Dalla FIE: La sostenibilità nell’escursionismo, principio fondamentale

Nel corso degli ultimi anni la sostenibilità nella pratica escursionistica si è affermata come uno dei principi fondamentali per un rapporto equilibrato e responsabile tra l’uomo e la natura. L’approccio sostenibile non è più un semplice trend, bensì un impegno concreto che ogni escursionista, dall’amatore al professionista, è chiamato ad abbracciare per garantire la conservazione degli ambienti naturali e preservare la bellezza dei territori che tanto ci offrono. In questo contesto, la consapevolezza ambientale si integra in ogni fase dell’attività, a partire dalla scelta dell’equipaggiamento fino all’adozione di comportamenti quotidiani che rispettino i cicli naturali e minimizzino l’impatto ambientale. La sostenibilità, infatti, si declina non solo in una gestione oculata delle risorse, ma anche in un’educazione continua e in una diffusione di pratiche virtuose che possano essere condivise con il maggior numero di persone possibile.

Un aspetto cruciale riguarda la selezione e l’uso dell’equipaggiamento. Negli ultimi anni, il mercato outdoor ha assistito a una rivoluzione nella produzione di materiali, con un’attenzione sempre maggiore alla scelta di materiali riciclati, biodegradabili o facilmente riciclabili. Questo cambiamento non solo riduce l’impatto ambientale dei prodotti, ma incentiva anche i produttori a investire in tecnologie innovative e in processi produttivi a minor consumo energetico. La scelta di un abbigliamento tecnico, per esempio, non si limita più alla ricerca delle migliori prestazioni in termini di traspirabilità e protezione, ma include anche il rispetto per l’ambiente. Marchi e realtà aziendali che investono in certificazioni ambientali, come quelle relative all’uso di tessuti organici o a basse emissioni, rappresentano un punto di riferimento per chi desidera praticare l’escursionismo in modo responsabile.

L’adozione di comportamenti sostenibili durante le uscite è altrettanto fondamentale. L’educazione ambientale è parte integrante della preparazione pre-escursionistica e deve includere il rispetto delle regole del Leave No Trace, un insieme di principi che mirano a minimizzare l’impatto umano sul territorio. Questi principi prevedono, tra l’altro, il rispetto delle aree naturali, la gestione corretta dei rifiuti e l’adozione di comportamenti che evitino di alterare la flora e la fauna locali. Ogni escursionista, infatti, ha il dovere di preservare la natura per le generazioni future, adottando pratiche di riciclo e limitando l’uso di prodotti monouso. Questo impegno si traduce, ad esempio, nella scelta di borracce e contenitori riutilizzabili, nella riduzione dell’uso di imballaggi e nel rispetto di itinerari già esistenti, evitando di creare nuove vie che possano danneggiare gli ecosistemi.

La sensibilità verso la sostenibilità si manifesta anche nella pianificazione degli itinerari. La conoscenza approfondita del territorio e delle sue peculiarità ambientali permette agli escursionisti di scegliere percorsi che non solo garantiscano una piacevole esperienza, ma che siano anche in armonia con il contesto naturale. In molti casi, le associazioni e le federazioni di escursionismo promuovono percorsi certificati che rispettano le normative ambientali e favoriscono la tutela dei luoghi attraversati. La pianificazione accurata degli itinerari comprende anche la valutazione delle condizioni meteorologiche e l’analisi degli impatti potenziali, in modo da intervenire tempestivamente in caso di situazioni che possano mettere in pericolo sia l’uomo che l’ambiente.

La mobilità sostenibile rappresenta un ulteriore elemento di riflessione. L’accesso ai sentieri e la riduzione dell’impatto ambientale dei trasporti verso le zone di partenza degli itinerari sono aspetti che non possono essere trascurati. Incentivare l’uso dei mezzi pubblici, organizzare car pooling e, dove possibile, utilizzare biciclette o mezzi elettrici per raggiungere i punti di partenza, sono tutte soluzioni che contribuiscono a ridurre l’impronta ecologica complessiva dell’escursionismo. Queste pratiche si inseriscono in un più ampio progetto di mobilità sostenibile, che guarda alla riduzione delle emissioni inquinanti e alla promozione di uno stile di vita più salutare e rispettoso dell’ambiente.

Un altro tema di grande attualità riguarda la gestione dei rifiuti lungo i percorsi escursionistici. L’accumulo di rifiuti, sia da parte dei visitatori occasionali sia da attività più intense, rappresenta una minaccia per la conservazione dei territori naturali. Per contrastare questo fenomeno, molte aree protette e parchi nazionali hanno introdotto sistemi di raccolta differenziata e campagne di sensibilizzazione rivolte a turisti ed escursionisti. L’educazione ambientale, infatti, passa anche dalla diffusione di messaggi chiari e incisivi che invitino a comportamenti virtuosi, come la raccolta dei rifiuti e l’uso consapevole delle risorse naturali. In questo senso, il ruolo degli operatori del settore e delle istituzioni è fondamentale, in quanto possono promuovere progetti di pulizia, manutenzione e valorizzazione degli itinerari, coinvolgendo attivamente le comunità locali.

La collaborazione tra enti pubblici, associazioni e aziende private rappresenta uno degli strumenti più efficaci per promuovere la sostenibilità nell’escursionismo. Iniziative congiunte di monitoraggio ambientale, ricerca e conservazione dei territori, così come progetti di riforestazione e recupero di aree degradate, dimostrano come la sinergia tra pubblico e privato possa portare a risultati concreti e duraturi. Queste collaborazioni favoriscono anche lo scambio di conoscenze e competenze, creando una rete virtuosa in cui ogni attore è consapevole del proprio ruolo nella tutela dell’ambiente. Il coinvolgimento attivo della comunità escursionistica in progetti di questo tipo contribuisce a rafforzare il senso di appartenenza e la responsabilità condivisa, elementi indispensabili per una gestione efficace e sostenibile delle risorse naturali.

Sul fronte della ricerca e dell’innovazione, il settore dell’outdoor continua a evolversi in chiave sostenibile, integrando tecnologie all’avanguardia che permettono di monitorare l’impatto ambientale delle attività umane. Strumenti digitali, app dedicate e sistemi di geolocalizzazione contribuiscono a raccogliere dati utili per la gestione dei percorsi e per la pianificazione di interventi mirati. Queste tecnologie, combinate con l’esperienza degli escursionisti e degli operatori del settore, rappresentano un potente strumento per la conservazione degli ecosistemi e per la promozione di pratiche escursionistiche rispettose dell’ambiente. L’uso di sensori e di piattaforme digitali consente inoltre di creare mappe interattive che segnalano aree particolarmente sensibili, invitando a una fruizione responsabile e a una maggiore consapevolezza del territorio.

Infine, non si può trascurare l’aspetto formativo e culturale legato alla sostenibilità. Ogni uscita in montagna rappresenta un’opportunità per imparare e trasmettere valori, che si riflettono nella cura per l’ambiente e nella valorizzazione del patrimonio naturale. Corsi, workshop e seminari dedicati alla gestione sostenibile degli spazi naturali sono strumenti preziosi per diffondere conoscenze e per formare nuove generazioni di escursionisti consapevoli. La passione per la natura, unita a un approccio responsabile, si traduce in un modello di fruizione che va ben oltre il semplice atto del camminare, diventando un vero e proprio stile di vita orientato alla protezione e alla valorizzazione dell’ambiente. Questo impegno, costante e condiviso, è ciò che permette di garantire che i sentieri e i paesaggi naturali possano essere goduti in tutta sicurezza e bellezza, oggi e in futuro.

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Dalla FIE: I primi passi nella fotografia di natura: attrezzatura base e impostazioni fondamentali

Il mondo della fotografia naturalistica rappresenta un universo affascinante e complesso, in cui la passione per la natura si intreccia con la ricerca di tecniche sempre più raffinate per catturare immagini uniche e cariche di emozione. Nei primi passi in questo ambito, è fondamentale imparare a conoscere l’attrezzatura base e a padroneggiare le impostazioni fondamentali della fotocamera, elementi che costituiranno il punto di partenza per ogni fotografo che desidera trasformare l’osservazione della realtà in opere d’arte visiva. Inizialmente, è importante selezionare una fotocamera che offra un buon equilibrio tra funzionalità, facilità d’uso e qualità dell’immagine: per chi si avvicina al genere naturalistico, una reflex digitale o una mirrorless di fascia media rappresentano scelte ideali, in quanto permettono di sperimentare diverse modalità di scatto, di gestire manualmente i parametri e di ottenere risultati eccellenti anche in condizioni di luce variabile. Una buona fotocamera, infatti, deve essere accompagnata da obiettivi versatili, capaci di coprire una gamma di focali che spazia dal grandangolo, indispensabile per catturare ampi paesaggi, al medio teleobiettivo, utile per isolare dettagli e soggetti distanti. L’obiettivo non è solamente uno strumento tecnico, ma un vero e proprio compagno di viaggio che, insieme alla fotocamera, consente di interpretare e raccontare la realtà in modo originale e personale.

La scelta dell’attrezzatura di base si estende oltre alla fotocamera e agli obiettivi: anche il treppiede riveste un ruolo cruciale, specialmente in situazioni di luce scarsa o in soggetti che richiedono tempi di esposizione prolungati. Un treppiede robusto, stabile ma anche leggero, permette di sperimentare tecniche di scatto come la fotografia a lunga esposizione, in grado di catturare il movimento delle acque, delle nuvole o degli elementi naturali in un modo quasi pittorico. Accanto al treppiede, un kit di accessori indispensabili comprende scatti remoti, filtri ND e polarizzatori che consentono di gestire in maniera creativa le condizioni di luce e i riflessi, migliorando il contrasto e saturando i colori in maniera naturale. Questi strumenti, seppur elementari, sono la base per apprendere come manipolare la luce e dare all’immagine quel tocco in più che la trasforma da semplice rappresentazione a vera opera d’arte.

Un altro aspetto fondamentale nei primi passi della fotografia di natura riguarda la comprensione e la gestione delle impostazioni della fotocamera. La conoscenza del rapporto tra apertura, tempo di esposizione e sensibilità ISO è indispensabile per ottenere l’effetto desiderato in ogni scatto. L’apertura del diaframma, misurata in f-stop, controlla la quantità di luce che raggiunge il sensore e, allo stesso tempo, determina la profondità di campo: un’apertura ampia (numero f basso) permette di isolare il soggetto dallo sfondo, creando un piacevole effetto di sfocatura, mentre un’apertura ridotta (numero f alto) garantisce una maggiore nitidezza dell’intera scena, ideale per paesaggi vasti e ricchi di dettagli. Il tempo di esposizione, invece, è fondamentale per gestire il movimento e la luce: tempi brevi congelano l’azione, mentre tempi lunghi possono creare effetti di scia che rendono l’immagine dinamica e suggestiva. Infine, la sensibilità ISO, che va regolata in funzione delle condizioni di luce, permette di trovare un equilibrio tra luminosità e qualità dell’immagine, evitando il rumore digitale che può compromettere la resa finale della fotografia. Questi parametri, una volta compresi e sperimentati, diventano strumenti di espressione artistica e consentono di interpretare la realtà con consapevolezza tecnica e creatività.

Un ulteriore elemento da considerare riguarda la gestione del colore e del bilanciamento del bianco, aspetti essenziali per riprodurre fedelmente le tonalità naturali e garantire una resa cromatica realistica. La scelta della modalità di bilanciamento del bianco, che può essere automatica o personalizzata, permette di adattare il settaggio della fotocamera alle specifiche condizioni di illuminazione, sia che si tratti della luce calda del tramonto, della luce fredda dell’alba o di ambienti ombreggiati. La post-produzione, sebbene non debba essere considerata una fase obbligata, offre ulteriori possibilità di ottimizzazione dell’immagine: piccole regolazioni sui livelli, saturazione e contrasto possono fare la differenza tra una foto semplicemente buona e un’immagine che racconta una storia. È importante, tuttavia, utilizzare questi strumenti con moderazione e in modo coerente, mantenendo la naturalezza della scena e rispettando l’atmosfera originaria del momento catturato.

Il percorso formativo di un fotografo naturalista passa anche attraverso la sperimentazione sul campo: ogni escursione, ogni passeggiata nei boschi, ogni visita a un parco naturale rappresenta un’opportunità per mettere in pratica le conoscenze acquisite e per affinare il proprio occhio fotografico. Osservare attentamente il comportamento della luce, studiare la composizione e la disposizione degli elementi naturali, cercare angolazioni insolite e giocare con le ombre e i riflessi sono tutte tecniche che, con il tempo, diventeranno parte integrante del proprio stile personale. La pazienza e la costanza sono virtù imprescindibili in questo percorso, in quanto la natura sa regalare momenti di inaspettata bellezza che, se colti al volo, possono trasformarsi in immagini memorabili. L’esperienza sul campo non solo arricchisce il bagaglio tecnico, ma insegna anche il rispetto per l’ambiente e per le regole che lo tutelano, un aspetto fondamentale per chi si immerge nel mondo della fotografia naturalistica.

Per chi si avvicina per la prima volta a questo genere di fotografia, è consigliabile iniziare con soggetti semplici e scenari che offrano condizioni di luce relativamente stabili, per poi passare gradualmente a situazioni più complesse e variabili. L’uso della modalità manuale, sebbene inizialmente possa sembrare intimidatorio, diventa presto uno strumento indispensabile per imparare a controllare ogni aspetto tecnico della fotografia. Con il tempo, si acquisirà la capacità di interpretare le condizioni ambientali e di reagire prontamente, adattando le impostazioni della fotocamera alle esigenze del momento. La sperimentazione, accompagnata da una costante analisi dei risultati ottenuti e da una sana curiosità per le nuove tecnologie, permette di crescere non solo come tecnico, ma anche come artista, in grado di raccontare storie e emozioni attraverso le immagini.

Un ulteriore elemento di grande importanza è la familiarità con il funzionamento dei comandi e delle modalità offerte dalla propria attrezzatura. Numerosi modelli di fotocamere dispongono infatti di funzioni avanzate che, se utilizzate correttamente, possono facilitare notevolmente il lavoro del fotografo. Dalla modalità “bracketing” per ottenere esposizioni multiple alla funzione di messa a fuoco manuale assistita, ogni strumento offre opportunità uniche per migliorare la qualità dell’immagine e per risolvere eventuali criticità in situazioni particolari. È fondamentale, quindi, dedicare tempo all’apprendimento e alla pratica, sperimentando diverse configurazioni e analizzando i risultati per capire quale combinazione di impostazioni renda al meglio nelle diverse condizioni di scatto. Tale approccio, seppur richieda impegno e dedizione, rappresenta un investimento prezioso che ripagherà in termini di competenza e soddisfazione personale.

In definitiva, i primi passi nella fotografia naturalistica costituiscono un percorso di scoperta e crescita, in cui la conoscenza dell’attrezzatura base e la padronanza delle impostazioni fondamentali giocano un ruolo determinante. L’equilibrio tra tecnica e sensibilità artistica, unito alla capacità di osservare e interpretare il mondo naturale, permette di trasformare ogni escursione in un’esperienza visiva e emotiva, capace di raccontare la bellezza e la complessità della natura. La strada da percorrere è lunga e richiede costanza, ma ogni sfida superata si traduce in immagini che, oltre a essere testimonianze del proprio percorso, diventano un contributo prezioso al patrimonio visivo e culturale della nostra società. La passione per la fotografia, quando coltivata con impegno e rispetto per l’ambiente, diventa uno strumento di comunicazione universale, capace di superare barriere linguistiche e culturali, invitando chi osserva a riflettere sul valore della natura e sul bisogno di preservarla. In questo senso, ogni fotografo naturalista non è solo un artista, ma anche un ambasciatore della bellezza naturale, un narratore che con ogni scatto invita a una maggiore consapevolezza e a un profondo rispetto per il mondo che ci circonda.

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Dalla FIE: Progettare la tracciatura di un sentiero: un percorso tra pianificazione, sicurezza e valorizzazione del territorio

L’idea di intraprendere la progettazione di un sentiero rappresenta un’opportunità unica per valorizzare il patrimonio naturale, culturale e paesaggistico del nostro territorio. Il sentiero, ben studiato e organizzato, non solo permette agli escursionisti di immergersi in paesaggi incontaminati, ma diventa anche un importante strumento di promozione territoriale e di sviluppo sostenibile. In questo articolo approfondiremo le fasi fondamentali di un progetto di tracciatura, analizzando gli aspetti tecnici, normativi, ambientali e organizzativi, e offrendo utili spunti su come realizzare un percorso sicuro e accogliente per tutti.

1. Analisi preliminare e studio del territorio

La progettazione di un sentiero inizia sempre con un’accurata analisi del territorio. È fondamentale conoscere a fondo il contesto ambientale, la flora, la fauna e le peculiarità geologiche e idrografiche del luogo. Questo studio permette di individuare le zone più idonee e quelle da evitare per ragioni di fragilità ambientale o per la presenza di elementi di particolare interesse naturalistico o culturale.

  • Valutazione ambientale: Un’analisi dettagliata permette di identificare eventuali aree protette o siti di interesse ecologico che necessitano di particolare attenzione.
  • Mappatura del territorio: L’utilizzo di strumenti GIS e di cartografie aggiornate facilita la visualizzazione delle caratteristiche topografiche, permettendo di delineare percorsi che minimizzino l’impatto ambientale e favoriscano l’inclusione di punti di interesse naturalistico e storico.

2. Fattibilità e definizione degli obiettivi

Una volta acquisita una conoscenza approfondita del territorio, è necessario definire gli obiettivi del progetto. La scelta del tracciato dovrà tenere conto di vari aspetti:

  • Accessibilità: Il percorso deve essere progettato in modo da essere accessibile a un’ampia fascia di utenti, considerando le diverse abilità e le esigenze di sicurezza.
  • Durata e difficoltà: La lunghezza e la pendenza del sentiero dovranno essere calibrate in relazione al target di escursionisti. È importante comunicare chiaramente il grado di difficoltà e il tempo stimato per la percorrenza.
  • Valorizzazione dei punti di interesse: La presenza di elementi storici, culturali o naturalistici deve essere esaltata attraverso una progettazione attenta, che preveda soste informative e punti panoramici.
  • Sostenibilità: La definizione di obiettivi deve includere criteri di sostenibilità ambientale e di rispetto per il territorio, evitando interventi invasivi e garantendo la conservazione delle risorse naturali.

3. Progettazione tecnica e scelta dei materiali

La fase tecnica è cruciale per garantire la realizzabilità e la sicurezza del sentiero. Essa comprende:

  • Definizione del tracciato: Utilizzando modelli topografici e dati cartografici, si procede alla definizione dettagliata del percorso. È fondamentale prevedere eventuali deviazioni, punti di sosta e aree di recupero in caso di necessità.
  • Materiali e segnaletica: La scelta dei materiali per la segnaletica e la segnaletica stessa deve essere orientata alla durabilità e alla resistenza agli agenti atmosferici. Segnali chiari, leggibili e posizionati in punti strategici sono essenziali per garantire la sicurezza degli escursionisti.
  • Opere di sostegno: Nei tratti più critici o esposti, possono rendersi necessarie opere di sostegno come gradini in pietra, passerelle o parapetti. Questi interventi vanno pianificati con attenzione, in sinergia con le normative vigenti, per non alterare l’equilibrio paesaggistico.

4. Normative e autorizzazioni

Un progetto di tracciatura deve necessariamente rispettare un quadro normativo complesso che tutela sia il territorio che gli utenti. È importante:

  • Conoscere le normative locali e nazionali: Ogni regione può avere regolamenti specifici in materia di escursionismo e tutela ambientale. Il rispetto delle normative garantisce la legalità dell’intervento e previene eventuali contestazioni.
  • Richiedere le autorizzazioni necessarie: La collaborazione con enti locali, parchi naturali e amministrazioni comunali è fondamentale per ottenere le autorizzazioni richieste. La partecipazione attiva di questi soggetti, sin dalle prime fasi del progetto, agevola la gestione e la manutenzione futura del sentiero.
  • Coinvolgimento della comunità: Il confronto con le realtà locali, attraverso incontri pubblici e consultazioni, permette di integrare le esigenze della comunità e di favorire un approccio partecipativo alla gestione del territorio.

5. Sicurezza e gestione del rischio

La sicurezza degli escursionisti è una priorità imprescindibile. Per questo motivo, è necessario:

  • Analisi dei rischi: Effettuare una valutazione accurata dei rischi associati al percorso, considerando fattori come la morfologia del terreno, le condizioni meteorologiche e le possibili criticità lungo il tracciato.
  • Pianificazione delle emergenze: Prevedere piani di emergenza e di soccorso, con punti di accesso facilitati per i mezzi di soccorso e la presenza di dispositivi di comunicazione adeguati lungo il percorso.
  • Manutenzione periodica: Un programma di manutenzione ordinaria e straordinaria garantisce la conservazione del sentiero nel tempo e riduce il rischio di incidenti. Questo include la verifica periodica della segnaletica, il ripristino di eventuali danni e il monitoraggio costante delle condizioni ambientali.

6. Valorizzazione e comunicazione

Un sentiero ben progettato diventa anche un veicolo di comunicazione per il territorio:

  • Interpretazione del paesaggio: L’installazione di pannelli informativi, mappe interpretative e codici QR per l’accesso a contenuti multimediali arricchisce l’esperienza degli escursionisti e ne favorisce l’educazione ambientale e culturale.
  • Promozione del percorso: La diffusione del progetto attraverso canali ufficiali, social media e collaborazioni con enti turistici e associazioni di escursionismo permette di raggiungere un pubblico ampio e diversificato.
  • Eventi e iniziative: Organizzare eventi, passeggiate tematiche e giornate di “open trail” contribuisce a creare una comunità attiva e consapevole, capace di sostenere e valorizzare l’iniziativa nel tempo.

7. Aspetti economici e finanziamenti

La realizzazione e la manutenzione di un sentiero richiedono risorse economiche che devono essere pianificate con attenzione:

  • Budget e costi: Una stima accurata dei costi di realizzazione, che includa la manodopera, i materiali e le opere integrative, è fondamentale per garantire la sostenibilità finanziaria del progetto.
  • Finanziamenti e partenariati: La ricerca di fondi pubblici, sponsorizzazioni private e collaborazioni con enti locali rappresenta una strategia vincente per reperire le risorse necessarie. La trasparenza nella gestione dei fondi e una comunicazione costante con i finanziatori rafforzano la credibilità dell’iniziativa.
  • Pianificazione a lungo termine: La definizione di un piano di intervento che consideri anche le spese di manutenzione nel tempo è indispensabile per garantire la continuità e la sicurezza del sentiero.

8. Innovazione e tecnologie applicate

Le tecnologie digitali e l’innovazione possono giocare un ruolo determinante nella progettazione e gestione dei sentieri:

  • Strumenti digitali: L’impiego di software di modellazione 3D, applicazioni di realtà aumentata e sistemi di monitoraggio in tempo reale permette di pianificare in maniera precisa e di intervenire tempestivamente in caso di anomalie.
  • Piattaforme interattive: Lo sviluppo di piattaforme web e app dedicate offre agli escursionisti la possibilità di consultare mappe, ricevere aggiornamenti e condividere esperienze in tempo reale, favorendo una partecipazione attiva e costante.
  • Sostenibilità tecnologica: L’integrazione di tecnologie “verdi” e di sistemi a basso impatto ambientale sottolinea l’impegno verso una gestione ecosostenibile del territorio e contribuisce a educare i cittadini su pratiche responsabili.

9. Il ruolo della formazione e della sensibilizzazione

La realizzazione di un sentiero sicuro ed efficace passa anche attraverso la formazione degli operatori e la sensibilizzazione degli utenti:

  • Corsi e workshop: Organizzare corsi di formazione per guide, operatori del settore e volontari è essenziale per diffondere competenze tecniche e operative, garantendo una gestione professionale e attenta del percorso.
  • Campagne informative: Iniziative di comunicazione e campagne di sensibilizzazione mirate a promuovere comportamenti responsabili e il rispetto delle norme di sicurezza aiutano a creare una cultura diffusa di attenzione e cura del territorio.
  • Collaborazione con enti formativi: La cooperazione con istituti tecnici, università e centri di ricerca permette di aggiornare costantemente le metodologie e le tecniche di progettazione, con un occhio sempre rivolto alle innovazioni e alle esigenze del pubblico.

10. Conclusioni e prospettive future

Progettare la tracciatura di un sentiero significa impegnarsi in un processo multidisciplinare che unisce competenze tecniche, conoscenze ambientali e capacità di comunicazione. Ogni intervento diventa un tassello importante per valorizzare il territorio, garantendo al contempo la sicurezza degli escursionisti e promuovendo uno sviluppo sostenibile.
Il successo di un sentiero dipende dalla sinergia tra enti pubblici, comunità locali, esperti tecnici e appassionati di escursionismo, che insieme possono costruire un progetto duraturo nel tempo. La sfida consiste nel trovare l’equilibrio tra innovazione e tradizione, tra progresso tecnologico e conservazione del patrimonio naturale, affinché ogni percorso diventi un esempio di eccellenza e un modello replicabile in altre realtà territoriali.

In conclusione, il percorso di progettazione di un sentiero rappresenta un vero e proprio laboratorio di idee e competenze, in cui la pianificazione attenta, la gestione responsabile e la valorizzazione del territorio si intrecciano per offrire esperienze uniche agli escursionisti. Un sentiero ben progettato non è solo un passaggio da un punto all’altro, ma un percorso di scoperta, apprendimento e connessione con la natura, capace di trasmettere valori di rispetto e sostenibilità alle future generazioni.
Siamo convinti che, attraverso una progettazione integrata e partecipativa, ogni sentiero potrà diventare un simbolo di armonia tra uomo e natura, promuovendo stili di vita salutari e una più profonda consapevolezza ambientale. L’impegno nella formazione, nella ricerca e nella collaborazione tra istituzioni e comunità locali è la chiave per trasformare ogni progetto in una realtà vivente e in continua evoluzione, capace di rispondere alle sfide del presente e di proiettarsi con fiducia nel futuro.

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Dalla FIE: Inverno Insieme giunge alla terza edizione.

Inverno Insieme, nasce dall’idea di Alessandro Nutini e Roberto Mazzola, all’interno del programma annuale del Comitato Regionale Toscana, per diventare un mini raduno invernale, per le persone amanti delle ciaspolate e dell’escursionismo in montagna. Di fatto, è un’altra occasione di incontro tra le Socie ed i Soci delle Associazioni affiliate alla FIE e le componenti del Comitato, che lo promuove.

Ogni anno, un’Associazione, si fa carico dell’organizzazione. Questo anno è stato “il turno” del GEF – Gruppo Escursionisti Fiesole, attraverso il Presidente Marco Tarchiani e la collaborazione della Commissione di riferimento, la Commissione Raduni del C.R. Toscana, guidata da Roberto Mazzola.

La due giorni, questo è il format, si è svolta nella Provincia di Grosseto tra camminate, incontro serale, debriefing a fine escursione davanti a cioccolate e birre, lieti convivi che non posson mai mancare.

Un’ospitalità per Tutte e Tutti, con l’aggiunta di un ottimo servizio di SPA.

Non è mancato il drone dell’amico Davide della Proloco di Agnano, che ringraziamo per la disponibilità e la sua gradita presenza.

Ringraziamo altresì la socia de Il Valico Fabiola De Paoli, per l’articolo della terza edizione di Inverno Insieme e Arrivederci al prossimo anno

Cinzia Manetti
Presidente CR Toscana FIE

Inverno Insieme 25″: un weekend di escursionismo e condivisione sul Monte Amiata

Il 1 e 2 febbraio, il Monte Amiata è stato il palcoscenico di “Inverno Insieme 25”, un’escursione che ha riunito Associazioni affiliate alla Federazione Italiana Escursionisti (FIE).

L’evento ha visto la partecipazione di diverse realtà locali, tra cui Camminare nella Montagnola Sanese,  Il Valico, il GEF – Gruppo Escursionisti Fiesole, il Gruppo Trekking Lastra a Signa, il GEB – Gruppo Escursionistico Berardenga, La Pro Loco di Agnano e la Via Romea Sanese Accessibile. Un’occasione preziosa per riscoprire il piacere del cammino e rafforzare il legame tra Associazioni accomunate dall’amore per la montagna.

Il percorso del primo giorno: Miniere del Siele e Santa Fiora

Il primo giorno, l’escursione ha portato i partecipanti alle Miniere del Siele, un luogo affascinante di archeologia industriale immerso nella natura. Questo sito abbandonato conserva il fascino di un passato legato all’estrazione mineraria e si raggiunge dopo una camminata che permette di godere del paesaggio circostante.

Dopo questa visita, il gruppo ha proseguito verso lo splendido borgo di Santa Fiora, dove si è concesso una meritata pausa in un ambiente accogliente. Davanti a tè, tisane e cioccolate calde, i partecipanti hanno avuto modo di rilassarsi e scambiarsi qualche chiacchiera prima di rientrare in albergo.

Il percorso del secondo giorno: l’Anello dell’Amiata

Il secondo giorno è stato dedicato a un’escursione sul Monte Amiata, percorrendo un sentiero a mezza costa lungo l’Anello dell’Amiata.

Pur non trovando la neve, i partecipanti hanno potuto apprezzare lo splendido paesaggio, con vista sulle vallate circostanti. L’Anello dell’Amiata è un itinerario che descrive un cerchio attorno al monte, su quote comprese tra i 900 m e i 1350 m s.l.m. Il percorso si immerge in uno dei tratti più pittoreschi dell’intero anello, attraversando una suggestiva faggeta intervallata da grandi massi di roccia di origine vulcanica.

Accoglienza e momenti di condivisione

L’accoglienza è stata all’altezza dell’evento: il gruppo ha soggiornato presso l’albergo Da Venerio, nel borgo di Castel del Piano, una struttura recentemente ristrutturata che ha saputo offrire comfort e ospitalità. La giornata si è conclusa con una cena ricca di portate, occasione perfetta per condividere racconti di escursioni passate e progetti futuri.

Prima di cena, il presidente regionale del C.R. Toscana, Angelo La Torre, ha colto l’occasione per un briefing sull’escursione e per un interessante excursus sulle attività sociali della Federazione. Ha illustrato iniziative all’insegna del mutuo soccorso, come il supporto a persone con disabilità desiderose di partecipare alle escursioni, e ha parlato del prezioso lavoro di segnatura e pulizia dei sentieri. Un momento che ha reso ancora più evidente il valore di queste esperienze, che non si limitano al cammino, ma abbracciano una visione più ampia di condivisione e impegno per il territorio.

“Inverno Insieme 25” è stato molto più di una semplice escursione: è stato un momento di unione tra realtà diverse, accomunate dalla voglia di esplorare e di valorizzare il territorio. Iniziative come questa dimostrano come l’escursionismo possa essere non solo un’attività fisica, ma anche un’opportunità per rafforzare il legame tra le Associazioni locali e la rete nazionale della Federazione, riscoprendo insieme il piacere autentico del camminare nella natura.

Fabiola De Paoli

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Dalla FIE: Una guida alla pianificazione di un’escursione di gruppo sicura

La pianificazione di un’escursione di gruppo non è soltanto un’attività organizzativa, ma rappresenta un vero e proprio percorso di preparazione che coinvolge aspetti logistici, tecnici e, soprattutto, di sicurezza. Quando si decide di affrontare insieme un percorso naturalistico, ogni dettaglio – dalla scelta dell’itinerario all’analisi delle condizioni meteo – assume un’importanza fondamentale per garantire un’esperienza piacevole e priva di incidenti. In questo articolo, esploreremo in maniera approfondita ogni fase della preparazione, ponendo un’enfasi particolare sui protocolli di sicurezza e sulla formazione teorica, elementi imprescindibili per ogni gruppo che intenda mettersi in cammino in autonomia.

1. La visione d’insieme: perché la pianificazione è fondamentale

Una missione di gruppo

Un’escursione di gruppo va ben oltre la semplice uscita all’aria aperta: si tratta di un’attività che rafforza i legami tra i partecipanti e permette di condividere esperienze uniche. Tuttavia, affinché questo momento possa essere vissuto in piena serenità, è necessario che la pianificazione sia accurata e che ogni membro del gruppo sia consapevole delle proprie responsabilità. La condivisione di una visione comune e il coinvolgimento attivo di tutti sono i primi passi per garantire il successo dell’avventura.

Obiettivi e aspettative

Definire sin dall’inizio gli obiettivi dell’escursione è un punto cruciale: si tratta di raggiungere una vetta, attraversare un percorso naturalistico o semplicemente godersi una giornata immersi nella natura? La chiarezza sugli scopi permette di strutturare un itinerario che tenga conto delle capacità fisiche, delle conoscenze tecniche e delle aspettative dei partecipanti. In questo senso, la fase di confronto pre-organizzativo diventa il momento ideale per raccogliere le opinioni e suggerimenti di ciascuno, creando un clima di collaborazione e condivisione.

2. Preparazione logistica e organizzativa

Scelta dell’itinerario e studio del territorio

Il primo aspetto da considerare è la scelta del percorso. È fondamentale optare per itinerari che siano adatti al livello di esperienza e alle condizioni fisiche del gruppo. La consultazione di mappe, guide e siti specializzati può offrire preziosi spunti per individuare il percorso ideale. Inoltre, conoscere il territorio, le altimetrie e le peculiarità ambientali consente di prevedere eventuali criticità e di prepararsi al meglio per affrontarle.

Analisi delle condizioni meteo

Le condizioni meteorologiche rappresentano un fattore determinante per il successo dell’escursione. Monitorare il meteo in modo costante nei giorni precedenti e durante il percorso è indispensabile. Strumenti come app dedicate e siti meteorologici affidabili possono fornire aggiornamenti in tempo reale, permettendo di adeguare l’itinerario o di posticipare l’uscita in caso di condizioni avverse. Una pianificazione accurata prevede anche la preparazione di un piano B in caso di emergenze legate al tempo atmosferico.

Preparazione del materiale e dell’equipaggiamento

Una corretta organizzazione implica anche la cura dei dettagli logistici relativi all’equipaggiamento. È essenziale stilare una lista dettagliata degli oggetti necessari, che includa abbigliamento tecnico, scarpe da trekking, zaino con alimenti e acqua, kit di pronto soccorso, strumenti di navigazione (bussola, GPS, mappe cartacee) e dispositivi di comunicazione. Non meno importante è la verifica preventiva dello stato di funzionamento di ogni attrezzatura, per evitare spiacevoli inconvenienti durante l’escursione.

Divisione dei ruoli e coordinamento

Un gruppo ben organizzato deve prevedere una chiara suddivisione dei ruoli. Designare una figura responsabile per la guida, un coordinatore per la logistica e altri incarichi specifici (ad esempio, il responsabile del kit di emergenza o del monitoraggio meteo) permette di distribuire in modo equilibrato le responsabilità e di avere sempre una figura di riferimento in caso di imprevisti. L’assegnazione di compiti ben definiti non solo facilita il coordinamento, ma rafforza anche il senso di responsabilità individuale e collettiva.

3. La sicurezza prima di tutto: un approccio sistematico

Formazione teorica e pratica

La sicurezza in montagna e in ogni attività all’aperto non si basa solo sull’esperienza, ma anche sulla conoscenza. È pertanto indispensabile che ogni membro del gruppo abbia ricevuto una formazione teorica adeguata, che spieghi in dettaglio le tecniche di orientamento, il riconoscimento dei segnali naturali e i comportamenti corretti in situazioni di emergenza. Corsi specifici, workshop e sessioni formative possono fornire le basi necessarie per affrontare in modo consapevole qualsiasi imprevisto.

Procedure di emergenza e comunicazione

Ogni escursione dovrebbe prevedere un piano di emergenza ben definito. È fondamentale che tutti i partecipanti conoscano le procedure da seguire in caso di incidente, smarrimento o malore. La predisposizione di un numero di emergenza, la scelta di un punto di raccolta e l’uso di dispositivi di localizzazione (come beacon o GPS personali) possono fare la differenza in situazioni critiche. Inoltre, la comunicazione interna deve essere chiara e costante: l’uso di radio o gruppi di messaggistica istantanea può facilitare lo scambio di informazioni in tempo reale.

Valutazione dei rischi e scenari di criticità

Prima di intraprendere il percorso, è necessario effettuare una valutazione approfondita dei rischi. Questa analisi deve tenere conto di fattori quali il terreno, la presenza di zone pericolose (come dirupi o fiumi impetuosi), la possibilità di condizioni meteorologiche estreme e l’eventuale presenza di fauna selvatica. Ogni rischio identificato deve essere associato a una strategia di mitigazione: per esempio, la presenza di guide esperte in tratti particolarmente difficili o l’adozione di dispositivi di protezione individuale per affrontare ambienti ad alta pericolosità.

L’Importanza del briefing pre-escursione

Il briefing finale prima dell’uscita rappresenta un momento cruciale per allineare le aspettative e rafforzare i protocolli di sicurezza. Durante questa riunione, il responsabile dell’escursione rivede il percorso, le procedure di emergenza, il ruolo di ciascun partecipante e le modalità di comunicazione. È l’occasione per rispondere a eventuali dubbi e per assicurarsi che ogni membro del gruppo sia consapevole delle proprie responsabilità. Questo momento di confronto, spesso sottovalutato, è invece la chiave per prevenire incidenti e garantire un’esperienza serena e ben coordinata.

4. Aspetti psicologici e gestione del gruppo

L’influenza della leadership

La leadership in un’escursione di gruppo è un elemento determinante per il successo dell’esperienza. Una guida competente non solo possiede le conoscenze tecniche necessarie, ma sa anche motivare e rassicurare il gruppo, soprattutto in situazioni di stress. La capacità di prendere decisioni rapide e ponderate, unita a una comunicazione efficace, permette di gestire al meglio eventuali emergenze e di mantenere alto il morale dei partecipanti.

La gestione delle dinamiche interpersonali

Un gruppo eterogeneo può presentare differenze nei livelli di esperienza, nelle capacità fisiche e nelle aspettative personali. È pertanto importante instaurare un clima di rispetto reciproco e collaborazione. La pianificazione deve includere momenti di confronto e feedback, dove ogni partecipante possa esprimere le proprie esigenze e suggerimenti. L’ascolto attivo e la capacità di adattarsi alle diverse personalità contribuiscono a creare un ambiente sereno e motivante, fondamentale per affrontare insieme le sfide del percorso.

Il ruolo della motivazione e dell’empatia

Organizzare un’escursione di gruppo significa anche saper valorizzare il contributo di ciascun membro. La motivazione e l’empatia sono ingredienti essenziali per superare le difficoltà e per condividere i successi. L’incoraggiamento reciproco, insieme a momenti di socializzazione e condivisione di esperienze, può trasformare anche le situazioni più complesse in opportunità di crescita personale e collettiva. Questo approccio umanistico alla pianificazione, integrato con rigore e attenzione alla sicurezza, garantisce che ogni escursione diventi un’esperienza memorabile e formativa.

5. Il ruolo della tecnologia nella pianificazione

Strumenti digitali e app di navigazione

Negli ultimi anni, la tecnologia ha rivoluzionato il modo di pianificare e gestire le escursioni. Oggi, applicazioni dedicate offrono strumenti di navigazione avanzata, la possibilità di monitorare le condizioni meteo in tempo reale e di condividere la posizione con altri membri del gruppo. L’adozione di queste tecnologie, sebbene non sostituisca la preparazione teorica e la conoscenza del territorio, rappresenta un valido supporto che può aumentare significativamente la sicurezza e l’efficienza durante l’escursione.

La digitalizzazione della formazione

La formazione teorica non è più confinata a lezioni frontali o a manuali cartacei. Webinar, video tutorial e corsi online dedicati alla sicurezza in montagna e all’orientamento sono strumenti utilissimi per aggiornare e approfondire le proprie conoscenze. Queste risorse, spesso interattive, permettono di mettere in pratica concetti teorici e di simulare scenari di emergenza, offrendo un ulteriore strato di preparazione che integra perfettamente l’esperienza sul campo.

6. Conclusioni: una pianificazione che fa la differenza

La corretta pianificazione di un’escursione di gruppo è un processo articolato che richiede impegno, attenzione ai dettagli e, soprattutto, una costante sensibilità verso la sicurezza. Ogni fase – dalla scelta dell’itinerario alla preparazione logistica, dalla formazione teorica alla gestione delle dinamiche di gruppo – contribuisce a creare un’esperienza che non solo valorizza l’aspetto avventuroso dell’escursione, ma soprattutto garantisce che ogni partecipante possa tornare a casa sano e salvo.

Adottare un approccio metodico e condiviso nella preparazione significa investire nella qualità dell’esperienza e nella prevenzione degli incidenti. La sinergia tra teoria e pratica, unita a una gestione attenta delle risorse umane e tecnologiche, rende possibile trasformare ogni uscita in una lezione di vita, dove il rispetto per la natura e per se stessi si fondono con la passione per l’avventura.

In conclusione, ricordare che la sicurezza non è mai un optional, bensì un imperativo per chi desidera vivere la montagna in modo responsabile e consapevole. Una buona organizzazione è il primo passo verso un’avventura indimenticabile, dove ogni membro del gruppo può sentirsi protagonista e, allo stesso tempo, parte integrante di un sistema di supporto e protezione.

L’articolo Una guida alla pianificazione di un’escursione di gruppo sicura proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

Dalla FIE: Il ruolo della FIE nella Sostenibilità Ambientale

L’escursionismo è una delle attività outdoor più amate e praticate, un modo per riconnettersi con la natura, scoprire paesaggi unici e ritrovare il benessere psicofisico. Tuttavia, come ogni attività umana, ha un impatto sull’ambiente e, per questo, è fondamentale adottare pratiche sostenibili per preservare il territorio. Il concetto di sostenibilità nell’escursionismo si allinea perfettamente agli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, un piano d’azione globale per lo sviluppo sostenibile.

Nell’ambito dell’Agenda 2030, il concetto di sviluppo sostenibile si traduce nella necessità di adottare uno stile di vita più responsabile e rispettoso dell’ambiente. Il turismo outdoor, e in particolare l’escursionismo, deve contribuire alla riduzione dell’impatto umano sugli ecosistemi, adottando comportamenti consapevoli che riducano l’erosione dei sentieri, il consumo di risorse naturali e l’inquinamento. Ad esempio, è importante selezionare con attenzione l’abbigliamento e l’attrezzatura, privilegiando materiali riciclati o certificati per la loro sostenibilità. Inoltre, il rispetto per gli ecosistemi passa anche attraverso la scelta dei percorsi: alcune aree naturali sono già sottoposte a forte pressione turistica e necessitano di una fruizione regolamentata per non comprometterne la biodiversità.

Anche il modo in cui ci comportiamo sul sentiero è determinante per il rispetto dell’ambiente: rimanere sui percorsi segnalati, evitare di accendere fuochi, utilizzare prodotti per la cura personale che non contengano sostanze nocive per la flora e la fauna e portare con sé tutti i rifiuti prodotti sono semplici azioni che possono fare una grande differenza.

Come Rendere l’Escursionismo Sostenibile

Affinché l’escursionismo sia davvero un’attività rispettosa dell’ambiente, è necessario prestare attenzione alle scelte che facciamo, a partire dall’attrezzatura che utilizziamo. Riutilizzare ciò che già possediamo è sempre la soluzione migliore per ridurre sprechi e rifiuti inutili. Quando si deve acquistare nuovo equipaggiamento, è importante valutare materiali sostenibili e aziende che adottano politiche etiche. Anche il mercato dell’usato rappresenta un’ottima alternativa, riducendo l’impatto ambientale derivante dalla produzione di nuovi articoli.

Un altro aspetto rilevante riguarda la scelta dei percorsi e il modo in cui raggiungiamo i luoghi di partenza. Molti sentieri sono ormai sovraffollati e rischiano di subire un deterioramento ambientale a causa di un eccessivo numero di visitatori. Per questo motivo, è consigliabile esplorare itinerari meno frequentati o scegliere di camminare in periodi di minore affluenza. Inoltre, per ridurre il nostro impatto sul clima, sarebbe preferibile utilizzare mezzi pubblici o organizzare spostamenti condivisi con altri escursionisti.

Il comportamento che adottiamo lungo il sentiero è altrettanto determinante. Rispettare l’ambiente significa rimanere sui tracciati segnati per non compromettere la vegetazione e il suolo, evitare di accendere fuochi che potrebbero causare incendi e fare attenzione ai prodotti che utilizziamo, come creme solari e repellenti per insetti, optando per soluzioni naturali che non alterino l’ecosistema. Un altro aspetto fondamentale è la gestione dei rifiuti: tutto ciò che portiamo con noi deve tornare indietro, compresi scarti biodegradabili come bucce di frutta e fazzoletti di carta. Portare con sé un sacchetto per la raccolta differenziata permette di mantenere il sentiero pulito e di dare il buon esempio agli altri escursionisti.

Il Ruolo della FIE nella Sostenibilità

La Federazione Italiana Escursionismo (FIE) svolge un ruolo fondamentale nella promozione dell’escursionismo sostenibile, attraverso un impegno concreto nella tutela dell’ambiente e nella sensibilizzazione delle associazioni affiliate e dei suoi tesserati.

Inoltre, la FIE collabora con enti locali e istituzioni per promuovere la valorizzazione del territorio in modo sostenibile, cercando di bilanciare la fruizione turistica con la conservazione dell’ambiente. Queste collaborazioni permettono di sviluppare progetti che favoriscano la manutenzione dei percorsi e incentivino una gestione consapevole del patrimonio naturale.

Attraverso la formazione degli Accompagnatori Escursionistici e la divulgazione nelle scuole, la Federazione lavora per diffondere una cultura dell’escursionismo rispettoso e responsabile, educando i partecipanti sulle buone pratiche da adottare durante le attività outdoor. L’obiettivo è quello di far sì che ogni escursionista, ma anche ogni cittadino, diventi un ambasciatore della sostenibilità, contribuendo alla salvaguardia dell’ambiente con gesti concreti.

Paolo Latella
Presidente CR Calabria FIE

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Dalla FIE: Il Cammino del Pensiero: Filosofia ed Escursionismo

L’escursionismo e la filosofia sembrano, a prima vista, due ambiti distanti; tuttavia l’escursionismo si presta a molte riflessioni filosofiche, perché mette in gioco aspetti profondi della nostra relazione con la natura, il tempo, lo sforzo e il senso della vita.

La pratica dell’escursionismo ci porta attraverso sentieri, boschi e montagne, facendoci sperimentare la fatica fisica e la bellezza della natura.

La filosofia, invece, ci guida nei meandri del pensiero, spingendoci a riflettere su concetti astratti e sulla condizione umana.

Tuttavia, a ben vedere, queste due dimensioni condividono un legame profondo, unendo il viaggio esteriore a quello interiore.

Il Cammino come Metafora della Ricerca Filosofica

La filosofia è, per sua natura, un percorso.

Già nell’antica Grecia, Socrate si muoveva tra le strade di Atene interrogando i cittadini, utilizzando il dialogo come mezzo per esplorare il sapere.

Camminare e pensare sono attività complementari: il movimento del corpo stimola quello della mente. Non a caso, filosofi come Kant e Nietzsche attribuivano grande importanza alle passeggiate quotidiane, considerate momenti di profonda riflessione.

L’escursionismo, con il suo procedere lento e metodico, riflette il processo filosofico, si parte da una domanda: si affrontano ostacoli lungo il percorso e, con il tempo, si giunge a una comprensione più profonda.

Il sentiero diventa così una metafora del ragionamento, con le sue deviazioni, le sue fatiche e le sue illuminazioni improvvise.

La Natura come Spazio di Riflessione

Trascorrere del tempo in mezzo alla natura permette di distaccarsi dal rumore della vita quotidiana, favorendo la contemplazione.

Molti filosofi hanno trovato nell’ambiente naturale una fonte di ispirazione: Rousseau vedeva nella solitudine dei boschi un mezzo per recuperare la purezza originaria dell’uomo, mentre Thoreau, con la sua esperienza a Walden, ha trasformato la vita immersa nella natura in un vero e proprio esperimento filosofico.

L’escursionismo diventa così un’occasione per rivedere le nostre priorità, per riflettere sulla relazione tra uomo e ambiente, e per riscoprire un senso di connessione con il mondo. Camminando, si entra in uno stato di quiete mentale che facilita la riflessione, rendendo la natura un vero e proprio “laboratorio filosofico” a cielo aperto.

Il Superamento dei Limiti

Un altro aspetto che accomuna filosofia ed escursionismo è la sfida dei limiti. La filosofia ci spinge a mettere in discussione certezze e convinzioni, mentre l’escursionismo ci pone di fronte ai limiti fisici e mentali.

Affrontare una salita impegnativa, resistere alla fatica e superare gli ostacoli naturali richiede la stessa determinazione necessaria per affrontare questioni esistenziali complesse.

Nietzsche, nel suo concetto di “Oltreuomo”, parlava della necessità di trascendere sé stessi, un’idea che ben si adatta all’esperienza dell’escursionismo.

Ogni vetta raggiunta rappresenta non solo una conquista fisica, ma anche una crescita interiore, un passo in più verso una maggiore consapevolezza.

Conclusione

L’escursionismo e la filosofia condividono dunque uno stesso spirito: la ricerca di significato attraverso il movimento.

Camminare tra i sentieri del mondo significa, in fondo, camminare anche dentro di sé. In un’epoca caratterizzata dalla frenesia e dalla superficialità, l’atto di rallentare, osservare e riflettere assume un valore rivoluzionario.

Forse, la vera saggezza sta proprio nel mettere un piede davanti all’altro, con mente aperta e cuore leggero.

Questo primo articolo ci trasporta direttamente verso la nostra prossima domanda: “Il viaggio è più importante della meta?”

Giovanni Macrino
Associazione Atargatis APS
Delegazione Lazio

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Dalla FIE: Utilizzo delle trasmissioni radio nella pratica escursionistica

Negli ultimi decenni, con l’avvento dei telefoni cellulari e della rete internet, le modalità di comunicazione si sono evolute rapidamente. Tuttavia, in ambito escursionistico, la radio rimane ancora oggi uno strumento essenziale, spesso più affidabile rispetto agli smartphone.

Le escursioni, specialmente in ambienti montani o boschivi, possono presentare sfide di comunicazione dovute alla mancanza di copertura di rete. In questi casi, l’uso della radio permette di mantenere il contatto con il gruppo e con eventuali squadre di soccorso, garantendo maggiore sicurezza e coordinamento. Inoltre, in situazioni di emergenza, dove il tempo è un fattore critico, la rapidità e l’efficacia di una comunicazione radio possono fare la differenza tra un intervento tempestivo e un ritardo pericoloso.

Perché la radio e non il telefono?

Molti escursionisti si affidano esclusivamente ai telefoni cellulari per le comunicazioni, senza considerare che questi dispositivi hanno dei limiti significativi in ambienti remoti.

La differenza principale tra questi due sistemi sta nel modo in cui permettono la comunicazione. Mentre il telefono consente di parlare e ascoltare simultaneamente, come in una conversazione faccia a faccia (modalità “full-duplex”), la radio funziona in modalità “simplex” o “half-duplex,” permettendo solo a una persona alla volta di parlare.

Questo richiede che gli interlocutori si alternino nel prendere la parola, con un meccanismo simile a una chat testuale, dove è necessario aspettare il proprio turno per rispondere. Se più persone parlano contemporaneamente, solo il segnale più forte sarà udibile, mentre gli altri verranno bloccati.

La radio offre vantaggi unici, tra cui:

  • Indipendenza dalle reti telefoniche: le radio operano su frequenze specifiche e non necessitano di infrastrutture esterne per funzionare.
  • Comunicazione immediata: basta essere sintonizzati sulla stessa frequenza per trasmettere e ricevere messaggi senza dover comporre numeri o aspettare la risposta.
  • Migliore coordinamento di gruppo: con un’unica trasmissione è possibile raggiungere più persone contemporaneamente, facilitando l’organizzazione durante le escursioni.
  • Maggiore autonomia: le radio, specialmente quelle progettate per l’escursionismo e il soccorso, hanno una durata della batteria superiore rispetto agli smartphone.
  • Resistenza agli agenti atmosferici: molte radio escursionistiche sono progettate per resistere a pioggia, neve e urti, risultando quindi più adatte agli ambienti estremi.

Cenni storici e sviluppo della radio nelle attività all’aperto

Le trasmissioni radio hanno una lunga storia nell’ambito delle comunicazioni d’emergenza e nel coordinamento delle operazioni militari, civili e di soccorso. L’uso della radio in ambito escursionistico ha preso piede negli ultimi decenni, con la nascita di reti come la Rete Radio Montana, che promuove l’uso delle trasmissioni radio tra gli escursionisti per garantire sicurezza e assistenza in caso di necessità.

Nei paesi con ampie aree selvagge, come gli Stati Uniti e il Canada, le radio sono ampiamente utilizzate da ranger, guide alpine e gruppi di escursionisti per mantenere il contatto anche in aree impervie. In Italia, sebbene l’uso della radio sia meno diffuso, molte associazioni escursionistiche stanno promuovendo la sua adozione per migliorare la sicurezza nelle attività outdoor. Alcune regioni stanno iniziando a implementare programmi di sensibilizzazione e formazione sull’uso corretto delle radio, riconoscendone il valore strategico nella gestione delle emergenze.

Guida all’uso delle radio ricetrasmittenti

Le radio ricetrasmittenti, pur variando per tipologia e ambito d’uso, condividono un funzionamento di base simile. La loro semplicità e affidabilità le rendono strumenti essenziali in contesti dove la comunicazione è fondamentale.

Le radio più comunemente utilizzate nella pratica escursionistica sono quelle operanti nella banda PMR466 (Private Mobile Radio 446 MHz). Sono dispositivi di comunicazione a corto raggio che operano su frequenze UHF nella banda 446 MHz, liberamente utilizzabili senza necessità di licenza in molti paesi europei. Sono progettate per comunicazioni personali e professionali in contesti come escursionismo, sicurezza, eventi e attività all’aperto.

Queste radio sono caratterizzate da una potenza massima di trasmissione di 0,5 watt, il che limita la loro portata a 3-10 km in base alle condizioni ambientali e alla presenza di ostacoli. Offrono 8 o 16 canali preimpostati e spesso dispongono di subtoni CTCSS/DCS, che consentono di filtrare le interferenze e rendere le comunicazioni più chiare.

Essendo compatte, economiche e facili da usare, le radio PMR446 sono ideali per gruppi che necessitano di una comunicazione semplice e immediata senza dipendere da reti telefoniche o internet.

Per un utilizzo corretto ed efficace, è importante seguire alcuni passaggi chiave.

Prima di tutto, è essenziale leggere il manuale d’uso per comprendere le funzioni principali della radio, come accensione, spegnimento, gestione della batteria e utilizzo del tasto PTT. Anche se l’apparato è preconfigurato, familiarizzarsi con le impostazioni aiuta a prevenire eventuali problemi sul campo.

Un aspetto cruciale è la batteria: deve essere completamente carica prima dell’utilizzo e, se possibile, è consigliabile portarne una di riserva. Per evitare cali di prestazione, è bene effettuare ricariche periodiche anche quando la radio non viene usata a lungo.

Una volta accesa, occorre sintonizzarsi sulla frequenza operativa concordata con il gruppo. Nei modelli con selezione manuale, è possibile inserire direttamente la frequenza, mentre nelle radio con canali preimpostati basta scegliere quello più adatto, evitando quelli già occupati per ridurre interferenze.

Per migliorare la qualità della trasmissione, è utile impostare il subtono, se disponibile, per filtrare segnali estranei. Anche la regolazione dello squelch è importante: un’impostazione troppo alta potrebbe bloccare segnali deboli, mentre una troppo bassa aumenterebbe il rumore di fondo. Una volta completata la configurazione, è buona norma effettuare una prova di comunicazione con gli altri escursionisti per verificare che tutti siano sintonizzati correttamente. Durante questa fase è consigliabile mantenere una distanza di almeno due metri tra le radio per evitare disturbi nella trasmissione.

Un altro aspetto fondamentale è la regolazione del volume, che deve essere impostato in modo da permettere un ascolto chiaro senza distorsioni.

Quando si utilizza il tasto PTT, è importante premere e attendere un attimo prima di parlare, per evitare che l’inizio del messaggio venga tagliato. Dopo aver trasmesso, bisogna rilasciare il tasto per consentire agli altri di rispondere, ricordando che le comunicazioni radio non permettono di parlare e ascoltare contemporaneamente.

Seguendo queste semplici indicazioni, l’utilizzo della radio diventa efficace e sicuro, garantendo una comunicazione chiara e affidabile in ogni situazione.

Nella seconda parte parleremo delle tecniche di trasmissione, ovvero delle indicazioni pratiche per un corretto utilizzo dei radioapparati.

Fine prima parte.

Paolo Latella
Presidente CR Calabria FIE

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Dalla FIE: Primo Soccorso in escursione: guida pratica ed essenziale

In un mondo in cui l’amore per la natura e la passione per l’escursionismo si intrecciano, la sicurezza rappresenta un elemento imprescindibile per vivere ogni esperienza in montagna nel modo più consapevole e responsabile possibile. Il primo soccorso in escursione, infatti, non è soltanto un insieme di tecniche da applicare in situazioni di emergenza, ma anche un percorso formativo che permette a ciascun escursionista di affrontare con sicurezza e prontezza quelle situazioni impreviste che, talvolta, possono trasformarsi in momenti critici. La presente guida intende fornire una panoramica approfondita e dettagliata sulle principali metodologie, attrezzature e comportamenti da adottare, mantenendo un tono professionale e autorevole ma al contempo accessibile e amichevole.

1. L’Importanza del Primo Soccorso in montagna

La montagna, con la sua bellezza mozzafiato e il fascino di panorami incontaminati, nasconde al contempo insidie e rischi che possono compromettere l’incolumità dell’escursionista. Dalle cadute accidentali alle escursioni in condizioni meteorologiche avverse, ogni percorso comporta la possibilità di infortuni. La conoscenza delle tecniche di primo soccorso diventa dunque un’arma fondamentale per gestire in autonomia le prime fasi di un’emergenza, stabilizzando il quadro clinico della persona colpita e, in molti casi, facendo la differenza tra un esito positivo e una situazione critica. La formazione al primo soccorso in escursione non è solo un obbligo morale, ma una vera e propria responsabilità che ogni amante della montagna dovrebbe assumersi prima di intraprendere qualsiasi itinerario.

2. Preparazione e formazione: il primo passo verso la sicurezza

Prima di ogni uscita, è essenziale acquisire nozioni di base sul primo soccorso, partecipando a corsi specifici e aggiornamenti periodici. La Federazione Italiana Escursionismo promuove attivamente la formazione dei propri associati, offrendo corsi riconosciuti che coprono argomenti quali la gestione delle emergenze, la valutazione dello stato di coscienza, la gestione delle vie aeree, e l’uso corretto dell’attrezzatura medica di emergenza. Questi corsi, oltre a fornire competenze tecniche, aiutano a sviluppare la capacità di mantenere la calma e a prendere decisioni rapide in situazioni di stress.

Durante il percorso formativo, si impara a riconoscere i segni premonitori di situazioni pericolose e a utilizzare strumenti indispensabili come il kit di primo soccorso. La consapevolezza che ogni minuto può fare la differenza nel soccorrere una persona in difficoltà è il motore che spinge ogni escursionista ad aggiornarsi costantemente e a non sottovalutare l’importanza della prevenzione.

3. Attrezzatura essenziale: il kit di Primo Soccorso

Un kit di primo soccorso ben fornito rappresenta una componente fondamentale per ogni escursione, e la sua configurazione deve rispecchiare le esigenze specifiche del percorso intrapreso. Tra gli elementi imprescindibili troviamo:

  • Bendaggi e garze sterili: indispensabili per coprire ferite e ridurre il rischio di infezioni.
  • Disinfettanti e antisettici: utili per pulire e disinfettare le lesioni.
  • Cerotti e nastri adesivi: per proteggere piccole abrasioni e ferite superficiali.
  • Fermagli e forbici da taglio: strumenti essenziali per la gestione delle medicazioni.
  • Guanti monouso: per proteggere sia chi soccorre che chi viene soccorso, limitando il rischio di contaminazioni.
  • Medicazioni per fratture: stecche, fasce elastiche e supporti rigidi utili per immobilizzare gli arti in caso di sospette fratture.
  • Coperta termica: un elemento che può rivelarsi vitale per prevenire l’ipotermia in caso di esposizione prolungata a basse temperature.

L’attrezzatura deve essere scelta in base alla durata e alla difficoltà dell’escursione, e il kit deve essere controllato periodicamente per garantire che tutti gli elementi siano in buono stato e all’interno della data di validità. La familiarità con il proprio kit di primo soccorso è altrettanto importante quanto la conoscenza delle tecniche di base: un escursionista preparato sa esattamente dove si trovano gli strumenti necessari e come utilizzarli in modo corretto.

4. Tecniche di Primo Soccorso in escursione

Il primo soccorso in montagna si fonda su una serie di tecniche che, se eseguite correttamente, possono stabilizzare la situazione in attesa dell’arrivo dei soccorsi. Tra le principali tecniche, possiamo citare:

  • Valutazione della scena e della situazione: prima di intervenire, è fondamentale accertarsi che l’area sia sicura sia per chi soccorre che per la persona infortunata. La valutazione iniziale include la verifica dello stato di coscienza, il controllo della respirazione e l’identificazione di eventuali lesioni visibili.
  • La manovra ABC: un protocollo fondamentale che prevede la verifica delle vie Aeree, della Respirazione e della Circolazione. In caso di emergenze gravi, questo metodo permette di identificare rapidamente le necessità primarie e di intervenire di conseguenza.
  • L’immobilizzazione: in presenza di sospette fratture o traumi alla colonna vertebrale, è essenziale immobilizzare l’area interessata. Utilizzare stecche o materiali rigidi presenti nel kit di primo soccorso può prevenire ulteriori danni e facilitare il trasporto del ferito.
  • La gestione delle emorragie: l’uso di garze sterili, bendaggi compressivi e, se necessario, torni emostatici rappresenta il primo intervento per contenere le perdite di sangue.
  • Trattamento delle ustioni: in caso di ustioni, è importante raffreddare immediatamente l’area interessata con acqua pulita e, successivamente, coprirla con medicazioni sterili per prevenire infezioni.
  • L’intervento in caso di shock: lo shock può derivare da una risposta emotiva intensa o da una perdita significativa di sangue. La posizione supina con le gambe sollevate, unita a un’adeguata copertura termica e alla somministrazione di liquidi (se possibile), costituisce il primo passo per stabilizzare il paziente.

5. Gestione di Emergenze Specifiche: dall’ipotermia alle reazioni allergiche

La montagna è un ambiente in cui le condizioni climatiche possono variare drasticamente e dove numerosi fattori possono innescare situazioni di emergenza. Di seguito, alcuni scenari tipici e le relative misure di intervento:

  • Ipotermia: il freddo intenso, specialmente in alta quota, può portare rapidamente a una riduzione pericolosa della temperatura corporea. I sintomi iniziali includono tremori, confusione e perdita di coordinazione. In caso di ipotermia, è fondamentale riscaldare gradualmente la persona, utilizzando coperte termiche, asciugamani caldi e, se possibile, fonti di calore controllate.
  • Disidratazione e colpi di calore: durante le escursioni in ambienti caldi o esposti al sole diretto, la disidratazione può rapidamente evolvere in un colpo di calore. Il soccorso prevede l’immediata reidratazione del soggetto con acqua e soluzioni elettrolitiche, oltre a trovare un’area d’ombra e a rinfrescare il corpo con acqua fresca.
  • Reazioni allergiche: gli escursionisti possono essere esposti a punture di insetti o contatti con piante irritanti, che in alcuni casi possono scatenare reazioni allergiche gravi. La tempestiva somministrazione di antistaminici, unitamente all’utilizzo di adrenalina (per chi ne è in possesso e ha una prescrizione medica) e la comunicazione immediata con i soccorsi, sono azioni cruciali per contenere la reazione.
  • Traumi da caduta: le cadute rappresentano uno dei principali rischi in montagna. La valutazione accurata della zona interessata, l’immobilizzazione e la gestione delle possibili fratture devono essere eseguite con precisione, senza tentare di muovere eccessivamente il soggetto infortunato, a meno che non vi sia pericolo imminente.

6. La comunicazione in caso di emergenza

La capacità di comunicare in maniera chiara ed efficace durante una situazione di emergenza può fare la differenza tra un intervento tempestivo e un ritardo potenzialmente fatale. È essenziale saper utilizzare il telefono satellitare o il cellulare, se coperto, per contattare i soccorsi, fornendo informazioni precise sulla posizione, la natura dell’emergenza e il numero di persone coinvolte.

La preparazione di una breve descrizione dei sintomi e delle condizioni del ferito, unita alla conoscenza dei riferimenti territoriali (come rifugi, sentieri principali o punti di riferimento naturali), agevola il lavoro delle squadre di soccorso. In molti casi, l’uso di dispositivi GPS e applicazioni dedicate permette di inviare la propria posizione in tempo reale, accelerando così l’arrivo dei soccorsi.

7. Consigli pratici e prevenzione

Prevenire è sempre meglio che curare. Di seguito alcuni consigli pratici per ridurre al minimo il rischio di incidenti durante le escursioni:

  • Pianifica il percorso: Informarsi preventivamente sulle condizioni del sentiero, sul meteo e sulle eventuali criticità del percorso. Seguire itinerari consigliati e, se possibile, condividere il piano di escursione con amici o familiari.
  • Non sottovalutare il meteo: Le condizioni meteorologiche in montagna possono cambiare rapidamente. Consultare le previsioni aggiornate e prepararsi ad affrontare eventuali variazioni, portando abbigliamento adeguato e protezioni contro il freddo e l’umidità.
  • Viaggia in gruppo: L’escursionismo è un’attività che diventa molto più sicura se praticata in compagnia. Un gruppo di escursionisti può intervenire rapidamente in caso di emergenza, riducendo il rischio di ritardi nei soccorsi.
  • Mantieni la calma: In situazioni di emergenza, mantenere un atteggiamento calmo e razionale è fondamentale. Un intervento precipitato e irrazionale può aggravare la situazione. La pratica costante delle tecniche di primo soccorso aiuta a sviluppare la capacità di restare lucidi anche sotto pressione.
  • Aggiorna le tue competenze: La formazione non si esaurisce con un singolo corso. Partecipa a workshop, corsi di aggiornamento e simulazioni pratiche per essere sempre al passo con le migliori pratiche di soccorso in montagna.

8. Conclusioni

Il primo soccorso in escursione rappresenta una competenza indispensabile per ogni appassionato di montagna. Non si tratta solo di una serie di tecniche, ma di un vero e proprio approccio alla vita in natura, in cui il rispetto per l’ambiente e la consapevolezza dei propri limiti si combinano per garantire esperienze uniche e sicure. La Federazione Italiana Escursionismo si impegna costantemente per diffondere queste conoscenze, promuovendo la formazione e la prevenzione come pilastri fondamentali per una pratica escursionistica responsabile.

Attraverso l’educazione continua, la preparazione adeguata e il corretto utilizzo dell’attrezzatura, ogni escursionista può diventare il primo anello di una catena di soccorso che salva vite. Ricordiamoci che la montagna è un dono prezioso: per goderne appieno la bellezza, è necessario rispettarla e, soprattutto, proteggersi. In ogni uscita, la sicurezza deve essere la nostra guida principale, e il primo soccorso un alleato insostituibile in caso di imprevisti.

Questa guida non vuole essere un manuale esaustivo, ma un invito a riflettere sull’importanza della formazione e della preparazione personale. Investire tempo e risorse nell’apprendimento delle tecniche di primo soccorso significa investire sulla propria sicurezza e su quella dei propri compagni di viaggio. In questo spirito, la Federazione Italiana Escursionismo rinnova il proprio impegno nel promuovere iniziative formative e corsi specializzati, affinché ogni appassionato di montagna possa affrontare le sfide del percorso con la sicurezza di essere ben preparato.

Ricordate: la conoscenza è la migliore difesa contro l’imprevisto. Affrontare la montagna con consapevolezza significa vivere esperienze indimenticabili, in cui ogni passo è una conquista e ogni emergenza, se gestita correttamente, diventa solo un’ulteriore occasione per crescere e imparare. Prendetevi cura di voi stessi e di chi vi accompagna, perché in montagna, come nella vita, la sicurezza e la solidarietà sono i veri sentieri che portano sempre verso nuove, meravigliose avventure.

L’articolo Primo Soccorso in escursione: guida pratica ed essenziale proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

Dalla FIE: Quattro passi senza cartella

Una insolita escursione all’Azienda Agricola “La Tabacca”.

Questa gita è nata dall’aver ritrovato una carissima ex collega di lavoro, dopo più di 20 anni, in una giornata di inizio autunno, lo scorso anno.

Volevo percorrere un vecchio sentiero sulle alture di Crevari (Ge), che ricordavo di aver percorso anni fa e ad un certo punto mi sono imbattuto in un’antica casa contadina che ricordavo benissimo, ma completamente ristrutturata con tutti i criteri della sostenibilità, a cominciare dal rivestimento di paglia per la coibentazione. Davanti all’uscio, intenta a confezionare bottigliette con lo sciroppo di rose da lei prodotto, ho riconosciuto la mia ex collega Giorgia con la quale condivisi anni di lavoro nel campo educativo nella Cooperativa Sociale. Lo stupore e la felicità ci ha avvolto, nello scambiarci reciprocamente il percorso di vita di questi ultimi 20 anni! Non nascondo l’ammirazione che è nata in me nel vedere come Giorgia sia stata capace di concretizzare un progetto di cui mi parlò, in modo assolutamente generico e quasi visionario, quando venne a salutarmi poco prima di congedarsi dalla Cooperativa; così come emozionante è stata la frase che ad un certo punto della nostra discussione, mi ha riferito: “Lo sai che la tua indicazione di seguire ciò sentivo di voler fare nella vita, è stato di sprone per arrivare fin qui?”.

Da questo scambio di informazioni-emozioni al proporle una collaborazione nella veste di Accompagnatore Escursionistico scolastico, il passo è stato breve; infatti, dopo poco meno di un mese ho accompagnato la prima classe della scuola Montanella di Prà, le cui maestre hanno accettato con entusiasmo la possibilità di far conoscere questa realtà del nostro territorio.

Che emozione hanno provato ed espresso i bambini, sul percorso, nel bosco incantato e nei racconti presentati dalle conduttrici dell’Azienda! Infatti la loro competenza pedagogica si è espressa nel presentare la nascita dell’Azienda agricola e della cooperativa Sociale, come un racconto quasi fiabesco della loro fatica e tenacia nel creare quella realtà. La stanchezza del percorso, per i bambini, non si è quasi sentita, in quanto ripagata dalla merenda offerta, con i prodotti della casa e, come dicevo prima, dall’avvincente racconto esposto con grande capacità da Giorgia. Più di un bimbo, sulla via di ritorno, tirandomi dalla giacca mia ha detto: “Quando possiamo ritornarci?”.

Testo: Gabriele Parcelli
Foto: MauroMantovani
Accompagnatori Escursionistici Scolastici
Gruppo Camminatori ATL Coop

L’articolo Quattro passi senza cartella proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.