Dalla FIE: Un cambio di sana pianta

Borghi, natura e cammini per un futuro sostenibile

Viviamo in un mondo sempre più distante dalla natura. Le città, con il loro cemento e il traffico, ci hanno allontanato da paesaggi verdi, da cieli limpidi, da animali selvatici. La “seconda natura” costruita dall’uomo ha preso il posto di quella autentica, relegando la vita naturale in spazi chiusi e marginali. Questa separazione non è solo ambientale, ma anche culturale: abbiamo smarrito il senso del nostro legame con la Terra.

In questo contesto nasce l’idea di un “cambio di sana pianta”: un ritorno consapevole ai ritmi lenti, ai territori autentici, alla connessione tra essere umano e ambiente. Il cuore di questa trasformazione può essere trovato nei piccoli borghi italiani e nel turismo lento, una forma di viaggio che unisce cammino, scoperta e rispetto.

I borghi rappresentano luoghi in cui la memoria è ancora viva: tradizioni, mestieri antichi, storie locali. Eppure, molti di essi rischiano l’abbandono, a causa dell’emigrazione e della mancanza di opportunità. Qui il trekking e i cammini lenti diventano non solo esperienze fisiche, ma anche strumenti per generare economia e coesione sociale. Camminare, infatti, significa rallentare, osservare, ascoltare. È un modo per riscoprire sé stessi e il territorio.

Il turismo lento si contrappone al turismo di massa. Non insegue i grandi numeri, ma la qualità dell’esperienza. I cammini attraversano spesso aree marginali, permettendo di distribuire i flussi turistici e valorizzare risorse che altrimenti resterebbero invisibili. È un modello che stimola l’economia locale, riduce l’impatto ambientale e promuove il contatto autentico con le comunità.

Per rinascere, però, i borghi non devono solo guardare al passato. Serve innovazione. La digitalizzazione, i sistemi energetici sostenibili, il coworking rurale sono strumenti per attrarre nuovi abitanti e imprese. Così, i borghi diventano laboratori di sperimentazione sociale e tecnologica: luoghi dove la tradizione incontra la modernità.

Numerosi esempi dimostrano che questo approccio funziona. Il Cammino dei Borghi Silenti, in Umbria, attraversa paesaggi mozzafiato e comunità accoglienti, valorizzando cultura e gastronomia. Il Cammino di Oropa, in Piemonte, unisce spiritualità, natura e tradizione, generando migliaia di pernottamenti e benefici per le microeconomie locali.

Anche nel cuore della Calabria si stanno muovendo passi importanti. L’associazione Edrevia, attiva nell’area del Reventino, ha tracciato tre sentieri permanenti – la Via dei Sediari, la Via dei Patriarchi e il Sentiero delle Storie – che raccontano identità, storia e leggende del territorio. Il sogno è dare vita al Cammino del Reventino: un percorso di 4 giorni tra borghi, boschi e panorami mozzafiato, che unisce spiritualità, artigianato e natura.

Il trekking non è solo esercizio fisico. L’incontro con le comunità locali arricchisce l’esperienza: ascoltare storie, osservare antichi mestieri, partecipare a feste tradizionali trasforma il viandante in testimone e custode della cultura dei luoghi.

Il trekking rafforza anche i legami sociali: spinge le comunità a valorizzare il proprio patrimonio, a collaborare per accogliere i camminatori, a riscoprire l’orgoglio delle proprie radici. È una forma di turismo che non consuma, ma costruisce.

Tutti questi elementi – la riscoperta dei borghi, il trekking, l’innovazione sostenibile – compongono un nuovo modo di intendere lo sviluppo e la vita stessa. Il turismo lento non è solo un’alternativa, ma una filosofia di vita: invita a prendersi tempo, a coltivare relazioni autentiche, a vivere in armonia con l’ambiente.

In un’epoca segnata dalla velocità, dalla superficialità e dalla disconnessione, il cammino diventa un atto rivoluzionario. Ci aiuta a rimettere ordine nelle priorità, a costruire un futuro in cui l’uomo non sia più dominatore della natura, ma parte di essa. Un futuro, appunto, “di sana pianta”.

Giuseppe Paletta
Comitato Regionale Calabria

L’articolo Un cambio di sana pianta proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

Dalla FIE: Utilizzo delle trasmissioni radio nella pratica escursionistica

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Seconda parte: Tecniche di trasmissione

Per imparare a comunicare efficacemente via radio, la pratica è fondamentale. Tuttavia, ci sono alcune regole di base che potete seguire fin da subito per utilizzare al meglio il vostro dispositivo. Un uso corretto della radio, specialmente in attività di gruppo, non solo facilita il lavoro di tutti ma può anche fungere da esempio per una comunicazione professionale.

  1. Scegliete attentamente il punto da cui trasmettere. Le onde radio si diffondono in tutte le direzioni, come le increspature in uno stagno, e vengono influenzate dagli ostacoli (edifici, vegetazione, rocce, ecc.). Se possibile, cercate un luogo con una visuale aperta verso l’interlocutore e preferibilmente sopraelevato per una ricezione migliore e una trasmissione più ampia. Evitate di trasmettere mentre siete in movimento o da dentro edifici o veicoli, che riducono notevolmente la portata della radio.
  2. Impugnate correttamente la radio. Tenete l’antenna in posizione verticale, a circa dieci centimetri dalla bocca. Evitate di afferrare l’antenna durante la trasmissione, poiché questo riduce la portata del segnale. Assicuratevi che l’antenna sia inserita, e non trasmettete a potenza alta quando altre radio sono vicine, poiché potrebbe danneggiarle.
  3. Ascoltate prima di trasmettere. Prima di premere il tasto per parlare, verificate se il canale è libero. Se c’è una conversazione in corso, aspettate che finisca. In caso di emergenza, potete inserirvi nel dialogo, ma fate attenzione a non sovrapporre le voci.
  4. Pensate prima di parlare. Pianificate il messaggio per renderlo accurato, breve e chiaro. Dato che il canale radio è condiviso, cercate di mantenerlo libero il più possibile. Messaggi chiari riducono il rischio di incomprensioni e risparmiano la batteria.
  5. Aspettate un secondo prima di parlare. Dopo aver premuto il tasto per parlare, aspettate almeno un secondo per evitare che l’inizio del messaggio venga troncato.
  6. Modulate correttamente la voce. Parlate in modo calmo e naturale, con una cadenza uniforme, evitando di urlare o bisbigliare.
  7. Usate un linguaggio moderato. Evitate linguaggio offensivo o inappropriato, considerando che potrebbero esserci persone sensibili o minorenni in ascolto. Anche in situazioni delicate, usate un linguaggio rispettoso.
  8. Non divulgate dati personali. Per la sicurezza vostra e altrui, evitate di trasmettere informazioni sensibili come nomi, posizioni precise o altri dati personali. Ricordate che chiunque può ascoltare.
  9. Spezzate i messaggi lunghi ed evitate conversazioni serrate. Durante un dialogo, lasciate qualche secondo di “spazio bianco” tra i messaggi per consentire a chi ha urgenze di inserirsi. Se dovete dettare un messaggio lungo, suddividetelo in parti da venti secondi, con pause di cinque secondi.
  10. Confermate la ricezione dei messaggi. Come per un SMS, non è possibile sapere se il messaggio radio è stato ricevuto senza una conferma. Comunicate sempre l’avvenuta ricezione, e se siete voi a trasmettere, sollecitate un riscontro se non viene fornito spontaneamente.

Sintassi di un messaggio radio

Nel contesto delle comunicazioni via radio, la sintassi di un messaggio riveste un’importanza fondamentale per garantire chiarezza, efficienza e comprensione immediata tra gli interlocutori. A differenza del telefono, dove ci si parla direttamente in modo bidirezionale e simultaneo, la radio impone un’alternanza precisa nell’uso del canale: si parla uno alla volta, e questo rende necessario strutturare ogni messaggio secondo un ordine ben definito.

Un messaggio radio corretto segue cinque elementi distinti:

  1. Nominativo del destinatario
  2. La parola “QUI” (oppure “SONO”)
  3. Nominativo del mittente
  4. Contenuto del messaggio
  5. Parola-procedurale di chiusura: PASSO o CHIUDO

Facciamo un esempio concreto per capire meglio: immaginate che la l’accompagnatore Paolo voglia comunicare con l’accompagnatore Maria, in coda al gruppo di escursionisti, per informarla di aver raggiunto un punto di arrivo. Il messaggio sarà:

«Maria QUI ( o SONO) Paolo siamo arrivati al traguardo PASSO»

Maria potrebbe allora rispondere:

«Paolo QUI (o SONO) Maria RICEVUTO CHIUDO»

In questo secondo messaggio, “RICEVUTO” conferma la ricezione e comprensione del messaggio precedente, mentre “CHIUDO” segnala la fine della conversazione, specificando che non è attesa alcuna replica.

Questa struttura, apparentemente rigida, è in realtà ciò che consente alle comunicazioni radio di funzionare anche in situazioni complesse, come quando si lavora in ambienti rumorosi, con segnale debole, o quando ci sono più operatori sintonizzati sullo stesso canale.

Pensate a un canale radio come a una grande stanza affollata, dove più persone possono ascoltare, ma solo una alla volta può parlare. Se uno vuole comunicare con un altro, deve prima chiamarlo per nome, poi identificarsi, dire ciò che ha da dire e infine lasciare spazio per la risposta. Esattamente come fareste se, in mezzo alla folla, cercaste di attirare l’attenzione di un amico gridando: “Luca! Sono Mario! Ci vediamo all’uscita!”.

Senza questa sintassi codificata, la comunicazione diventerebbe caotica, con continui equivoci su chi sta parlando a chi, con quale messaggio e con quale priorità. È per questo che è tanto importante non solo conoscere la forma corretta, ma anche esercitarsi a utilizzarla con naturalezza, fino a farla diventare un’abitudine automatica.

La padronanza di questa sintassi non è solo una questione di stile: in ambito escursionistico, di soccorso o in attività operative, può davvero fare la differenza tra un coordinamento efficace e un’azione confusa, tra sicurezza e rischio.

Paolo Latella
Presidente CR Calabria FIE

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Dalla FIE: Il Vallo di Diano e le sue meraviglie con Yogarmonia

L’Associazione Yogarmonia Walking and Trekking dal 25 al 27 aprile 2025 sarà nel Cilento a visitare il Vallo di Diano e le sue meraviglie, Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Come leggiamo nella sottostante locandina, le attività avranno inizio subito dopo la sistemazione in albergo, con una escursione alla Valle delle Orchidee, luogo simbolo in cui ne fioriscono 184 entità.

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