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Dalla FIE: Il Cammino del Pensiero: Filosofia ed Escursionismo

L’escursionismo e la filosofia sembrano, a prima vista, due ambiti distanti; tuttavia l’escursionismo si presta a molte riflessioni filosofiche, perché mette in gioco aspetti profondi della nostra relazione con la natura, il tempo, lo sforzo e il senso della vita.

La pratica dell’escursionismo ci porta attraverso sentieri, boschi e montagne, facendoci sperimentare la fatica fisica e la bellezza della natura.

La filosofia, invece, ci guida nei meandri del pensiero, spingendoci a riflettere su concetti astratti e sulla condizione umana.

Tuttavia, a ben vedere, queste due dimensioni condividono un legame profondo, unendo il viaggio esteriore a quello interiore.

Il Cammino come Metafora della Ricerca Filosofica

La filosofia è, per sua natura, un percorso.

Già nell’antica Grecia, Socrate si muoveva tra le strade di Atene interrogando i cittadini, utilizzando il dialogo come mezzo per esplorare il sapere.

Camminare e pensare sono attività complementari: il movimento del corpo stimola quello della mente. Non a caso, filosofi come Kant e Nietzsche attribuivano grande importanza alle passeggiate quotidiane, considerate momenti di profonda riflessione.

L’escursionismo, con il suo procedere lento e metodico, riflette il processo filosofico, si parte da una domanda: si affrontano ostacoli lungo il percorso e, con il tempo, si giunge a una comprensione più profonda.

Il sentiero diventa così una metafora del ragionamento, con le sue deviazioni, le sue fatiche e le sue illuminazioni improvvise.

La Natura come Spazio di Riflessione

Trascorrere del tempo in mezzo alla natura permette di distaccarsi dal rumore della vita quotidiana, favorendo la contemplazione.

Molti filosofi hanno trovato nell’ambiente naturale una fonte di ispirazione: Rousseau vedeva nella solitudine dei boschi un mezzo per recuperare la purezza originaria dell’uomo, mentre Thoreau, con la sua esperienza a Walden, ha trasformato la vita immersa nella natura in un vero e proprio esperimento filosofico.

L’escursionismo diventa così un’occasione per rivedere le nostre priorità, per riflettere sulla relazione tra uomo e ambiente, e per riscoprire un senso di connessione con il mondo. Camminando, si entra in uno stato di quiete mentale che facilita la riflessione, rendendo la natura un vero e proprio “laboratorio filosofico” a cielo aperto.

Il Superamento dei Limiti

Un altro aspetto che accomuna filosofia ed escursionismo è la sfida dei limiti. La filosofia ci spinge a mettere in discussione certezze e convinzioni, mentre l’escursionismo ci pone di fronte ai limiti fisici e mentali.

Affrontare una salita impegnativa, resistere alla fatica e superare gli ostacoli naturali richiede la stessa determinazione necessaria per affrontare questioni esistenziali complesse.

Nietzsche, nel suo concetto di “Oltreuomo”, parlava della necessità di trascendere sé stessi, un’idea che ben si adatta all’esperienza dell’escursionismo.

Ogni vetta raggiunta rappresenta non solo una conquista fisica, ma anche una crescita interiore, un passo in più verso una maggiore consapevolezza.

Conclusione

L’escursionismo e la filosofia condividono dunque uno stesso spirito: la ricerca di significato attraverso il movimento.

Camminare tra i sentieri del mondo significa, in fondo, camminare anche dentro di sé. In un’epoca caratterizzata dalla frenesia e dalla superficialità, l’atto di rallentare, osservare e riflettere assume un valore rivoluzionario.

Forse, la vera saggezza sta proprio nel mettere un piede davanti all’altro, con mente aperta e cuore leggero.

Questo primo articolo ci trasporta direttamente verso la nostra prossima domanda: “Il viaggio è più importante della meta?”

Giovanni Macrino
Associazione Atargatis APS
Delegazione Lazio

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Dalla FIE: Utilizzo delle trasmissioni radio nella pratica escursionistica

Negli ultimi decenni, con l’avvento dei telefoni cellulari e della rete internet, le modalità di comunicazione si sono evolute rapidamente. Tuttavia, in ambito escursionistico, la radio rimane ancora oggi uno strumento essenziale, spesso più affidabile rispetto agli smartphone.

Le escursioni, specialmente in ambienti montani o boschivi, possono presentare sfide di comunicazione dovute alla mancanza di copertura di rete. In questi casi, l’uso della radio permette di mantenere il contatto con il gruppo e con eventuali squadre di soccorso, garantendo maggiore sicurezza e coordinamento. Inoltre, in situazioni di emergenza, dove il tempo è un fattore critico, la rapidità e l’efficacia di una comunicazione radio possono fare la differenza tra un intervento tempestivo e un ritardo pericoloso.

Perché la radio e non il telefono?

Molti escursionisti si affidano esclusivamente ai telefoni cellulari per le comunicazioni, senza considerare che questi dispositivi hanno dei limiti significativi in ambienti remoti.

La differenza principale tra questi due sistemi sta nel modo in cui permettono la comunicazione. Mentre il telefono consente di parlare e ascoltare simultaneamente, come in una conversazione faccia a faccia (modalità “full-duplex”), la radio funziona in modalità “simplex” o “half-duplex,” permettendo solo a una persona alla volta di parlare.

Questo richiede che gli interlocutori si alternino nel prendere la parola, con un meccanismo simile a una chat testuale, dove è necessario aspettare il proprio turno per rispondere. Se più persone parlano contemporaneamente, solo il segnale più forte sarà udibile, mentre gli altri verranno bloccati.

La radio offre vantaggi unici, tra cui:

  • Indipendenza dalle reti telefoniche: le radio operano su frequenze specifiche e non necessitano di infrastrutture esterne per funzionare.
  • Comunicazione immediata: basta essere sintonizzati sulla stessa frequenza per trasmettere e ricevere messaggi senza dover comporre numeri o aspettare la risposta.
  • Migliore coordinamento di gruppo: con un’unica trasmissione è possibile raggiungere più persone contemporaneamente, facilitando l’organizzazione durante le escursioni.
  • Maggiore autonomia: le radio, specialmente quelle progettate per l’escursionismo e il soccorso, hanno una durata della batteria superiore rispetto agli smartphone.
  • Resistenza agli agenti atmosferici: molte radio escursionistiche sono progettate per resistere a pioggia, neve e urti, risultando quindi più adatte agli ambienti estremi.

Cenni storici e sviluppo della radio nelle attività all’aperto

Le trasmissioni radio hanno una lunga storia nell’ambito delle comunicazioni d’emergenza e nel coordinamento delle operazioni militari, civili e di soccorso. L’uso della radio in ambito escursionistico ha preso piede negli ultimi decenni, con la nascita di reti come la Rete Radio Montana, che promuove l’uso delle trasmissioni radio tra gli escursionisti per garantire sicurezza e assistenza in caso di necessità.

Nei paesi con ampie aree selvagge, come gli Stati Uniti e il Canada, le radio sono ampiamente utilizzate da ranger, guide alpine e gruppi di escursionisti per mantenere il contatto anche in aree impervie. In Italia, sebbene l’uso della radio sia meno diffuso, molte associazioni escursionistiche stanno promuovendo la sua adozione per migliorare la sicurezza nelle attività outdoor. Alcune regioni stanno iniziando a implementare programmi di sensibilizzazione e formazione sull’uso corretto delle radio, riconoscendone il valore strategico nella gestione delle emergenze.

Guida all’uso delle radio ricetrasmittenti

Le radio ricetrasmittenti, pur variando per tipologia e ambito d’uso, condividono un funzionamento di base simile. La loro semplicità e affidabilità le rendono strumenti essenziali in contesti dove la comunicazione è fondamentale.

Le radio più comunemente utilizzate nella pratica escursionistica sono quelle operanti nella banda PMR466 (Private Mobile Radio 446 MHz). Sono dispositivi di comunicazione a corto raggio che operano su frequenze UHF nella banda 446 MHz, liberamente utilizzabili senza necessità di licenza in molti paesi europei. Sono progettate per comunicazioni personali e professionali in contesti come escursionismo, sicurezza, eventi e attività all’aperto.

Queste radio sono caratterizzate da una potenza massima di trasmissione di 0,5 watt, il che limita la loro portata a 3-10 km in base alle condizioni ambientali e alla presenza di ostacoli. Offrono 8 o 16 canali preimpostati e spesso dispongono di subtoni CTCSS/DCS, che consentono di filtrare le interferenze e rendere le comunicazioni più chiare.

Essendo compatte, economiche e facili da usare, le radio PMR446 sono ideali per gruppi che necessitano di una comunicazione semplice e immediata senza dipendere da reti telefoniche o internet.

Per un utilizzo corretto ed efficace, è importante seguire alcuni passaggi chiave.

Prima di tutto, è essenziale leggere il manuale d’uso per comprendere le funzioni principali della radio, come accensione, spegnimento, gestione della batteria e utilizzo del tasto PTT. Anche se l’apparato è preconfigurato, familiarizzarsi con le impostazioni aiuta a prevenire eventuali problemi sul campo.

Un aspetto cruciale è la batteria: deve essere completamente carica prima dell’utilizzo e, se possibile, è consigliabile portarne una di riserva. Per evitare cali di prestazione, è bene effettuare ricariche periodiche anche quando la radio non viene usata a lungo.

Una volta accesa, occorre sintonizzarsi sulla frequenza operativa concordata con il gruppo. Nei modelli con selezione manuale, è possibile inserire direttamente la frequenza, mentre nelle radio con canali preimpostati basta scegliere quello più adatto, evitando quelli già occupati per ridurre interferenze.

Per migliorare la qualità della trasmissione, è utile impostare il subtono, se disponibile, per filtrare segnali estranei. Anche la regolazione dello squelch è importante: un’impostazione troppo alta potrebbe bloccare segnali deboli, mentre una troppo bassa aumenterebbe il rumore di fondo. Una volta completata la configurazione, è buona norma effettuare una prova di comunicazione con gli altri escursionisti per verificare che tutti siano sintonizzati correttamente. Durante questa fase è consigliabile mantenere una distanza di almeno due metri tra le radio per evitare disturbi nella trasmissione.

Un altro aspetto fondamentale è la regolazione del volume, che deve essere impostato in modo da permettere un ascolto chiaro senza distorsioni.

Quando si utilizza il tasto PTT, è importante premere e attendere un attimo prima di parlare, per evitare che l’inizio del messaggio venga tagliato. Dopo aver trasmesso, bisogna rilasciare il tasto per consentire agli altri di rispondere, ricordando che le comunicazioni radio non permettono di parlare e ascoltare contemporaneamente.

Seguendo queste semplici indicazioni, l’utilizzo della radio diventa efficace e sicuro, garantendo una comunicazione chiara e affidabile in ogni situazione.

Nella seconda parte parleremo delle tecniche di trasmissione, ovvero delle indicazioni pratiche per un corretto utilizzo dei radioapparati.

Fine prima parte.

Paolo Latella
Presidente CR Calabria FIE

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Dalla FIE: Primo Soccorso in escursione: guida pratica ed essenziale

In un mondo in cui l’amore per la natura e la passione per l’escursionismo si intrecciano, la sicurezza rappresenta un elemento imprescindibile per vivere ogni esperienza in montagna nel modo più consapevole e responsabile possibile. Il primo soccorso in escursione, infatti, non è soltanto un insieme di tecniche da applicare in situazioni di emergenza, ma anche un percorso formativo che permette a ciascun escursionista di affrontare con sicurezza e prontezza quelle situazioni impreviste che, talvolta, possono trasformarsi in momenti critici. La presente guida intende fornire una panoramica approfondita e dettagliata sulle principali metodologie, attrezzature e comportamenti da adottare, mantenendo un tono professionale e autorevole ma al contempo accessibile e amichevole.

1. L’Importanza del Primo Soccorso in montagna

La montagna, con la sua bellezza mozzafiato e il fascino di panorami incontaminati, nasconde al contempo insidie e rischi che possono compromettere l’incolumità dell’escursionista. Dalle cadute accidentali alle escursioni in condizioni meteorologiche avverse, ogni percorso comporta la possibilità di infortuni. La conoscenza delle tecniche di primo soccorso diventa dunque un’arma fondamentale per gestire in autonomia le prime fasi di un’emergenza, stabilizzando il quadro clinico della persona colpita e, in molti casi, facendo la differenza tra un esito positivo e una situazione critica. La formazione al primo soccorso in escursione non è solo un obbligo morale, ma una vera e propria responsabilità che ogni amante della montagna dovrebbe assumersi prima di intraprendere qualsiasi itinerario.

2. Preparazione e formazione: il primo passo verso la sicurezza

Prima di ogni uscita, è essenziale acquisire nozioni di base sul primo soccorso, partecipando a corsi specifici e aggiornamenti periodici. La Federazione Italiana Escursionismo promuove attivamente la formazione dei propri associati, offrendo corsi riconosciuti che coprono argomenti quali la gestione delle emergenze, la valutazione dello stato di coscienza, la gestione delle vie aeree, e l’uso corretto dell’attrezzatura medica di emergenza. Questi corsi, oltre a fornire competenze tecniche, aiutano a sviluppare la capacità di mantenere la calma e a prendere decisioni rapide in situazioni di stress.

Durante il percorso formativo, si impara a riconoscere i segni premonitori di situazioni pericolose e a utilizzare strumenti indispensabili come il kit di primo soccorso. La consapevolezza che ogni minuto può fare la differenza nel soccorrere una persona in difficoltà è il motore che spinge ogni escursionista ad aggiornarsi costantemente e a non sottovalutare l’importanza della prevenzione.

3. Attrezzatura essenziale: il kit di Primo Soccorso

Un kit di primo soccorso ben fornito rappresenta una componente fondamentale per ogni escursione, e la sua configurazione deve rispecchiare le esigenze specifiche del percorso intrapreso. Tra gli elementi imprescindibili troviamo:

  • Bendaggi e garze sterili: indispensabili per coprire ferite e ridurre il rischio di infezioni.
  • Disinfettanti e antisettici: utili per pulire e disinfettare le lesioni.
  • Cerotti e nastri adesivi: per proteggere piccole abrasioni e ferite superficiali.
  • Fermagli e forbici da taglio: strumenti essenziali per la gestione delle medicazioni.
  • Guanti monouso: per proteggere sia chi soccorre che chi viene soccorso, limitando il rischio di contaminazioni.
  • Medicazioni per fratture: stecche, fasce elastiche e supporti rigidi utili per immobilizzare gli arti in caso di sospette fratture.
  • Coperta termica: un elemento che può rivelarsi vitale per prevenire l’ipotermia in caso di esposizione prolungata a basse temperature.

L’attrezzatura deve essere scelta in base alla durata e alla difficoltà dell’escursione, e il kit deve essere controllato periodicamente per garantire che tutti gli elementi siano in buono stato e all’interno della data di validità. La familiarità con il proprio kit di primo soccorso è altrettanto importante quanto la conoscenza delle tecniche di base: un escursionista preparato sa esattamente dove si trovano gli strumenti necessari e come utilizzarli in modo corretto.

4. Tecniche di Primo Soccorso in escursione

Il primo soccorso in montagna si fonda su una serie di tecniche che, se eseguite correttamente, possono stabilizzare la situazione in attesa dell’arrivo dei soccorsi. Tra le principali tecniche, possiamo citare:

  • Valutazione della scena e della situazione: prima di intervenire, è fondamentale accertarsi che l’area sia sicura sia per chi soccorre che per la persona infortunata. La valutazione iniziale include la verifica dello stato di coscienza, il controllo della respirazione e l’identificazione di eventuali lesioni visibili.
  • La manovra ABC: un protocollo fondamentale che prevede la verifica delle vie Aeree, della Respirazione e della Circolazione. In caso di emergenze gravi, questo metodo permette di identificare rapidamente le necessità primarie e di intervenire di conseguenza.
  • L’immobilizzazione: in presenza di sospette fratture o traumi alla colonna vertebrale, è essenziale immobilizzare l’area interessata. Utilizzare stecche o materiali rigidi presenti nel kit di primo soccorso può prevenire ulteriori danni e facilitare il trasporto del ferito.
  • La gestione delle emorragie: l’uso di garze sterili, bendaggi compressivi e, se necessario, torni emostatici rappresenta il primo intervento per contenere le perdite di sangue.
  • Trattamento delle ustioni: in caso di ustioni, è importante raffreddare immediatamente l’area interessata con acqua pulita e, successivamente, coprirla con medicazioni sterili per prevenire infezioni.
  • L’intervento in caso di shock: lo shock può derivare da una risposta emotiva intensa o da una perdita significativa di sangue. La posizione supina con le gambe sollevate, unita a un’adeguata copertura termica e alla somministrazione di liquidi (se possibile), costituisce il primo passo per stabilizzare il paziente.

5. Gestione di Emergenze Specifiche: dall’ipotermia alle reazioni allergiche

La montagna è un ambiente in cui le condizioni climatiche possono variare drasticamente e dove numerosi fattori possono innescare situazioni di emergenza. Di seguito, alcuni scenari tipici e le relative misure di intervento:

  • Ipotermia: il freddo intenso, specialmente in alta quota, può portare rapidamente a una riduzione pericolosa della temperatura corporea. I sintomi iniziali includono tremori, confusione e perdita di coordinazione. In caso di ipotermia, è fondamentale riscaldare gradualmente la persona, utilizzando coperte termiche, asciugamani caldi e, se possibile, fonti di calore controllate.
  • Disidratazione e colpi di calore: durante le escursioni in ambienti caldi o esposti al sole diretto, la disidratazione può rapidamente evolvere in un colpo di calore. Il soccorso prevede l’immediata reidratazione del soggetto con acqua e soluzioni elettrolitiche, oltre a trovare un’area d’ombra e a rinfrescare il corpo con acqua fresca.
  • Reazioni allergiche: gli escursionisti possono essere esposti a punture di insetti o contatti con piante irritanti, che in alcuni casi possono scatenare reazioni allergiche gravi. La tempestiva somministrazione di antistaminici, unitamente all’utilizzo di adrenalina (per chi ne è in possesso e ha una prescrizione medica) e la comunicazione immediata con i soccorsi, sono azioni cruciali per contenere la reazione.
  • Traumi da caduta: le cadute rappresentano uno dei principali rischi in montagna. La valutazione accurata della zona interessata, l’immobilizzazione e la gestione delle possibili fratture devono essere eseguite con precisione, senza tentare di muovere eccessivamente il soggetto infortunato, a meno che non vi sia pericolo imminente.

6. La comunicazione in caso di emergenza

La capacità di comunicare in maniera chiara ed efficace durante una situazione di emergenza può fare la differenza tra un intervento tempestivo e un ritardo potenzialmente fatale. È essenziale saper utilizzare il telefono satellitare o il cellulare, se coperto, per contattare i soccorsi, fornendo informazioni precise sulla posizione, la natura dell’emergenza e il numero di persone coinvolte.

La preparazione di una breve descrizione dei sintomi e delle condizioni del ferito, unita alla conoscenza dei riferimenti territoriali (come rifugi, sentieri principali o punti di riferimento naturali), agevola il lavoro delle squadre di soccorso. In molti casi, l’uso di dispositivi GPS e applicazioni dedicate permette di inviare la propria posizione in tempo reale, accelerando così l’arrivo dei soccorsi.

7. Consigli pratici e prevenzione

Prevenire è sempre meglio che curare. Di seguito alcuni consigli pratici per ridurre al minimo il rischio di incidenti durante le escursioni:

  • Pianifica il percorso: Informarsi preventivamente sulle condizioni del sentiero, sul meteo e sulle eventuali criticità del percorso. Seguire itinerari consigliati e, se possibile, condividere il piano di escursione con amici o familiari.
  • Non sottovalutare il meteo: Le condizioni meteorologiche in montagna possono cambiare rapidamente. Consultare le previsioni aggiornate e prepararsi ad affrontare eventuali variazioni, portando abbigliamento adeguato e protezioni contro il freddo e l’umidità.
  • Viaggia in gruppo: L’escursionismo è un’attività che diventa molto più sicura se praticata in compagnia. Un gruppo di escursionisti può intervenire rapidamente in caso di emergenza, riducendo il rischio di ritardi nei soccorsi.
  • Mantieni la calma: In situazioni di emergenza, mantenere un atteggiamento calmo e razionale è fondamentale. Un intervento precipitato e irrazionale può aggravare la situazione. La pratica costante delle tecniche di primo soccorso aiuta a sviluppare la capacità di restare lucidi anche sotto pressione.
  • Aggiorna le tue competenze: La formazione non si esaurisce con un singolo corso. Partecipa a workshop, corsi di aggiornamento e simulazioni pratiche per essere sempre al passo con le migliori pratiche di soccorso in montagna.

8. Conclusioni

Il primo soccorso in escursione rappresenta una competenza indispensabile per ogni appassionato di montagna. Non si tratta solo di una serie di tecniche, ma di un vero e proprio approccio alla vita in natura, in cui il rispetto per l’ambiente e la consapevolezza dei propri limiti si combinano per garantire esperienze uniche e sicure. La Federazione Italiana Escursionismo si impegna costantemente per diffondere queste conoscenze, promuovendo la formazione e la prevenzione come pilastri fondamentali per una pratica escursionistica responsabile.

Attraverso l’educazione continua, la preparazione adeguata e il corretto utilizzo dell’attrezzatura, ogni escursionista può diventare il primo anello di una catena di soccorso che salva vite. Ricordiamoci che la montagna è un dono prezioso: per goderne appieno la bellezza, è necessario rispettarla e, soprattutto, proteggersi. In ogni uscita, la sicurezza deve essere la nostra guida principale, e il primo soccorso un alleato insostituibile in caso di imprevisti.

Questa guida non vuole essere un manuale esaustivo, ma un invito a riflettere sull’importanza della formazione e della preparazione personale. Investire tempo e risorse nell’apprendimento delle tecniche di primo soccorso significa investire sulla propria sicurezza e su quella dei propri compagni di viaggio. In questo spirito, la Federazione Italiana Escursionismo rinnova il proprio impegno nel promuovere iniziative formative e corsi specializzati, affinché ogni appassionato di montagna possa affrontare le sfide del percorso con la sicurezza di essere ben preparato.

Ricordate: la conoscenza è la migliore difesa contro l’imprevisto. Affrontare la montagna con consapevolezza significa vivere esperienze indimenticabili, in cui ogni passo è una conquista e ogni emergenza, se gestita correttamente, diventa solo un’ulteriore occasione per crescere e imparare. Prendetevi cura di voi stessi e di chi vi accompagna, perché in montagna, come nella vita, la sicurezza e la solidarietà sono i veri sentieri che portano sempre verso nuove, meravigliose avventure.

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Dalla FIE: Quattro passi senza cartella

Una insolita escursione all’Azienda Agricola “La Tabacca”.

Questa gita è nata dall’aver ritrovato una carissima ex collega di lavoro, dopo più di 20 anni, in una giornata di inizio autunno, lo scorso anno.

Volevo percorrere un vecchio sentiero sulle alture di Crevari (Ge), che ricordavo di aver percorso anni fa e ad un certo punto mi sono imbattuto in un’antica casa contadina che ricordavo benissimo, ma completamente ristrutturata con tutti i criteri della sostenibilità, a cominciare dal rivestimento di paglia per la coibentazione. Davanti all’uscio, intenta a confezionare bottigliette con lo sciroppo di rose da lei prodotto, ho riconosciuto la mia ex collega Giorgia con la quale condivisi anni di lavoro nel campo educativo nella Cooperativa Sociale. Lo stupore e la felicità ci ha avvolto, nello scambiarci reciprocamente il percorso di vita di questi ultimi 20 anni! Non nascondo l’ammirazione che è nata in me nel vedere come Giorgia sia stata capace di concretizzare un progetto di cui mi parlò, in modo assolutamente generico e quasi visionario, quando venne a salutarmi poco prima di congedarsi dalla Cooperativa; così come emozionante è stata la frase che ad un certo punto della nostra discussione, mi ha riferito: “Lo sai che la tua indicazione di seguire ciò sentivo di voler fare nella vita, è stato di sprone per arrivare fin qui?”.

Da questo scambio di informazioni-emozioni al proporle una collaborazione nella veste di Accompagnatore Escursionistico scolastico, il passo è stato breve; infatti, dopo poco meno di un mese ho accompagnato la prima classe della scuola Montanella di Prà, le cui maestre hanno accettato con entusiasmo la possibilità di far conoscere questa realtà del nostro territorio.

Che emozione hanno provato ed espresso i bambini, sul percorso, nel bosco incantato e nei racconti presentati dalle conduttrici dell’Azienda! Infatti la loro competenza pedagogica si è espressa nel presentare la nascita dell’Azienda agricola e della cooperativa Sociale, come un racconto quasi fiabesco della loro fatica e tenacia nel creare quella realtà. La stanchezza del percorso, per i bambini, non si è quasi sentita, in quanto ripagata dalla merenda offerta, con i prodotti della casa e, come dicevo prima, dall’avvincente racconto esposto con grande capacità da Giorgia. Più di un bimbo, sulla via di ritorno, tirandomi dalla giacca mia ha detto: “Quando possiamo ritornarci?”.

Testo: Gabriele Parcelli
Foto: MauroMantovani
Accompagnatori Escursionistici Scolastici
Gruppo Camminatori ATL Coop

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Dalla FIE: Guida introduttiva: l’equipaggiamento essenziale per chi inizia a fare escursionismo

Iniziare a praticare l’escursionismo rappresenta un’avventura affascinante e, allo stesso tempo, un’occasione per entrare in contatto con la natura in modo autentico e consapevole. Per molti, il primo passo verso questo mondo può apparire intimidatorio, soprattutto quando si tratta di scegliere l’equipaggiamento giusto. Il percorso, infatti, non riguarda solamente la scelta casuale di scarpe o uno zaino qualsiasi, ma richiede una riflessione attenta su funzionalità, comfort, sicurezza e durabilità degli oggetti che accompagneranno ogni passo lungo sentieri spesso impervi e mutevoli. È fondamentale comprendere che l’equipaggiamento essenziale non deve essere inteso come un lusso superfluo, bensì come una necessità per garantire un’esperienza serena e senza imprevisti, in cui ogni elemento gioca un ruolo decisivo per il successo dell’uscita in montagna.

La prima considerazione da fare riguarda la scelta dello zaino, che rappresenta il “compagno di viaggio” ideale per chi inizia a fare trekking. La selezione del modello più adatto dipende principalmente dalla durata dell’escursione e dal tipo di itinerario che si intende affrontare. Uno zaino di medie dimensioni, tra i 25 e i 35 litri, risulta spesso la scelta più saggia per le giornate di escursionismo o trekking, in quanto offre spazio sufficiente per trasportare l’essenziale senza appesantire eccessivamente la schiena. La comodità di un buon zaino si fonda su un sistema di spallacci imbottiti e regolabili, una cintura lombare che distribuisce il peso in modo equilibrato e, in molti casi, un’imbottitura posteriore traspirante. È importante provare diverse configurazioni prima dell’acquisto, per verificare che il modello selezionato si adatti perfettamente alla conformazione fisica e alle esigenze personali, permettendo movimenti agili e una sensazione di leggerezza anche dopo ore di cammino.

Accanto allo zaino, la scelta delle calzature riveste un’importanza primaria. Le scarpe da trekking, o scarponi leggeri per chi preferisce un approccio meno impegnativo, devono garantire una presa sicura su terreni variabili, dal sentiero sterrato alle superfici più rocciose o umide. Le tecnologie moderne offrono materiali innovativi, come le membrane impermeabili e traspiranti, che permettono di mantenere i piedi asciutti anche in presenza di pioggia o di umidità elevata. La suola, solitamente in gomma con disegni specifici per aumentare l’aderenza, è un elemento su cui è bene non scendere a compromessi. Non meno importante è la cura nella scelta dei calzini: optare per modelli in lana merino o materiali sintetici tecnici può prevenire la formazione di vesciche e garantire un’ottima traspirabilità, riducendo il rischio di irritazioni anche durante le escursioni più lunghe.

Un altro aspetto fondamentale riguarda l’abbigliamento. Vestirsi a strati rappresenta la chiave per adattarsi alle variazioni di temperatura e alle condizioni climatiche imprevedibili che spesso si riscontrano in montagna. Il sistema a cipolla, che prevede l’uso di capi esterni impermeabili e antivento, di capi intermedi isolanti e di strati base traspiranti, consente di regolare il livello di comfort termico in ogni situazione. Per chi si avvicina all’escursionismo, è essenziale puntare su tessuti che facilitino l’evacuazione dell’umidità e riducano il rischio di surriscaldamento, mantenendo al contempo una protezione efficace contro il vento e le intemperie. È consigliabile investire in giacche tecniche dotate di membrane come GORE-TEX® o eVent®, che garantiscono un’eccellente impermeabilità e resistenza al vento senza compromettere la leggerezza del capo. La scelta dei materiali non è solo una questione di prestazioni, ma anche di durabilità: tessuti di qualità permettono di affrontare numerose uscite senza che il capo perda le sue caratteristiche originali, offrendo un eccellente rapporto qualità-prezzo nel lungo periodo.

La gestione dell’idratazione e dell’alimentazione è un altro elemento chiave dell’equipaggiamento essenziale per il trekking. Portare con sé una borraccia robusta o un sistema di idratazione integrato, come una vescica d’acqua, permette di mantenere costante l’apporto idrico durante l’uscita, prevenendo disidratazione e cali di energia. È fondamentale scegliere prodotti che siano facili da riempire, resistenti agli urti e che non assorbano facilmente i cattivi odori o i sapori residui, soprattutto se si prevede di alternare acqua fresca e altre bevande. Oltre all’idratazione, è importante avere a disposizione una piccola scorta di snack energetici, come barrette di cereali, frutta secca e noci, in modo da reintegrare rapidamente le energie durante le soste lungo il percorso.

Non si può poi dimenticare l’importanza degli accessori di sicurezza e degli strumenti di navigazione. Anche per chi è alle prime armi, è consigliabile portare con sé una mappa cartacea e una bussola, strumenti affidabili che non dipendono da batterie o dalla copertura del segnale telefonico. Oggi, grazie alle numerose app per il trekking, è possibile utilizzare dispositivi elettronici che integrano funzionalità di GPS, ma è sempre bene avere un piano B in caso di imprevisti. Un piccolo kit di pronto soccorso, contenente medicazioni di base, disinfettante, cerotti e, se possibile, un termometro, è un elemento imprescindibile per far fronte a eventuali piccole emergenze. L’adozione di un approccio prudente, che preveda una verifica accurata dell’equipaggiamento prima di ogni uscita, può fare la differenza tra un’esperienza piacevole e una situazione potenzialmente rischiosa.

Il tema della manutenzione dell’equipaggiamento assume un ruolo altrettanto rilevante, soprattutto per chi intende fare del trekking una pratica abituale. Con una cura adeguata, infatti, anche gli oggetti più costosi possono durare per molti anni, permettendo di affrontare ogni stagione con la certezza di avere strumenti sempre pronti all’uso. Pulire regolarmente scarpe, abbigliamento e zaino, seguendo le indicazioni del produttore, contribuisce a preservarne le caratteristiche tecniche e a prevenirne l’usura precoce. L’attenzione alla manutenzione include anche la verifica periodica dell’efficienza delle cerniere, dei sistemi di chiusura e delle cuciture, così da evitare che un piccolo difetto si trasformi in un problema serio durante un’escursione. La scelta di prodotti realizzati con materiali di qualità e progettati per resistere alle sollecitazioni dell’outdoor è il primo passo per garantire un’esperienza sicura e confortevole, ma il successo a lungo termine dipende anche dalla capacità di prendersi cura di ogni singolo elemento.

L’aspetto economico dell’equipaggiamento, infine, merita una riflessione accurata. In un’epoca in cui la qualità e la sicurezza sono strettamente legate al prezzo, è facile cadere nella tentazione di optare per soluzioni troppo economiche, che potrebbero rivelarsi inadeguate in situazioni critiche. Tuttavia, è possibile trovare un buon compromesso tra costo e prestazioni, soprattutto se si è disposti a investire tempo nella ricerca delle migliori offerte o nel considerare l’acquisto di prodotti usati in buone condizioni. In alternativa, il noleggio di attrezzatura per escursioni particolarmente impegnative può rappresentare una soluzione vantaggiosa per chi si avvicina al trekking in maniera sporadica o per chi desidera testare nuovi modelli prima di effettuare un investimento più consistente. La scelta oculata degli strumenti non solo influisce sulla qualità dell’esperienza, ma contribuisce anche a costruire una relazione duratura con la pratica, in cui la fiducia nei propri mezzi si traduce in maggiore serenità e consapevolezza durante ogni uscita.

Nel complesso, l’equipaggiamento essenziale per chi inizia a fare trekking rappresenta molto più di una semplice lista di oggetti da acquistare. È un insieme integrato di strumenti che, se scelti e mantenuti con attenzione, consentono di affrontare ogni percorso con la sicurezza di avere a disposizione tutto il necessario per vivere appieno il contatto con la natura. La preparazione accurata, dalla scelta dello zaino alle scarpe, dall’abbigliamento tecnico agli accessori di sicurezza, diventa parte integrante dell’esperienza escursionistica, trasformando ogni uscita in un’occasione per crescere, imparare e apprezzare la bellezza del mondo naturale. È importante ricordare che l’innovazione tecnologica continua a offrire nuove soluzioni, ma il criterio fondamentale resta sempre quello della funzionalità in relazione alle esigenze individuali. Adottare un approccio personalizzato, basato su prove sul campo e sul confronto con altri appassionati, permette di affinare nel tempo la propria dotazione, rendendo ogni percorso un’esperienza sempre più gratificante.

Il cammino verso la scoperta dell’escursionismo e del trekking è un percorso fatto di piccoli passi, in cui la conoscenza e la cura degli strumenti diventa la base su cui costruire avventure indimenticabili. Con una preparazione adeguata, ogni escursionista, anche il principiante, potrà affrontare le sfide della montagna con una marcia in più, godendo della libertà e della bellezza che solo il contatto con la natura sa offrire. In definitiva, l’equipaggiamento essenziale non è solo una necessità logistica, ma anche un elemento di fiducia e sicurezza che consente di concentrarsi sulla scoperta, sull’esperienza e, soprattutto, sulla gioia di vivere ogni passo lungo sentieri che, pur presentando difficoltà, offrono panorami mozzafiato e momenti di autentica connessione con il territorio. Con la giusta preparazione, il trekking diventa così una disciplina accessibile e gratificante, in cui l’attrezzatura è il primo alleato per intraprendere viaggi che arricchiscono il corpo e lo spirito, aprendo le porte a un mondo fatto di avventure, scoperte e incontri con se stessi.

L’articolo Guida introduttiva: l’equipaggiamento essenziale per chi inizia a fare escursionismo proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

Dalla FIE: Escursionismo pitagorico (Scuola pitagorica)

Con questo post, iniziamo un percorso – nato per caso da una conversazione telefonica – attraverso il rapporto fra la filosofia e la pratica dell’escursionismo. Ognuno di noi, infatti, ha un suo modo di approcciarsi all’atto del camminare nella natura e ne trae, oltre all’evidente beneficio fisico, anche valenze più profonde. 

Per il momento sono state evidenziate trenta Scuole filosofiche e questa serie di post ci accompagnerà, quindi, per una trentina di settimane. Poi vedremo, le idee sono tante e da ognuna di esse ne possono nascere molte di nuove. L’auspicio è comunque quello di arrivare alla fine di questo cammino conoscendo un po’ meglio noi stessi, il nostro rapporto con l’escursione e con la natura.

E forse, alla fine di questo lungo percorso, riusciremo a costruire una mappa dell’”escursionista tipo” della FIE, di quali sono le sue preferenze e aspettative.

La Redazione


Introduzione: Un’armonia antica nella pratica del camminare

Busto di Pitagora. Copia romana di originale greco, conservata presso i Musei Capitolini di Roma

Il nome “Pitagora” evoca immediatamente la figura del filosofo e matematico greco vissuto tra il VI e il V secolo a.C. Noto per il suo Teorema e per la convinzione che i numeri fossero alla base della struttura dell’universo, Pitagora fondò a Crotone una scuola caratterizzata da una forte dimensione iniziatica, dove la matematica si fondeva con la spiritualità, la musica e l’etica. L’approccio pitagorico alla realtà non era soltanto intellettuale: includeva aspetti di vita comunitaria, un regime alimentare specifico, esercizi spirituali e un’attenzione straordinaria per l’armonia e l’ordine.

Ora, proviamo a trasferire questo spirito in un contesto outdoor. Immaginiamo di poter definire un “escursionismo pitagorico”, un modo di camminare nella natura che non si limita all’esercizio fisico o alla contemplazione visiva, ma che si sforza di cogliere l’essenza numerica e armonica del paesaggio. Attraverso la lente della filosofia pitagorica, la passeggiata nel bosco o su un sentiero montano diventa un rituale ordinato, un’esperienza estetica ed etica insieme, dove ogni passo può essere letto come una cifra nel grande spartito numerico del cosmo.

Le radici filosofiche: la centralità del numero e dell’armonia

I pitagorici erano convinti che il principio primo dell’universo fosse il numero. Per essi, l’ordine cosmico, la musica delle sfere, l’armonia dei rapporti tra gli astri e la struttura degli oggetti naturali potevano essere colti attraverso rapporti numerici. Il numero non era un mero strumento di conteggio, ma una realtà ontologica, un principio costitutivo dell’essere. In questo contesto, la musica aveva un ruolo chiave: gli intervalli musicali, per Pitagora e i suoi seguaci, erano espressione udibile di proporzioni numeriche perfette.

Se trasliamo questi concetti nell’escursionismo, possiamo immaginare un approccio dove l’escursionista pitagorico non si limita a seguire un sentiero qualsiasi, bensì ne sceglie uno che presenti proporzioni armoniche: una salita che aumenta gradualmente con un certo rapporto tra distanza e dislivello, un itinerario che alterni tratti boscosi e radure secondo un ritmo bilanciato. Questa ricerca è più ideale che pratica, ma il senso poetico e simbolico è evidente: si cerca di ricreare, nel gesto del camminare, quell’armonia universale che i pitagorici individuavano nei numeri.

Il ruolo del silenzio, della misura e della disciplina

La comunità pitagorica era fortemente disciplinata: silenzio, sobrietà, riflessione, regole alimentari. Traslato nell’esperienza escursionistica, l’escursionismo pitagorico potrebbe prevedere un certo rigore nella preparazione e nell’esecuzione del percorso. Ciò non significa trasformare la passeggiata in un esercizio militare, bensì imprimere un atteggiamento attento e consapevole:

  • Silenzio e ascolto: I pitagorici imponevano periodi di silenzio agli allievi, ritenendo che la parola dovesse essere dosata con cura. L’escursionista pitagorico, analogamente, potrebbe dedicare parte del cammino all’ascolto puro: del vento tra le foglie, del rumore dei propri passi, del canto degli uccelli. Non si tratta di rinunciare a parlare con i compagni, ma di ritagliare spazi di quiete per sintonizzarsi con il paesaggio.
  • Misura e proporzione: La scelta dell’equipaggiamento, la lunghezza della tappa, la quantità d’acqua da portare: ogni decisione può diventare un piccolo esercizio pitagorico di misura e proporzione. Portare solo lo stretto necessario, dosare le risorse, apprezzare la semplicità. Questo riflette l’ideale pitagorico di moderazione, evitando eccessi e superfluità.
  • Disciplina alimentare e stile di vita: I pitagorici erano noti per una dieta prevalentemente vegetariana, motivata da ragioni etiche e spirituali. L’escursionista pitagorico potrebbe scegliere di sostituire i soliti snack con cibi semplici, frutta secca, pane integrale, acqua pura. Non per ascetismo fine a se stesso, ma per sperimentare una coerenza tra le proprie scelte e l’ideale di armonia universale: nutrire il corpo con elementi semplici, armonizzarsi con il ciclo naturale.

La dimensione musicale: ritmo e passi

La musica era al centro dell’esperienza pitagorica. Gli intervalli musicali (ottava, quinta, quarta) erano considerati espressioni dell’armonia cosmica. Possiamo immaginare che l’escursionista pitagorico presti attenzione al proprio ritmo di cammino come a una sorta di “melodia” composta dai passi. Conta i passi, gioca con la frequenza respiratoria, prova a stabilire una relazione tra il battito cardiaco e la cadenza dei movimenti. Non si tratta di un conteggio ossessivo, ma di un esercizio di consapevolezza che trasforma il gesto fisico in una danza con il paesaggio.

In più, l’escursionista pitagorico potrebbe portare con sé uno strumento musicale leggero (un flauto dolce, una piccola ocarina) o, più semplicemente, modulare a bassa voce un canto ispirato a intervalli armonici. L’idea non è di trasformare il sentiero in una sala da concerto, ma di percepire in modo diverso lo spazio e il tempo: la natura come uno spartito e i propri passi come note discrete.

Il paesaggio come figura geometrica

Un altro tratto distintivo del pitagorismo è l’idea che le forme geometriche siano espressione di principi primi. Il cerchio, il triangolo, il quadrato: figure semplici ma cariche di significato. L’escursionismo pitagorico invita a scorgere nel paesaggio le strutture geometriche implicite. Un bosco visto dall’alto potrebbe suggerire modelli frattali, una valle potrebbe incastonarsi tra le montagne come una figura geometrica irregolare ma ancora leggibile in chiave matematica. Anche la disposizione dei sentieri intorno a una località può essere vista come una rete di linee e angoli. Questo atteggiamento è un gioco di interpretazione simbolica: non bisogna credere letteralmente che la natura sia un teorema, ma usarne l’immagine per stimolare la fantasia, la riflessione e l’attenzione.

L’esperienza del numero

I pitagorici attribuivano a certi numeri significati peculiari. L’1 come principio, il 2 come dualità, il 3 come sintesi, il 4 come stabilità (i quattro elementi, le quattro stagioni), il 10 come perfezione della tetraktys (1+2+3+4=10). L’escursionismo pitagorico può quindi ispirarsi a questi simbolismi numerici:

  • La Tetraktys e la struttura della giornata: Un’escursione di quattro tappe, ciascuna con un elemento simbolico. La prima tappa dedicata all’osservazione dell’alba (elemento Fuoco), la seconda al passaggio in un prato umido (Acqua), la terza a un tratto boscoso (Terra), la quarta alla cresta ventosa (Aria). L’insieme delle quattro tappe, sommate, crea un’esperienza armonica e completa.
  • Il 3 come equilibrio: Programmare una sosta ogni tre chilometri, riflettere sulla tripartizione del percorso (inizio, centro, fine), vedere nel numero tre una guida per scandire il tempo e lo sforzo. Non serve essere rigorosi come un matematico anticollegiale, ma lasciarsi ispirare per dare un senso narrativo all’itinerario.

Una prassi escursionistica ispirata alle virtù pitagoriche

La Scuola pitagorica non era soltanto numeri e speculazioni astratte: era una comunità con valori etici. I pitagorici coltivavano la giustizia, la temperanza, l’amicizia, la concordia. Nell’escursionismo pitagorico, questi valori possono trovare un riscontro concreto:

  • Rispetto per la natura: L’armonia si esprime nel non disturbare l’ecosistema. L’escursionista pitagorico non lascia rifiuti, non provoca rumori inutili, non danneggia piante o animali. Mantiene un atteggiamento di reverenza verso la foresta, il fiume, la montagna, considerandoli parti di un grande ordine cosmico.
  • Cura del gruppo: Se si cammina in compagnia, l’escursionismo pitagorico invita a prendersi cura degli altri come si farebbe con le note di una stessa melodia. Nessuno viene lasciato indietro, si condivide l’acqua, si aspetta chi è in difficoltà. L’armonia del gruppo rispecchia l’armonia dei numeri.
  • Moderazione: Non si tratta di compiere imprese estreme, ma di trovare la giusta misura. Il percorso non deve essere né troppo facile né troppo arduo. L’alimentazione sul sentiero deve essere sana ed equilibrata. L’atteggiamento deve ricercare l’equilibrio tra sforzo e riposo, tra parola e silenzio, tra contemplazione e movimento.

Applicazioni pratiche: come organizzare un’escursione pitagorica

Poniamo di voler preparare una giornata di “escursionismo pitagorico” per un piccolo gruppo di amici curiosi. Ecco alcuni suggerimenti:

  1. Scelta del percorso: Individua un sentiero di lunghezza modesta, ad esempio 10 km, in modo da richiamare la perfezione della tetraktys. Se possibile, cerca un itinerario che includa varietà di ambienti: un tratto iniziale pianeggiante, una lieve salita, un passaggio vicino a un torrente e un punto panoramico finale.
  2. Strutturazione della giornata in quattro tappe:
    • Prima tappa: 1 km facile, tempo per fare qualche esercizio di respirazione e riscaldamento (elemento Fuoco: l’energia iniziale).
    • Seconda tappa: 2 km in cui si attraversa un ambiente umido (Acqua), magari un piccolo ponte su un ruscello. Sosta per bere acqua fresca, ascoltare il suono dell’acqua che scorre.
    • Terza tappa: 3 km di bosco (Terra), cammino in silenzio, osservazione dettagliata di piante, animali e suoli.
    • Quarta tappa: 4 km verso una cresta esposta al vento (Aria), esercizio di contemplazione panoramica. Arrivati in vetta, si può suonare un piccolo strumento, una semplice nota, per sancire il compimento dell’itinerario.
  3. Ritmo e numero: Invitare i partecipanti a contare i passi per brevi tratti, senza ansia, solo per prendere coscienza del proprio ritmo. Osservare come, variando la lunghezza del passo o la frequenza del respiro, si può influire sull’armonia del proprio movimento.
  4. Momenti di silenzio e parola: Alternare segmenti di cammino in cui si chiacchiera, si condividono impressioni e riflessioni, ad altri in cui regna il silenzio. Questa alternanza (parola/silenzio) rimanda agli opposti in armonia, concetto caro ai pitagorici.
  5. Conclusione e riflessione: Alla fine dell’escursione, sedersi in un luogo tranquillo e riflettere sull’esperienza. Cosa è significato cercare armonia nel cammino? Si è percepita una diversa qualità nell’osservare la natura, nell’ascoltare il proprio corpo, nello stare insieme agli altri?

L’attualità di un approccio antico

L’escursionismo pitagorico, come qui delineato, è un’operazione teorica, un gioco filosofico che prende spunto dai pitagorici antichi per proporre un esperimento di senso. Nell’era moderna, raramente consideriamo la natura in termini di rapporti numerici o armonie cosmiche. Eppure, questa lente di osservazione può restituirci un senso di connessione e significato. Viviamo in un mondo spesso governato da numeri aridi (quantità, distanze, statistiche) senza coglierne l’anima. I pitagorici ci ricordano che il numero può essere anche armonia, bellezza, spiritualità. Applicare questi concetti al semplice atto del camminare in un bosco diventa un modo per riconciliare la dimensione quantitativa con quella qualitativa dell’esperienza.

Conclusioni: Una sintesi simbolica del percorso

L’escursionismo pitagorico non è solo un “tema di fantasia”: è un invito a guardare l’esperienza outdoor con occhi nuovi. Attraverso la metafora pitagorica, possiamo imparare a dare un valore simbolico alla misura, all’armonia, all’ordine e alla semplicità. Il bosco non è più un semplice insieme di alberi, ma un tessuto di proporzioni; il sentiero non è più solo terreno da calpestare, ma un pentagramma su cui scrivere con i propri passi una melodia silenziosa.

Questo approccio non esclude gli altri: si può benissimo essere escursionisti “epicurei”, “stoici” o di qualsiasi altra inclinazione filosofica. Tuttavia, il richiamo pitagorico aggiunge un ulteriore livello di profondità: quello in cui ogni passo, ogni pausa, ogni respiro, trova il suo senso in un disegno più vasto, invisibile ma percepibile, che lega l’uomo alla natura attraverso le leggi segrete dell’armonia.

[Immagine di copertina: Pitagorici celebrano il sorgere del sole, opera di Fëdor Bronnikov, 1869]

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Dalla FIE: Escursionismo e salute cardiovascolare: come proteggere il cuore a passi lenti

L’escursionismo è un’attività che coniuga il piacere della scoperta con i benefici di un esercizio fisico a impatto controllato. Camminare nella natura non è soltanto un’esperienza di benessere mentale, ma anche una vera e propria terapia preventiva e riabilitativa per il cuore e il sistema circolatorio. Da sempre, il movimento è stato considerato uno dei pilastri fondamentali della salute cardiovascolare, e oggi numerose evidenze scientifiche confermano che il trekking e le passeggiate all’aperto possono giocare un ruolo chiave nella prevenzione di patologie cardiache e nella gestione di condizioni come ipertensione, ipercolesterolemia e insufficienza cardiaca lieve.

Il cuore è un muscolo, e come tale risponde all’allenamento con una maggiore efficienza. L’escursionismo, in particolare, si distingue da altre attività fisiche per il suo effetto benefico sulla capacità aerobica. Il movimento regolare, sostenuto nel tempo, aumenta il volume di sangue che il cuore è in grado di pompare ad ogni battito, migliorando così l’ossigenazione di tutti i tessuti e riducendo il carico di lavoro cardiaco a riposo. Questo si traduce in un abbassamento della frequenza cardiaca basale e in una maggiore resistenza alla fatica, due parametri fondamentali per la salute cardiovascolare.

Uno dei principali vantaggi dell’escursionismo rispetto ad altri sport è la possibilità di modulare l’intensità dello sforzo. A differenza della corsa o del ciclismo, che spesso richiedono un impegno cardiaco più elevato e prolungato, il trekking permette di mantenere un ritmo costante e adatto alle proprie capacità, riducendo così il rischio di sovraccarico per il cuore. Inoltre, il terreno vario e le salite dolci offrono un allenamento naturale che stimola la circolazione senza eccessi improvvisi di sforzo.

La pressione arteriosa è uno dei fattori di rischio più importanti per le malattie cardiovascolari, e numerosi studi dimostrano che l’attività fisica moderata e costante, come l’escursionismo, è in grado di abbassare la pressione sanguigna. Camminare regolarmente contribuisce a mantenere elastiche le pareti delle arterie, favorendo una migliore regolazione della pressione e riducendo il rischio di ipertensione cronica. Inoltre, il movimento stimola il sistema parasimpatico, il quale ha il compito di rilassare il corpo e ridurre gli effetti dello stress, un altro fattore chiave nell’insorgenza di problemi cardiaci.

Oltre a migliorare la pressione sanguigna, il trekking ha un effetto positivo sul metabolismo dei grassi. L’attività aerobica favorisce l’aumento del colesterolo “buono” (HDL), che aiuta a rimuovere i depositi di colesterolo “cattivo” (LDL) dalle arterie, prevenendo così l’accumulo di placche aterosclerotiche. Questo significa che, a lungo termine, camminare può contribuire a ridurre il rischio di aterosclerosi e malattie coronariche, due delle principali cause di infarto e ictus. Inoltre, l’escursionismo aiuta a regolare il metabolismo del glucosio, risultando particolarmente benefico per le persone a rischio di diabete o con una resistenza insulinica.

Non bisogna dimenticare il ruolo dello stress nella salute cardiaca. Il ritmo di vita moderno, spesso frenetico, ha un impatto negativo sulla funzione cardiaca, aumentando la produzione di cortisolo e adrenalina, due ormoni legati alla risposta allo stress. L’escursionismo rappresenta un’efficace strategia per contrastare questi effetti. Camminare in un ambiente naturale ha dimostrato di ridurre significativamente i livelli di stress, migliorando l’umore e favorendo un senso di benessere generale. Questo avviene non solo grazie all’esercizio fisico in sé, ma anche per l’effetto rilassante del contatto con la natura. La cosiddetta “terapia verde”, ormai supportata da molteplici studi, evidenzia come l’esposizione a paesaggi naturali abbassi la pressione sanguigna, riduca la tensione muscolare e promuova una sensazione di calma che si riflette direttamente sulla salute cardiaca.

Per ottenere i massimi benefici cardiovascolari dall’escursionismo, è importante adottare un approccio graduale e consapevole. Per chi è alle prime armi o ha una storia clinica di problemi cardiaci, è consigliabile iniziare con percorsi semplici, preferibilmente in pianura o con dislivelli molto dolci. L’obiettivo iniziale dovrebbe essere quello di camminare per almeno 30-45 minuti, tre o quattro volte alla settimana, mantenendo un’intensità che permetta di parlare senza affanno. Con il tempo, è possibile aumentare la durata e la difficoltà delle escursioni, introducendo percorsi con salite leggere per stimolare ulteriormente il sistema cardiovascolare.

Un altro aspetto fondamentale è la respirazione. Spesso sottovalutata, una respirazione controllata e profonda migliora l’efficienza dell’ossigenazione e aiuta a mantenere un ritmo cardiaco regolare. Tecniche come la respirazione diaframmatica o la respirazione ritmica possono essere integrate nelle escursioni per massimizzare i benefici. Inoltre, è sempre consigliato monitorare la frequenza cardiaca durante l’attività, specialmente per chi soffre di ipertensione o altre patologie cardiovascolari. L’uso di un cardiofrequenzimetro può essere utile per mantenere l’intensità dello sforzo entro limiti sicuri e ottimali.

L’alimentazione gioca un ruolo chiave nel supportare la salute cardiovascolare durante il trekking. Un’alimentazione equilibrata, ricca di fibre, grassi sani e proteine di qualità, fornisce l’energia necessaria senza appesantire il metabolismo. Frutta secca, semi, cereali integrali e pesce ricco di Omega-3 sono alleati preziosi per mantenere il cuore in salute. È altrettanto importante garantire un’adeguata idratazione, poiché la disidratazione può aumentare la viscosità del sangue e la pressione arteriosa, mettendo sotto stress il sistema cardiovascolare.

L’escursionismo non è solo uno sport, ma uno stile di vita che può trasformarsi in una pratica regolare per mantenere il cuore giovane e in salute. Integrare le camminate nella propria routine quotidiana, magari sostituendo piccoli spostamenti in auto con tragitti a piedi o dedicando almeno un giorno alla settimana a una passeggiata nella natura, è una strategia efficace per migliorare la qualità della vita. Anche le persone con una mobilità ridotta possono trarre beneficio dall’escursionismo, scegliendo percorsi accessibili e pianeggianti che permettano di godere degli effetti positivi senza rischi eccessivi.

Le ricerche più recenti suggeriscono che i benefici del trekking sulla salute cardiovascolare non si limitano alla prevenzione, ma possono essere estesi anche alla riabilitazione post-infarto o post-operatoria. Programmi di camminata supervisionata vengono già utilizzati in molte cliniche per aiutare i pazienti a recuperare la funzionalità cardiaca in modo sicuro ed efficace. L’approccio graduale, la regolarità e il monitoraggio della frequenza cardiaca sono gli elementi chiave per chi vuole sfruttare l’escursionismo come strumento di recupero.

In definitiva, camminare a passo lento ma costante è una delle migliori strategie per prendersi cura del cuore. Un’attività alla portata di tutti, priva di controindicazioni se praticata con criterio, e ricca di vantaggi per il benessere psicofisico. Un’occasione per rallentare, ascoltare il proprio corpo e riscoprire il legame con l’ambiente, mantenendo il cuore forte e in salute, un passo alla volta.

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Dalla FIE: Organizzare un Raduno escursionistico tra Associazioni

Un Raduno di Associazioni escursionistiche è un evento che permette di unire appassionati della natura, condividere esperienze e promuovere la cultura del trekking e della conservazione ambientale. Organizzare un incontro del genere richiede una pianificazione dettagliata per garantire il successo dell’evento, il rispetto dell’ambiente e la sicurezza dei partecipanti.

Nella Federazione Italiana Escursioni Escursionismo (FIE) ogni anno sono promossi incontri regionali che i vari Comitati organizzano con impegno e generosità. Sono eventi di due, tre giorni solitamente corrispondenti a fine settimana di rilievo per la comunità locale. Durante questi incontri, sono trattati temi di rilievo quali l’importanza delle attività all’aperto in maniera solidale, inclusiva ed ecosostenibile con la partecipazione di persone di qualità che possono offrire una visione autorevole ed una prospettiva di pregio.

Nel 2025, la FIE ha pianificato addirittura un Raduno escursionistico nazionale abbinato ai Campionati assoluti della Marcia di regolarità, attività sportiva tradizionale della Federazione.

Proviamo ad immaginare i passi fondamentale attraverso i quali poter concepire, organizzare e condurre un Raduno escursionistico.

1. Definire gli Obiettivi del Raduno

Prima di iniziare l’organizzazione, è fondamentale stabilire gli obiettivi principali:

  • Favorire la collaborazione tra le Associazioni escursionistiche;
  • Promuovere il rispetto per la natura e la sostenibilità;
  • Offrire esperienze di trekking condivise;
  • Organizzare workshop e conferenze su tematiche ambientali. Queste possono essere offerte anche a personalità di rilievo esterne all’organizzazione, ma le cui competenze possono dare valore alla trattazione dei temi stessi.

2. Scegliere la Location

La scelta della location è uno degli aspetti più importanti. Alcuni fattori da considerare:

  • Accessibilità: deve essere facilmente raggiungibile dai partecipanti provenienti da diverse aree.
  • Capacità ricettiva: valutare la presenza di aree campeggio, rifugi o strutture ricettive nei dintorni.
  • Sentieri disponibili: selezionare percorsi con diversi livelli di difficoltà per accontentare la maggior parte.
  • Servizi e infrastrutture: verificare la disponibilità di servizi igienici, parcheggi e spazi per incontri.

3. Strutturare il Programma dell’Evento

Un raduno ben organizzato deve offrire un programma variegato e coinvolgente:

  • Escursioni guidate: pianificare itinerari per diversi livelli di esperienza.
  • Workshop tematici: sessioni su orientamento, sicurezza in montagna e sostenibilità.
  • Conferenze: incontri con esperti su biodiversità, cambiamenti climatici e tutela ambientale.
  • Momenti di socializzazione: attività serali come falò, musica dal vivo e cene comunitarie.

4. Coinvolgere le Associazioni e i Partner

Il coinvolgimento di altre associazioni e sponsor può aiutare a dare maggiore visibilità e supporto economico al raduno:

  • Invitare associazioni locali e nazionali di trekking e alpinismo.
  • Collaborare con enti pubblici per ottenere permessi e agevolazioni.
  • Coinvolgere sponsor legati all’outdoor e all’attrezzatura da trekking.
  • Creare partnership con aziende del settore turistico e ristorativo.

5. Organizzare la Logistica

Una gestione logistica efficiente è essenziale per il buon andamento dell’evento:

  • Trasporti: fornire informazioni su come raggiungere il luogo e opzioni di trasporto condiviso.
  • Alloggi: prevedere varie soluzioni (campeggio, rifugi, hotel convenzionati).
  • Ristorazione: offrire opzioni di pasti sostenibili e adatti a diverse esigenze alimentari.
  • Gestione dei rifiuti: predisporre aree di raccolta differenziata per minimizzare l’impatto ambientale.

6. Sicurezza e Regolamenti

Garantire la sicurezza dei partecipanti è una priorità assoluta:

  • Predisporre un piano di emergenza con contatti di primo soccorso.
  • Organizzare briefing iniziali su comportamento sicuro nei sentieri.
  • Fornire mappe dettagliate e punti di riferimento per l’orientamento.
  • Assicurarsi che tutti i partecipanti siano adeguatamente equipaggiati.

7. Promozione e Comunicazione

Un buon piano di comunicazione aiuta a garantire la partecipazione e il successo dell’evento:

  • Creare una pagina web dedicata con tutte le informazioni.
  • Utilizzare i social media per diffondere aggiornamenti e coinvolgere il pubblico.
  • Stampare volantini e locandine per la promozione locale.
  • Inviare comunicati stampa a giornali e riviste di settore.

8. Valutazione e Follow-up

Dopo il raduno, è utile raccogliere feedback per migliorare le future edizioni:

  • Distribuire questionari di gradimento ai partecipanti.
  • Organizzare un incontro di bilancio con gli organizzatori.
  • Pubblicare un resoconto dell’evento con foto e testimonianze.
  • Ringraziare tutti i partecipanti e i collaboratori con un messaggio di follow-up.

Elemento determinante che condiziona l’intera organizzazione ed in particolare gli aspetti logistici, è l’aspetto economico. Anche se la capacità di raccogliere sponsorizzazioni e/o contributi è stata valida, ogni Comitato per il raduno regionale e la Federazione per quello nazionale, non può non considerare cospicuo l’impegni di spesa. Detto impegno riteniamo che sia da considerare un investimento e come tale, comporti l’assunzione di rischi (mancata partecipazione, disfunzioni organizzative ecc.).  Siamo altresì convinti che sia un investimento imprescindibile perché gli obiettivi perseguiti sono di valore e soprattutto perché è un’attività coinvolgente che intrinsecamente favorisce la condivisione e il senso di appartenenza.

Organizzare, infine, un raduno di Associazioni escursionistiche richiede impegno e coordinazione, ma offre un’enorme opportunità di crescita per la comunità degli escursionisti. Pianificare con attenzione, coinvolgere i giusti partner e promuovere pratiche sostenibili sono elementi chiave per il successo dell’evento.

Massimiliano Bianchi
Giunta Federale

Responsabile Gruppo di Lavoro Comunicazione

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Dalla FIE: La campagna pubblicitaria della FIE sui Social

In questi giorni (fine febbraio – inizio marzo 2025) su Facebook e Instagram hanno iniziato a circolare dei post che invitano “Entrare in FIE” e lanciano la campagna iscrizioni per l’anno in corso.

Si tratta di un nuovo step nel lavoro di sviluppo della comunicazione in atto nella Federazione Italiana Escursionismo almeno a partire dal Congresso di Firenze del 2021. Una sfida che ci accompagnerà nel tempo e che coinvolgerà la Federazione in tutte le sue componenti. È quindi forse opportuno ripercorrere i passi già compiuti prima di passare a illustrare il nuovo progetto.

Tutti e quattro i tavoli preparatori al Congresso di Firenze del 2021 avevano posto con grande forza l’esigenza, per la FIE, di comunicare e proprio da questa richiesta si è voluti partire. Dapprima venne costituito un gruppo di lavoro abbastanza ristretto, che da subito iniziò a identificare le priorità di azione; si è poi quindi lavorato – e tuttora si lavora – sul sito web, ammodernandolo, garantendo una maggior velocità di accesso e, soprattutto, spostandolo in quello che è il suo dominio naturale e logico, ovvero fieitalia.it. Già in questa prima fase vennero fatte alcune scelte importanti: ad esempio, quella riguardo alla scelta dei colori, in modo da caratterizzare la FIE conferendole un’immagine moderna, seria e affidabile; e quella relativa allo stile di comunicazione che la Federazione ha deciso di adottare, definibile come sobrio e professionale. .

Quasi contemporaneamente è stato fatto un lavoro di uniformazione delle due riviste, “Escursionismo” e “Sentieri“. Si è molto spinto verso articoli di qualità che potessero essere al contempo fonte di informazione e di ispirazione per tutti gli escursionisti. SI è voluto cambiare il metodo di impaginazione ed è stato scelto un font autorevole, serio e, contemporaneamente, altamente leggibile, allo scopo di conferire autorevolezza e  riconoscibilità alle nostre pubblicazioni. Sempre a proposito delle riviste si è recuperato l’archivio completo di “Escursionismo” e le scansioni sono state messe a disposizione sul sito, perché la memoria va non solo preservata ma anche condivisa, soprattutto quando si ha una lunga, importante e bella storia alle spalle.. 

Dal 2021 è disponibile calendario illustrato, utile strumento per le pubbliche relazioni degli organismi periferici e strumento di riconoscibilità per le Associazioni. 

Ma è stato sufficiente tutto ciò? Assolutamente no. Quello della comunicazione è un lavoro quotidiano, di rifinitura, di costante rapporto con chi dirige la Federazione e con chi ne costituisce l’ossatura e la ragion d’essere, ovvero le Associazioni affiliate e i tesserati. E proprio sulla base di questa considerazione si è deciso di dare il via, dopo l’estate 2023 alla newsletter, strumento di informazione periodica inviato a tutti gli indirizzi email di cui disponiamo. Naturalmente è possibile iscriversi o cancellarsi liberamente (in fondo alla newsletter ricevuta si trova il link per farlo). 

E quindi eccoci arrivati a illustrare questo nuovo, importantissimo passo in avanti. La Federazione Italiana Escursionismo vuole crescere, in termini quantitativi, certo, ma anche in termini qualitativi. Si è quindi deciso di investire una cifra importante per quanto riguarda la comunicazione via social. Un progetto complesso che ha comportato alcune scelte, alcune rinunce e un notevole lavoro preparatorio. E vogliamo dirlo subito: i primi riscontri sono incoraggianti. 

Il progetto si è sviluppato in diverse fasi: la prima, ovviamente, quella della scelta dei media da utilizzare. Ne sono stati presi in esame diversi e alla fine la scelta è caduta su Facebook e Instagram. Abbiamo scartato Google per una ragione di costi, sebbene si prestasse molto bene per quelli che erano gli obiettivi prefissati. Anche TikTok è stato scartato, seppure per una ragione diversa: questo social, infatti, si rivolge prevalentemente a un target giovanile, e questo sarebbe un punto di forza, ma è quasi esclusivamente visuale, lascia poco spazio agli approfondimenti e, per quello che è il numero di utenti in Italia, è piuttosto caro. Facebook e Instagram, invece, facendo parte dello stesso gruppo, presentano potenti strumenti di integrazione e, soprattutto il primo, è già in uso da tempo in casa FIE. 

Si è deciso, grazie al supporto di un’agenzia specializzata – la Mideanet (Multimedia Idea Network), specializzata in produzione di progetti multimediali, siti Internet e web application, consulenze in ambito digital, analysis, progettazione, e altro – di operare in tre fasi:

  1. una prima fase di pubblicità generalista, il cui visual è presentato nell’immagine di copertina, volta a far conoscere il logo e il nome della FIE al più ampio pubblico possibile. Le persone contattate in questo modo, se lo vogliono possono “atterrare” sul sito della FIE alla pagina “la FIE in breve“, nella quale a grandi linee viene spiegato che cosa è la Federazione. Dalla landing page gli utenti, se lo desiderano, vengono indirizzati alla mappa delle associazioni o alla segreteria federale;
  2. una seconda fase, sempre generalista, di cui qui a destra presentiamo il visual,che indirizza gli utenti interessati a visitare una seconda landing page, più specificamente mirata al tesseramento, e infine
  3. una terza fase di “pubblicità organica”, che durerà nel tempo. e che cercherà di dare a tutti gli appassionati di escursionismo informazioni utili e interessanti per elevare il proprio bagaglio culturale nelle materie ritenute più interessanti per il corretto svolgimento delle attività outdoor proposte dalle associazioni affiliate. 

Per quest’ultima fase, interamente a carico delle strutture FIE preposte alla comunicazione, in particolare del Gruppo di Lavoro ad hoc composto da due membri della Giunta Federale, dalle figure indicate dagli organi territoriali e dai comitati di redazione di riviste e sito, si prevede la pubblicazione e la promozione di un notevole numero di articoli sul sito, che necessariamente dovrà cambiare la propria linea editoriale per un certo periodo, e degli opportuni rilanci sui social media adottati per la campagna. 

Il tone of voice della campagna sarà professionale e autorevole. Professionale, perché siamo preparati, autorevole perché possiamo permettercelo, visto che parliamo dall’alto di una storia di ottant’anni. All’interno di questi requisiti minimi di stile, i singoli autori avranno ampio margine di autonomia e apporranno la loro firma in calce agli articoli pubblicati, dato che si tratta di un lavoro collettivo e come tale deve essere identificato dal lettore. 

Come sempre, quando si tratta di comunicazione, le revisioni saranno continue e, alla fine, a decidere sarà il pubblico, sulla base del gradimento espresso mediante azioni concrete (che per noi sono, dal punto di vista quantitativo, numero di associazioni affiliate e numero di tesserati) e dalla diffusione dei valori e dei comportamenti di cui la FIE si è sempre fatta vanto (ricerca della massima sicurezza possibile in escursione, socialità, rispetto e tutela della natura, ecc.), che ci darà la misura del successo o meno di questa operazione. 

Nel quadro di quest’attività organica, grande importanza verrà data alle Associazioni, a ognuna delle quali verranno via via richiesti due contributi: il primo, più “istituzionale”, per descrivere le proprie finalità e attività; il secondo, più “emozionale”, per illustrare il più dettagliatamente possibile una delle tantissime escursioni che annualmente vengono organizzate. 

Male che vada, alla fine ci troveremo con una quantità enorme di materiale utile per raccontare la FIE in tutti i suoi aspetti, il mondo dell’escursionismo, quello della marcia alpina di regolarità e della marcia acquatica®, la nostra visione delle gare di sci, ecc. E, sempre male che vada, avremo acquisito un metodo di lavoro in ambito digitale che costituirà un grande valore aggiunto per la Federazione nel suo complesso. Se invece, come auspichiamo e come rileviamo dai primi indicatori sull’andamento della campagna, le nostre Associazioni accoglieranno nuovi amici e amiche e la rete territoriale della FIE si ramificherà ancora di più sul territorio.

Domani, lunedì 10 marzo 2025, si parte.

L’articolo La campagna pubblicitaria della FIE sui Social proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.