le quali è idoneo (escursionismo, trekking, sentieri x disabili), un elenco dei Punti di Interesse che tocca (emergenza naturalistiche, architettoniche, storiche, artistiche, punti di appoggio/rifornimento, stazioni di mezzi pubblici, presidi sanitari,… tutto ciò che può essere utile all’utente). Contrariamente ad una guida a stampa, ogni cambiamento (interruzioni del percorso, apertura di nuovi punti di appoggio, ecc.) può essere aggiornato praticamente in tempo reale.

    Roberto Rosi
    Responsabile FIEmaps

    I Sentieri/Cammini gestiti da Associazioni affiliate alla FIE possono essere:

    • Sentieri «locali»
      (esempio della Toscana)
      • Rete Escursionistica del Comune di Monticiano (Gruppo Trekking Senese – GTS)
      • Rete Escursionistica del Chianti Classico – Settore Castelnuovo Berardenga (Gruppo Escursionisti Berardenga – GEB e Camminando a Quercegrossa)
    • Sentieri/Cammini Regionali
      •  In Cammino con gli Etruschi (Gruppo Escursionisti Berardenga – GEB)
    • )Sentieri/Cammini interregionali
      • Via Romea Germanica Imperiale (da Trento a Roma, riconosciuto come cammino giubilare 2025) a cura della APS Via Romea Germanica Imperiale
    • Sentieri/Cammini Internazionali (E-paths ERA) 
      • E-path ERA E1 (Capo Nord – Capo Passero, in Italia Porto Ceresio – Capo Passero
      • E-path ERA E5 (Pointe du Raz Bretagna – Verona –(Venezia)), in Italia Passo del Rombo – Verona (Venezia)
      • E-path ERA E7 El Hierro (E) – Lisboa (P) – Andorra (AND) – Nice (F) – Ljubljana (SLO) – Nowi Sad (SRB); in Italia Ventimiglia – Caporetto
    • Un progetto al quale la FIE dà notevole importanza è “Camminiamo Tutti Insieme”, atlante italiano dei sentieri/percorsi per portatori di disabilità motoria, visiva, uditiva, psichica, che vuole offrire loro la possibilità di conoscere e programmare escursioni su tutto il territorio Nazionale, identificando strutture adatte ed accessibili

      Lo “strumento operativo” di questo ambizioso ventaglio di progetti è FIEMaps, applicazione IOS e Android, scaricabile gratuitamente, che raccoglie tutti i sentieri ad oggi tracciati da Associazioni aderenti alla FIE che li abbiano resi disponibili.

      Ogni sentiero/percorso è evidenziato sulla carta d’Italia (base cartografica Open Street Maps) come traccia ed elencato nel menu principale; selezionandolo, sullo schermo compaiono la descrizione, il profili altimetrico, le attività per le quali è idoneo (escursionismo, trekking, sentieri x disabili), un elenco dei Punti di Interesse che tocca (emergenza naturalistiche, architettoniche, storiche, artistiche, punti di appoggio/rifornimento, stazioni di mezzi pubblici, presidi sanitari,… tutto ciò che può essere utile all’utente). Contrariamente ad una guida a stampa, ogni cambiamento (interruzioni del percorso, apertura di nuovi punti di appoggio, ecc.) può essere aggiornato praticamente in tempo reale.

      Roberto Rosi
      Responsabile FIEmaps

      Dalla FIE: Concepire, organizzare e condurre una escursione

      L’escursionismo non è una scienza esatta. Trattasi di un’attività con persone e, di solito, all’aperto.

      Potremmo dire che un’escursione in natura, come quelle organizzate dalla Federazione Italiana Escursionismo (FIE) richiede una pianificazione attenta per garantire sicurezza, divertimento e rispetto per l’ambiente.

      Ogni escursione parte da un’idea che deve essere organizzata alfine d’essere eseguita. Nell’esecuzione, l’accompagnatore escursionistico è il volontario opportunamente preparato dalla FIE che conduce il personale.

      Ogni idea d’escursione nasce da un’intuizione, da un’ispirazione tratta da una lettura, un racconto o una visione su tv o social. Ogni idea è espressione del desiderio di scoprire, di partecipare ed essere protagonista. Certamente è protagonista colui che organizza, ossia l’accompagnatore escursionistico.

      Di seguito, i passaggi fondamentali che ogni accompagnatore escursionistico dovrebbe porre in essere per organizzare un’attività escursionistica in maniera efficace.

      1. Definire l’obiettivo dell’escursione

      Prima di tutto, è importante stabilire lo scopo dell’escursione. Potrebbe essere un’uscita di allenamento, un’esplorazione di un nuovo sentiero, un’escursione fotografica o semplicemente un’opportunità per stare all’aria aperta con amici e famiglia. L’obiettivo aiuterà a definire il livello di difficoltà, il percorso e la durata.

      2. Scegliere l’itinerario

      La scelta del percorso deve tener conto di vari fattori:

        • Difficoltà: verificare la classificazione del sentiero (T = turistico, E = escursionistico, EE = escursionisti esperti, EEA = escursionisti esperti con attrezzatura).
        • Lunghezza e dislivello: valutare la distanza e il dislivello totale per stimare il tempo di percorrenza.
        • Condizioni meteorologiche: controllare le previsioni per evitare rischi legati al maltempo.
        • Fonti d’acqua e punti di ristoro: verificare la presenza di fontane o rifugi lungo il percorso.
        • Segnaletica e mappa: assicurarsi che il sentiero sia ben segnalato e munirsi di una mappa cartacea o digitale.

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        3. Preparare l’attrezzatura adeguata

        Un’escursione ben organizzata richiede l’equipaggiamento giusto. Ecco una lista essenziale:

          • Abbigliamento: vestirsi a strati con materiali tecnici, traspiranti e impermeabili.
          • Calzature: scarponcini da trekking con buona aderenza e protezione per la caviglia.
          • Zaino: scegliere uno zaino ergonomico con spazio sufficiente per cibo, acqua e attrezzatura.
          • Bastoncini da trekking: utili per migliorare l’equilibrio e ridurre lo sforzo sulle articolazioni.
          • Kit di primo soccorso: includere bende, disinfettante, cerotti, medicinali personali e fischietto d’emergenza.
          • Torcia frontale: utile in caso di escursioni lunghe o situazioni impreviste.
          • Coltellino multiuso: per eventuali necessità di emergenza o manutenzione dell’attrezzatura.

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          4. Pianificare la logistica

            • Orario di partenza e rientro: calcolare il tempo necessario per l’andata e il ritorno, tenendo conto di pause e possibili imprevisti.
            • Trasporto: organizzare il viaggio verso il punto di partenza, verificando eventuali restrizioni per il parcheggio.
            • Permessi e regolamenti: in alcune aree protette potrebbe essere necessario un permesso per l’accesso.

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            5. Alimentazione e idratazione

              • Acqua: portare almeno 1,5-2 litri d’acqua a persona, aumentando la quantità in estate.
              • Cibo energetico: snack leggeri e nutrienti come frutta secca, barrette energetiche e panini.
              • Pasti principali: per escursioni lunghe, prevedere un pranzo al sacco bilanciato con carboidrati e proteine.

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              6. Sicurezza e gestione dei rischi

                • Comunicare il percorso: informare un amico o un familiare sul tragitto e l’orario di rientro.
                • Pianificare alternative: avere un piano B in caso di difficoltà lungo il percorso.
                • Emergenze: conoscere il numero di emergenza del soccorso alpino (118 in Italia) e le procedure di primo intervento.
                • Condizioni fisiche: non sottovalutare la fatica e fare pause regolari.

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                7. Rispettare l’ambiente

                  • Seguire i sentieri segnalati per evitare danni alla flora e alla fauna.
                  • Non lasciare rifiuti, portando via tutto ciò che si consuma.
                  • Evitare rumori eccessivi per non disturbare la fauna selvatica.
                  • Non raccogliere piante o rocce, rispettando la natura.

                  8. Conclusione dell’escursione

                  Una volta terminata l’escursione:

                    • Fare stretching per ridurre la fatica muscolare.
                    • Pulire l’attrezzatura per mantenerla in buone condizioni.
                    • Rivedere il percorso e annotare eventuali difficoltà o punti d’interesse per future uscite.
                    • Condividere foto e impressioni con il gruppo per mantenere vivo lo spirito escursionistico.

                    Seguendo questi passaggi, si può organizzare un’escursione sicura e piacevole, godendo appieno della bellezza della natura in maniera responsabile.

                    Infine, nelle escursioni organizzate dalle Associazioni affiliate alla FIE, assume centralità la tipologia delle persone che vengono accompagnate, le loro capacità psico-fisiche nonché la loro attitudine all’attività escursionistica. Se queste caratteristiche si fondono con le azioni dell’accompagnatore, tutta l’attività risulta naturalmente piacevole. Testimonianza di questa empatia, la richiesta agli accompagnati di fare un “terzo tempo” assieme, bevendo una “birra”, confrontandosi sull’escursione appena terminata e, magari, pianificandone ancora un’altra.

                    Massimiliano Bianchi
                    Giunta Federale
                    Referente per la Comunicazione FIE

                    L’articolo Concepire, organizzare e condurre una escursione proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

                    Dalla FIE: “Esplorando a Piedi”, il primo Premio letterario della FIE

                    La Federazione Italiana Escursionismo (FIE) ha istituito per la prima volta nel 2024 la prima edizione del premio letterario intitolato “Esplorando a piedi”, un’opportunità unica per tutti coloro che amano la natura e l’escursionismo di esprimere le proprie idee e riflessioni con la scrittura.

                    L’iniziativa ha avuto come obiettivo quello di dare voce agli escursionisti, permettendo loro di utilizzare il proprio potenziale creativo per valorizzare il movimento escursionistico da diverse prospettive.

                    Il premio “Esplorando a piedi” è stato concepito per dare voce non solo ai tesserati FIE, ma anche a non tesserati e a tutti i simpatizzanti. Attraverso questo premio, i partecipanti hanno potuto esplorare temi che spaziano dalla salvaguardia dell’ambiente alla storia dei percorsi escursionistici, fino ai benefici per la salute derivanti da uno stile di vita attivo.

                    Rappresenta quindi un’iniziativa significativa per promuovere la cultura dell’escursionismo e sensibilizzare il pubblico sulle tematiche contenute nel bando.

                    Il premio letterario quindi ha aperto spazi nuovi rivolti a riflessioni ed analisi innovative, per tutti coloro che si sentono portatori di abilità comunicative e di sintesi attraverso il dono della scrittura.

                    La riflessione è stata orientata su temi rilevanti quali:

                    • Rispetto e Salvaguardia dell’Ambiente: promuovere la consapevolezza riguardo all’impatto umano sull’ambiente, anche in relazione al cambiamento climatico, stimolando proposte e idee innovative per un rapporto più armonioso tra escursionismo e natura.
                    • Valorizzazione dei Percorsi Escursionistici e Tematici Nazionali: esplorare gli aspetti storici, artistici, religiosi, naturalistici ed enogastronomici dei percorsi escursionistici, evidenziando le ricadute sociali ed economiche dello sviluppo di attività outdoor in aree meno frequentate dal turismo di massa e soluzioni per un turismo più sostenibile.
                    • Benefici per la Salute: sottolineare i vantaggi derivanti da una pratica sportiva sana e dall’escursionismo concepito come turismo lento, promuovendo uno stile di vita attivo e consapevole.

                    La prima edizione del premio è stata aperta il 14 settembre 2024 e si è chiusa il 15 gennaio 2025, con ben 28 contributi pervenuti, distribuiti nelle varie categorie di concorso previste.

                    La categoria “Rispetto e Salvaguardia dell’Ambiente” ha registrato una preferenza lievemente superiore alle altre due categorie, rispetto ai contributi elaborati, con ben 13 articoli. La seconda categoria ha registrato nove contributi è stata quella dedicata alla “Valorizzazione dei percorsi escursionistici nazionali”. La categoria “Benefici per la salute” ha raccolto 6 contributi.

                    La Regione italiana che ha “contribuito” di più è stata la Toscana, con ben 5 articoli pervenuti, con a seguire Liguria, Lombardia e Lazio. Almeno 1 contributo è giunto da tutte le altre Regioni in cui  è presente FIE.

                    Interessante, in questa primissima edizione in assoluto, il fatto che ben 4 contributi siano giunti da persone non tesserate FIE. Segno che anche grazie a queste iniziative la FIE può rendersi visibile e farsi conoscere ad un pubblico di appassionati di escursionismo che finora non avevano esplorato il mondo della nostra Federazione.

                    Per garantire l’imparzialità durante il processo di valutazione da parte della Giuria nominata, è stata prevista una procedura informatica rigorosa di caricamento dei contributi a garanzia e protezione dell’anonimato dei contributori. Uno dei vincoli previsti è stato l’invio di un solo testo per categoria da parte dei partecipanti, con alcune foto a corredo a parte, per un massimo di 5 immagini, ciascuna accompagnata da didascalia e nome dell’autore.

                    La cifra stanziata a monte dell’iniziativa come premio è stata fissata in duemila euro, ripartiti con quotazioni di differente importo, a seconda della posizione in classifica ottenuta a seguito della valutazione del contributo da parte della Giuria designata.

                    Una volta esaminati i contributi e decretata la classifica con il premio correlato, i contributi saranno visibili e fruibili a tutti coloro che vorranno leggerli all’interno dell’apposito spazio FIE Mediacenter e poco per volta negli anni andranno a costituire un corposo e ricco bacino di contenuti che potranno essere pubblicati anche sulle Riviste FIE.

                    L’istituzione di questo premio sottolinea l’impegno della FIE nel promuovere la cultura dell’escursionismo e sensibilizzare il pubblico su temi ambientali, storici e sociali. Incoraggiando la partecipazione attiva e la riflessione, il premio contribuisce a diffondere una maggiore consapevolezza riguardo all’importanza della natura, della storia e della salute nel contesto dell’escursionismo.

                    In conclusione, il premio “Esplorando a piedi” non è solo un concorso letterario, ma un invito a riflettere, scrivere e condividere la bellezza dell’escursionismo. È un’opportunità per unire la passione per la natura con la creatività, contribuendo a un dialogo più ampio sulla sostenibilità, sulla cultura e il rispetto per l’ambiente.

                    Eleonora Crestani
                    Giunta Federale

                    L’articolo “Esplorando a Piedi”, il primo Premio letterario della FIE proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

                    Dalla FIE: Marcia acquatica®, alcune indicazioni per una corretta alimentazione

                    La marcia acquatica, come qualsiasi altro sport ad alto impegno muscolare, richiede una buona dose di energie. Assumere il giusto apporto calorico e nutrizionale attraverso il cibo è di fondamentale importanza per affrontare al meglio ogni allenamento e migliorare le prestazioni. É indispensabile, dunque, seguire un’alimentazione corretta sia prima di entrare in acqua, in modo tale da ottenere il massimo beneficio dando al corpo il nutrimento adeguato allo sforzo da affrontare, che dopo l’allenamento, per consentire al corpo di reintegrare e recuperare più rapidamente le energie consumate durante gli sforzi.

                    Cosa mangiare quindi prima di entrare in acqua?

                    L’alimentazione pre-camminata dovrà essere composta principalmente da carboidrati, il carburante ideale per affrontare allenamenti ad alta intensità o che implicano un buon dispendio energetico. Importante è prediligere quelli a basso indice glicemico, come pane, pasta o riso integrale, avena e quinoa, senza eccedere con le fibre per evitare di rallentare i processi digestivi. Via libera anche alle verdure al vapore, frutta e verdura. Va bene anche una moderata quantità di proteine magre ad alto valore biologico, come pesce, uova e carni magre. Da evitare invece i formaggi ad alto contenuto di grassi, le bevande alcoliche o gassate. Se vi allenate al mattino presto, l’ideale sarebbe nuotare a stomaco vuoto e dopo fare una colazione completa di carboidrati, proteine e vegetali. Alcuni esempi:

                    • Yogurt greco con granola di avena e frutta fresca
                    • Pane tostato con avocado, uova e spremuta
                    • Pancakes con frutta fresca e frutta secca
                    Yogurt greco, frutta fresca e frutta secca

                    Se invece vi allenate in pausa pranzo, nel caso in cui la vostra colazione venisse consumata molto presto, è consigliabile fare uno spuntino a metà mattina, ad esempio con della frutta fresca. Se vi allenate dopo lavoro verso le 18 è consigliabile effettuare tutti i pasti regolarmente e consumare una merenda di frutta verso le 16.

                    Cosa mangiare dopo la camminata in acqua?

                    Dopo l’allenamento è importante reintegrare così da favorire il processo di riparazione e crescita muscolare. Tutti i pasti dovranno dunque garantire al corpo un buon apporto proteico. Anche gli snack post allenamento dovranno essere di facile assimilazione e digeribili, meglio se associati a cibi a base di carboidrati entro un’ora dal training. Ad esempio spuntino di frutta fresca e yogurt o frutta fresca e frutta secca. Se il pasto post allenamento è il pranzo o la cena è meglio prediligere un pasto completo, composto da carboidrati, una porzione di proteine accompagnate da verdura cruda o cotta e un frutto. Ricordatevi inoltre di assumere sempre acqua insieme al cibo solido per reintegrare i liquidi persi con l’allenamento.

                    Concludendo, possiamo dire che chi pratica sport acquatici deve solo applicare correttamente i criteri generali di una equilibrata alimentazione, limitandosi a considerarsi una persona sana caratterizzata da un dispendio energetico più alto di una persona normale. E quindi: razione alimentare più abbondante (nei limiti dei consumi reali di energia), ben digeribile, realizzata rispettando i giusti equilibri sia fra i vari principi nutritivi che tra i vari cibi (da scegliere nell’ambito di tutti e i gruppi alimentari).

                    Lo sportivo può e deve mangiare abitualmente di tutto, dando ampio spazio a verdura e frutta fresca e con un’adeguata variabilità sia proteica che di cereali.

                    A cura della Commissione Medica FIE

                    L’articolo Marcia acquatica®, alcune indicazioni per una corretta alimentazione proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.