Dalla FIE: Alla ricerca dello scatto iconico: studiare la prospettiva e la profondità di campo

Nel vasto universo della fotografia naturalistica la ricerca dello scatto iconico si configura come un percorso personale e professionale, una continua sfida che porta il fotografo a esplorare e reinterpretare la realtà attraverso la lente della propria sensibilità artistica. In questo cammino, studiare con attenzione la prospettiva e la profondità di campo diventa essenziale per trasformare una scena apparentemente ordinaria in un’opera d’arte che cattura, in un solo istante, l’essenza del paesaggio e l’emozione che lo anima. Ogni uscita sul campo diventa così un laboratorio creativo in cui il fotografo si confronta con il gioco di luci e ombre, con la disposizione degli elementi naturali e con le infinite possibilità di composizione offerte dall’ambiente che lo circonda. L’abilità di posizionare la fotocamera in modo strategico, di scegliere l’angolazione giusta e di modulare la profondità di campo, permette di enfatizzare quei dettagli che altrimenti rischierebbero di perdersi in una riproduzione meccanica della realtà. È in questo contesto che la prospettiva assume il ruolo di linguaggio visivo, capace di dare vita a composizioni dinamiche e stratificate, in cui il dialogo tra primo piano, piani intermedi e sfondo crea un senso di spazialità e di movimento che invita l’osservatore a immergersi nella scena.

 

 

La gestione della profondità di campo è un aspetto altrettanto determinante: essa consente di selezionare con precisione quali elementi mantenere nitidi e quali, invece, lasciare in un delicato gioco di sfocature. Regolando l’apertura del diaframma, il fotografo può optare per una resa a campo ridotto, in cui il soggetto si distacca dal contesto grazie a un effetto bokeh che ne accentua l’importanza, oppure per una messa a fuoco estesa che abbraccia l’intera scena, rendendo ogni dettaglio parte integrante di un racconto visivo complesso. Questa scelta, che richiede una profonda conoscenza tecnica, diventa anche un atto di comunicazione estetica: decidere se isolare o integrare gli elementi del paesaggio significa infatti orientare lo sguardo dell’osservatore, guidandolo in un percorso emozionale che parte dal particolare per giungere al quadro complessivo.

Il dialogo tra luce e ombra rappresenta un ulteriore strumento attraverso cui plasmare la percezione della scena. Le variazioni di luminosità, in particolare nei momenti del giorno in cui la luce assume tonalità particolarmente calde o fredde, offrono l’opportunità di creare contrasti intensi e sfumature delicate. In situazioni di luce morbida, come quelle che si registrano durante l’ora d’oro o l’ora blu, la scelta di una prospettiva accurata e la regolazione della profondità di campo possono esaltare quei dettagli che rendono unica l’atmosfera del luogo. L’abilità nel leggere e anticipare questi mutamenti è il frutto di anni di esperienza e di studio, che porta il fotografo a sviluppare un istinto quasi innato per individuare l’istante in cui ogni elemento – dal paesaggio imponente al minimo particolare – converge per raccontare una storia.

Un ulteriore aspetto fondamentale è rappresentato dalla scelta dell’obiettivo e dalla conoscenza delle sue caratteristiche intrinseche. L’uso di un grandangolo, ad esempio, permette di catturare ampi spazi e di enfatizzare le linee di fuga, accentuando la sensazione di profondità e di vastità. Al contrario, un teleobiettivo può comprimere la scena, avvicinando visivamente gli elementi e creando effetti quasi pittorici, in cui la sovrapposizione di dettagli diventa il fulcro della composizione. In questo contesto il fotografo deve saper bilanciare la tecnica con l’intuizione, scegliendo non solo in base alle condizioni ambientali ma anche in funzione della storia che intende raccontare. La messa a fuoco manuale, seppur richiedendo un’attenzione costante, offre la possibilità di controllare ogni aspetto della resa dell’immagine, permettendo di sfruttare appieno il potenziale creativo di ogni scatto.

La modalità manuale, infatti, rappresenta uno strumento indispensabile per chi desidera andare oltre la semplice riproduzione della realtà e sperimentare nuove forme espressive. Attraverso il controllo diretto di parametri come la velocità dell’otturatore, l’apertura del diaframma e l’ISO, il fotografo può modulare la resa della luce e ottenere effetti particolari, come la creazione di scie luminose o il congelamento del movimento. Queste tecniche, unite ad una profonda conoscenza del funzionamento degli strumenti fotografici, permettono di mettere in scena situazioni complesse e di ottenere immagini che non sono solo tecnicamente corrette, ma anche cariche di significato. Ogni regolazione diventa un atto di scelta artistica, un modo per tradurre in immagini la propria visione del mondo e per comunicare, in maniera sottile e raffinata, le emozioni che il paesaggio riesce a evocare.

Il percorso verso lo scatto iconico è dunque costellato di momenti di sperimentazione e di scoperta, in cui la volontà di superare i limiti del convenzionale si traduce in un continuo processo di apprendimento. Non esiste una formula unica per catturare quell’immagine che rimane impressa nella memoria: ogni situazione richiede un approccio diverso, una diversa interpretazione delle leggi della fisica e dell’arte. È proprio questa diversità di approcci a rendere la fotografia un’arte in continua evoluzione, dove la ricerca personale si intreccia con l’innovazione tecnica e la voglia di raccontare il mondo in modo autentico. Il fotografo, attraverso il confronto costante tra teoria e pratica, impara a riconoscere quali elementi valorizzare e quali invece lasciar emergere attraverso un delicato gioco di sfocature e di messa a fuoco, trasformando ogni uscita in un’esperienza unica e irripetibile.

Considerare la prospettiva come un elemento narrativo significa, in ultima analisi, abbracciare una visione che va oltre la mera riproduzione del paesaggio. È un invito a guardare il mondo con occhi nuovi, a scoprire le geometrie nascoste e i ritmi naturali che caratterizzano ogni ambiente. La scelta della prospettiva, infatti, permette di esaltare determinati aspetti, creando un dialogo tra il visibile e l’invisibile, tra il reale e l’immaginato. Tale approccio richiede una sensibilità acuta e una capacità di osservazione che si affina col tempo, ma che diventa presto un elemento distintivo del lavoro del fotografo. È questa attitudine a sperimentare, a mettersi in gioco e a cercare sempre nuove angolazioni che, in definitiva, dà vita a immagini capaci di parlare direttamente all’anima di chi le osserva.

In un’epoca in cui la tecnologia offre strumenti sempre più sofisticati, non bisogna dimenticare che la forza della fotografia risiede soprattutto nella capacità di raccontare storie. Ogni scatto è il risultato di un’attenta pianificazione, di scelte tecniche e creative che si intrecciano per dare vita a un’immagine dal forte impatto emotivo. Studiare la prospettiva e la profondità di campo diventa così un percorso di crescita personale e professionale, in cui ogni errore e ogni successo contribuiscono a definire uno stile unico e riconoscibile. La passione per la fotografia non si esaurisce nella semplice capacità di riprodurre fedelmente una scena, ma si manifesta nella continua ricerca di nuove modalità espressive, nella voglia di sperimentare e di superare i confini del conosciuto.

Attraverso l’analisi delle tecniche e la pratica costante, il fotografo impara a valorizzare ogni elemento del paesaggio, trasformando il quotidiano in straordinario e donando nuova vita anche ai soggetti più comuni. Il processo creativo, fatto di tentativi, sperimentazioni e momenti di pura ispirazione, si traduce in immagini che, oltre a essere esteticamente piacevoli, sono in grado di raccontare storie, emozioni e sensazioni profonde. È questa fusione tra tecnica e passione che consente di raggiungere quella perfezione, quella magia che trasforma ogni scatto in un frammento di eternità, capace di rimanere impresso nella memoria di chi lo osserva.

Alla fine, la ricerca dello scatto iconico non è altro che un continuo viaggio di scoperta, un percorso fatto di studio, pratica e tanto amore per il mondo che ci circonda. Ogni immagine diventa un invito a esplorare nuove prospettive, a mettere in discussione i limiti della tecnica e a celebrare la bellezza in tutte le sue forme. La profondità di campo e la scelta della prospettiva, lungi dall’essere meri strumenti tecnici, si rivelano essere veri e propri mezzi espressivi che permettono di comunicare in modo autentico e diretto, creando un ponte tra il fotografo e lo spettatore. In questo continuo dialogo, ogni dettaglio, ogni gioco di luce e ombra si trasforma in una nota fondamentale di una sinfonia visiva, capace di raccontare, in maniera unica ed irripetibile, la bellezza del nostro mondo.

L’articolo Alla ricerca dello scatto iconico: studiare la prospettiva e la profondità di campo proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

Dalla FIE: Il galateo dell’escursionista. Regole di comportamento per un incontro ravvicinato con gli animali

Quando ci troviamo immersi nella natura, è facile lasciarsi trasportare dall’entusiasmo di un incontro ravvicinato con un animale selvatico. Che si tratti di un cervo maestoso, di un gregario cinghiale o persino di un timido lupo intravisto all’orizzonte, l’emozione è sempre grande. Al tempo stesso, è essenziale ricordare che questi incontri rappresentano un momento di delicato equilibrio fra l’essere umano e l’ambiente circostante. L’idea di un “galateo dell’escursionista” nasce proprio dalla necessità di avere una serie di regole non solo per la sicurezza di chi cammina in montagna, nei boschi o in altri ambienti selvatici, ma anche – e soprattutto – per il benessere e la conservazione degli animali che popolano questi luoghi. Dopotutto, ogni escursione dovrebbe diventare un’occasione di scoperta e di rispetto, evitando di trasformarsi in una fonte di stress per la fauna.

Per affrontare questo tema, è utile partire da un presupposto: ogni animale è portatore di comportamenti, abitudini e necessità che non sempre coincidono con l’idea romantica che noi possiamo farcene. In certi casi, i documentari e i racconti possono far sembrare più facili o più dolci di quanto non siano in realtà le interazioni con la fauna selvatica. Teniamo presente che un incontro ravvicinato, pur meraviglioso, richiede consapevolezza delle possibili reazioni dell’animale, che di norma tende a fuggire, ma in alcuni casi potrebbe anche mettersi sulla difensiva o mostrare comportamenti aggressivi, se percepisce una minaccia immediata. La prima grande regola, dunque, è mantenere sempre una distanza di sicurezza adeguata, in modo da non invadere lo spazio vitale del soggetto osservato. Con “adeguata distanza” s’intende il non far percepire in alcun modo la nostra presenza come un pericolo: in pratica, se l’animale mostra segnali di nervosismo – come movimenti repentini, sbuffi, versi brevi e ripetuti – potremmo essere già troppo vicini.

Un altro aspetto centrale è la gestione del rumore. Parlare a voce molto alta, schiamazzare o addirittura emettere suoni improvvisi per attirare l’attenzione dell’animale, costituisce un forte elemento di disturbo. Una buona consuetudine, quando ci si muove in una zona dove è plausibile incontrare la fauna, è cercare di camminare in silenzio o in maniera composta, magari conversando a bassa voce con i compagni di escursione. Questo permette non solo di osservare gli animali in modo più discreto, ma anche di cogliere meglio i suoni dell’ambiente circostante, come i richiami degli uccelli o i segnali di piccoli mammiferi. Al di là del piacere dell’avvistamento, infatti, camminare nella natura implica anche la possibilità di immergersi in una “colonna sonora” del tutto diversa da quella a cui siamo abituati in città: fruscii, versi, ronzii, cinguettii. Imparare ad ascoltarli è parte integrante del vivere l’escursionismo in modo completo.

Nella stessa ottica di un comportamento rispettoso, si pone il tema del contatto fisico e del tentativo di avvicinamento deliberato. Accarezzare un cucciolo di cervo o offrire cibo a uno scoiattolo può sembrare un gesto amorevole, ma in realtà è fortemente sconsigliato e, in alcune aree protette, esplicitamente vietato. Gli animali selvatici devono mantenere un livello di diffidenza nei confronti dell’uomo, così da salvaguardare la propria incolumità. Se un cervo, un capriolo o una volpe iniziano ad associare la presenza umana al cibo, potrebbero avvicinarsi in futuro a persone con comportamenti meno corretti o potrebbero gradualmente perdere la capacità di reperire nutrimento in modo autonomo. Inoltre, i cuccioli che ricevono l’imprinting dell’uomo rischiano di venire rifiutati dai genitori e di non sviluppare le abilità di sopravvivenza necessarie nell’habitat naturale. Dunque, per quanto possa essere emozionante, non è un atto di benevolenza, bensì un potenziale pericolo per la continuità della specie.

Un discorso analogo vale per gli animali più grandi o potenzialmente pericolosi. Chi va in montagna sa che la probabilità di incontrare un orso o un lupo è comunque esigua, ma non impossibile. In quelle rarissime occasioni, l’ideale è restare fermi, valutare la situazione e non compiere movimenti bruschi. Se l’animale ci ha notati, ci si dovrebbe allontanare gradualmente, senza correre e senza dare le spalle, mantenendo un atteggiamento calmo e vigile. L’istinto di fuga – soprattutto correndo a gambe levate – potrebbe infatti innescare, in specie predatorie come il lupo, la curiosità o l’istinto predatorio. Tuttavia, i lupi di norma non attaccano l’uomo: se non si sentono minacciati, si allontanano rapidamente e in silenzio. Più complesso è il caso degli orsi, che possono reagire in maniera più aggressiva se hanno piccoli al seguito. Anche qui la prontezza mentale e la calma possono fare la differenza. Molti parchi naturali offrono sessioni informative su come comportarsi in caso di incontro con grandi carnivori e sarebbe sempre consigliabile partecipare a tali incontri formativi, laddove disponibili, per avere un quadro più chiaro e personalizzato in base alla zona geografica che si frequenta.

Non meno importante è il capitolo riguardante i cani al seguito dell’escursionista. Molti amanti della natura amano portare con sé il proprio amico a quattro zampe. Nulla di male, purché si tengano presenti alcune accortezze. Innanzitutto, in tantissime aree protette vi sono regole precise sull’uso del guinzaglio, proprio per evitare che il cane, magari per gioco, si lanci all’inseguimento di un animale selvatico. Anche cani addestrati e normalmente obbedienti potrebbero farsi trascinare dall’euforia di un odore nuovo o di un piccolo animale che scappa. Questo mette in pericolo il cane, che potrebbe imbattersi in animali potenzialmente aggressivi, e disturba profondamente la fauna locale, che subisce una sorta di “caccia” non voluta. Altro aspetto da considerare è la trasmissione di malattie o parassiti: i cani regolarmente vaccinati e trattati con antiparassitari riducono i rischi di contagio, ma in ogni caso è sempre opportuno evitare contatti ravvicinati tra animale domestico e fauna selvatica. Perciò, quando si sentono abbaiare cani in lontananza durante un’escursione, spesso significa che stanno rincorrendo ungulati o altri animali, con conseguenze negative sia per gli uni che per gli altri.

Un ulteriore elemento spesso trascurato è la gestione dei rifiuti e dei resti di cibo. Abbandonare avanzi lungo il sentiero, anche se apparentemente “organici” come bucce di frutta, significa modificare le abitudini alimentari di alcuni animali e attirarne altri. Questo provoca uno sbilanciamento nell’ecosistema locale, perché gli animali diventano più propensi ad avvicinarsi ai luoghi frequentati dall’uomo, in cerca di cibo facile. Mantenere il principio di “portare a casa ciò che si porta in montagna” è quindi non solo un atto di civiltà e di ordine, ma anche la chiave per lasciare la natura così come l’abbiamo trovata, senza incoraggiare comportamenti innaturali della fauna. Inoltre, i resti di cibo potrebbero contenere sale, zuccheri e sostanze non adatte alla dieta degli animali selvatici, con ripercussioni anche sulla loro salute.

Nel “galateo dell’escursionista” rientra anche la sfera dell’osservazione e della fotografia. Riprendere con una fotocamera o un binocolo la fauna è un’esperienza affascinante, ma dobbiamo sempre chiederci se stiamo invadendo troppo l’intimità dell’animale. Alcuni appassionati di fotografia naturalistica, per esempio, usano teleobiettivi di grande portata, in modo da non doversi avvicinare eccessivamente ai soggetti ritratti. Se invece ci troviamo a pochi metri da un animale, il consiglio è di limitare i movimenti e di evitare scatti col flash, specialmente se parliamo di specie notturne come i rapaci o i mammiferi crepuscolari. Il bagliore improvviso può spaventarli o disorientarli, creando stress e possibili traumi. Anche in questo caso, la discrezione e la moderazione restano i principi guida, preferibili alla smania di immortalare tutto e subito, senza considerare le possibili conseguenze.

Un problema particolarmente sentito negli ultimi anni riguarda l’interazione con i cuccioli apparentemente “abbandonati”. Alcuni escursionisti, mossi da buone intenzioni, tendono a raccogliere cerbiatti o piccoli di capriolo trovati da soli, credendo che la madre li abbia lasciati. In realtà, in molte specie di ungulati, è normale che la madre si allontani per cercare cibo e che lasci il cucciolo fermo e nascosto nella vegetazione, per poi tornare da lui quando le condizioni sono tranquille. Prelevare un cucciolo può danneggiarne irreparabilmente la sopravvivenza, poiché la madre non lo riconoscerà più se è stato toccato dall’uomo o lo percepirà come compromesso da odori estranei. Per questo, gli enti di tutela raccomandano di non raccogliere mai i cuccioli, a meno che non sia evidente un pericolo gravissimo (come un incendio, un infortunio apparente o la presenza di un predatore incombente). In caso di dubbio, è preferibile contattare il corpo forestale o i ranger del parco per ricevere istruzioni.

Va ricordato che l’Italia, nelle sue diverse regioni, presenta una grande varietà di habitat: zone alpine, appenniniche, costiere, paludose, collinari e lacustri. In ognuna di queste, le “regole non scritte” di convivenza con gli animali possono assumere sfumature diverse. In alcune aree è più probabile imbattersi in branchi di cinghiali, in altre potrebbe capitare di scorgere un’aquila in caccia o un gruppo di stambecchi su un dirupo. Conoscere le caratteristiche dell’area che stiamo per esplorare, informandoci prima della partenza, ci aiuta a capire meglio che tipo di fauna potremmo incontrare e quali comportamenti sia opportuno adottare. Molti parchi naturali offrono guide, cartelloni informativi e incontri con gli esperti del luogo, e sarebbe sempre consigliato approfittarne. Per chi intende fare escursioni in maniera frequente e appassionata, vale sicuramente la pena dedicare del tempo all’approfondimento di queste tematiche: non solo per vivere un’esperienza più completa, ma anche per diventare ambasciatori di un turismo sostenibile.

Anche il semplice gesto di segnalare con discrezione la propria presenza può essere utile a evitare incontri troppo ravvicinati. Specie come l’orso o il cinghiale, ad esempio, hanno spesso un udito e un olfatto sviluppati, e se percepiscono l’arrivo di umani tendono a defilarsi per conto proprio, senza farsi vedere. A volte, un lieve parlottio o un campanellino appeso allo zaino può servire a scongiurare sorprese reciproche, specialmente nelle zone boscose dove la visibilità è ridotta. Questo vale ancor di più nei momenti di passaggio tra il giorno e la notte, quando gli animali selvatici sono più attivi e noi abbiamo meno prontezza di scorgere i loro movimenti.

Infine, un aspetto che vale la pena sottolineare è l’importanza della condivisione delle esperienze. Un vero amante della natura non tiene per sé le conoscenze acquisite, ma le trasmette ad amici, parenti, compagni di trekking, in modo che tutti possano imparare a relazionarsi correttamente con l’ambiente selvatico. Nel “galateo dell’escursionista” è anche scritto tra le righe che si promuove l’educazione e la sensibilità collettiva. Spiegare ai bambini perché non bisogna dar da mangiare agli animali, o perché bisogna muoversi in silenzio lungo il sentiero, rappresenta un investimento sul futuro: saranno loro, un domani, a ricordarsi di queste piccole grandi regole e a farle proprie, contribuendo alla salvaguardia degli ecosistemi.

Il contatto con la fauna selvatica è uno dei momenti più preziosi che un appassionato di escursionismo possa vivere. Non c’è nulla di paragonabile a una camminata in un bosco dove, quasi per incanto, spunta un capriolo che ci osserva curioso per pochi istanti prima di sparire tra gli alberi. Quegli istanti di meraviglia non devono trasformarsi in un inseguimento, in un gesto invasivo o in un’interferenza con il corso naturale della vita di quella creatura. Se impariamo a rimanere al nostro posto, ad accogliere con gratitudine quell’incontro fugace, con il massimo rispetto e senza invadere lo spazio vitale dell’animale, allora avremo colto l’essenza stessa dell’escursionismo etico. Questo significa onorare il concetto di “galateo” non come un insieme di regole rigide e prescrittive, ma come una forma di rispetto reciproco, di sguardo consapevole e di profonda connessione con tutto ciò che vive e respira nei luoghi che attraversiamo. Quando rientriamo a casa, dopo una giornata trascorsa a contatto con la natura, portiamo con noi un bagaglio di emozioni e di riflessioni che può arricchire la nostra vita quotidiana. Sapere di aver agito con sensibilità e attenzione, di aver evitato rumori inutili, di non aver spaventato animali, di aver raccolto i nostri rifiuti e di aver lasciato l’ambiente intatto, ci rende davvero partecipi di un processo di tutela dell’ecosistema. Siamo ospiti nei territori degli animali e come tali dobbiamo comportarci: educati, silenziosi, rispettosi delle distanze, pronti a gioire di uno sguardo fugace ma senza imporre la nostra presenza. Saperlo fare con la giusta mentalità è un segno di civiltà, ma anche un grande

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Dalla FIE: Ghiacciai e clima: indicatori essenziali in un mondo in trasformazione

 

In un’epoca in cui i cambiamenti climatici stanno ridefinendo gli equilibri naturali, i ghiacciai si presentano come veri e propri barometri dello stato di salute del pianeta. Queste imponenti masse di ghiaccio non sono soltanto paesaggi mozzafiato, ma depositi vitali di acqua dolce e testimoni silenziosi della storia climatica. L’articolo che segue si propone di analizzare il ruolo cruciale dei ghiacciai, il loro legame indissolubile con il clima e le sfide che il nostro mondo in trasformazione pone alla loro salvaguardia.

Il ruolo fondamentale dei ghiacciai

I ghiacciai si formano attraverso un lento processo di accumulo e compressione della neve, trasformandosi in autentiche riserve d’acqua dolce. Oltre a fornire una fonte idrica stabile per le comunità montane e a valle, essi giocano un ruolo determinante nel bilancio energetico terrestre.

  • Funzione idrica: Durante i mesi caldi, il rilascio graduale dell’acqua dai ghiacciai garantisce un apporto costante alle riserve idriche, essenziale per l’agricoltura, l’industria e l’ecosistema locale.
  • Regolazione termica: Grazie all’elevata albedo, i ghiacciai riflettono gran parte della luce solare, contribuendo a mantenere basse le temperature nelle aree circostanti e favorendo la formazione di microclimi particolari.

Questi elementi fanno dei ghiacciai non solo spettacolari elementi del paesaggio, ma anche indicatori sensibili dei cambiamenti in atto nel nostro ambiente.

Il cambiamento climatico e i suoi effetti sui ghiacciai

Il riscaldamento globale, causato principalmente dalle emissioni di gas serra, ha determinato una accelerazione del fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai. Le conseguenze di tale processo sono molteplici e impattano direttamente sia sugli ecosistemi che sulle comunità umane:

  • Disponibilità idrica compromessa: Lo scioglimento accelerato riduce la capacità dei ghiacciai di rilasciare acqua in maniera costante, minacciando la fornitura d’acqua dolce durante i periodi di siccità.
  • Modifiche dei corsi d’acqua: L’abbondante rilascio improvviso di acqua può provocare inondazioni e modificare il percorso dei fiumi, con ripercussioni sulla sicurezza delle infrastrutture e sulla produttività agricola.
  • Perdita di biodiversità: Le specie vegetali e animali che si sono adattate a condizioni glaciali e a climi freddi rischiano di estinguersi o di essere costrette a spostarsi, alterando gli ecosistemi montani.

L’osservazione dei cambiamenti nelle masse glaciali offre agli scienziati una finestra preziosa per comprendere le dinamiche del clima, evidenziando come ogni variazione si rifletta in una serie di conseguenze interconnesse.

Tecnologie e metodi per il monitoraggio dei ghiacciai

Per monitorare in modo efficace l’evoluzione dei ghiacciai, la comunità scientifica si avvale di una serie di strumenti tecnologici avanzati e metodologie innovative:

  • Telerilevamento satellitare: Le immagini satellitari ad alta risoluzione consentono di osservare in tempo reale le variazioni delle dimensioni e della massa glaciale, fornendo dati fondamentali per modellare le previsioni sullo scioglimento.
  • Utilizzo di droni e sensori aerei: Questi strumenti permettono di ottenere informazioni dettagliate sulla superficie dei ghiacciai, identificando le zone critiche e le aree di maggiore fusione.
  • Stazioni meteorologiche e rilevazioni al suolo: L’installazione di sensori direttamente nei pressi dei ghiacciai fornisce dati continui su temperatura, umidità e altri parametri ambientali, contribuendo a sviluppare modelli predittivi sempre più accurati.
  • Citizen science: La partecipazione attiva degli escursionisti e delle comunità locali, attraverso piattaforme digitali dedicate, arricchisce il monitoraggio ufficiale con osservazioni dirette e segnalazioni sul campo.

Questa integrazione di tecnologie e metodologie permette di tracciare un quadro complesso e articolato delle dinamiche glaciali, evidenziando come anche piccoli cambiamenti possano avere effetti a catena su scala globale.

Il contributo della comunità escursionistica

Gli escursionisti rappresentano un’importante risorsa per la raccolta di dati e per la sensibilizzazione ambientale. Camminare tra le montagne non significa soltanto godere di paesaggi incantevoli, ma anche essere testimoni attivi dei mutamenti in atto.

  • Raccolta dati sul campo: Le esperienze dirette degli escursionisti, registrate e condivise tramite apposite piattaforme, offrono un contributo prezioso al monitoraggio dei ghiacciai.
  • Educazione e divulgazione: Durante le escursioni, la condivisione di conoscenze e l’osservazione delle condizioni ambientali permettono di diffondere un messaggio di responsabilità e cura verso il territorio.
  • Partecipazione a progetti di ricerca: Numerose associazioni di escursionismo collaborano con enti scientifici e istituzionali, promuovendo iniziative di citizen science che trasformano la passione per la montagna in un’azione di tutela concreta.

Il legame tra escursionismo e conservazione ambientale si traduce in un circolo virtuoso: ogni osservazione, ogni segnalazione contribuisce a costruire una visione più completa e realistica dello stato dei ghiacciai.

Prospettive future e strategie di salvaguardia

La crisi climatica impone l’adozione di strategie innovative e condivise per la tutela dei ghiacciai e, di conseguenza, del nostro clima. Tra le azioni ritenute più efficaci troviamo:

  • Investimenti nella ricerca e nella tecnologia: Potenziare gli strumenti di monitoraggio e le tecniche di analisi dei dati è fondamentale per comprendere meglio il fenomeno dello scioglimento e intervenire tempestivamente.
  • Educazione ambientale e sensibilizzazione: Integrare la conoscenza del ciclo dell’acqua e dei processi climatici nei programmi scolastici e formativi aiuta a creare una cultura della sostenibilità che coinvolga le nuove generazioni.
  • Politiche ambientali e collaborazioni internazionali: È indispensabile che i governi adottino politiche mirate a ridurre le emissioni di gas serra e a incentivare pratiche sostenibili. La cooperazione tra paesi e istituzioni permette di condividere risorse, esperienze e tecnologie, creando una rete globale di protezione ambientale.
  • Promozione del turismo sostenibile: Incentivare forme di escursionismo e turismo che rispettino l’ambiente contribuisce a preservare il patrimonio naturale, rendendo la tutela dei ghiacciai un obiettivo condiviso a tutti i livelli.

L’approccio integrato, che unisce scienza, educazione e politiche pubbliche, offre una via concreta per fronteggiare le sfide imposte dai cambiamenti climatici, trasformando ogni azione in un passo verso un futuro più sostenibile.

Conclusioni

I ghiacciai sono molto più che meri accumuli di ghiaccio: essi incarnano la memoria del clima e fungono da indicatori vitali dello stato ambientale del nostro pianeta. La loro condizione attuale, segnata da un progressivo e preoccupante scioglimento, ci impone una riflessione profonda sul nostro rapporto con la natura.
Attraverso l’utilizzo di tecnologie avanzate, la partecipazione attiva degli escursionisti e il supporto delle istituzioni, è possibile monitorare e proteggere questi preziosi ecosistemi. La sfida è imponente, ma l’impegno collettivo può trasformarsi in uno strumento potente per invertire il corso degli eventi.
In un mondo in continua trasformazione, la consapevolezza e l’azione di ciascuno di noi rappresentano il fondamento per costruire un domani in cui la natura e l’uomo possano convivere in armonia. Agire oggi significa garantire che le future generazioni possano ancora ammirare la bellezza e la maestosità dei ghiacciai, testimoni silenziosi della storia del nostro clima.

Appendice: Il Ruolo degli Escursionisti nella Ricerca

Un ulteriore aspetto rilevante è il contributo diretto degli escursionisti. Grazie alle iniziative di citizen science, gli appassionati della montagna possono segnalare direttamente sul campo variazioni e anomalie nei ghiacciai, integrando i dati raccolti da strumenti tecnologici avanzati. Questa sinergia tra esperienza diretta e tecnologia non solo arricchisce il panorama scientifico, ma rafforza anche il legame tra la comunità escursionistica e la salvaguardia del patrimonio naturale.
L’impegno degli escursionisti dimostra come la passione per la montagna si traduca in un concreto contributo alla protezione dell’ambiente, rendendo ogni escursione un’occasione per osservare, apprendere e agire in favore di un futuro più sostenibile.

L’articolo Ghiacciai e clima: indicatori essenziali in un mondo in trasformazione proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

Dalla FIE: FIEmaps, sentieri e cammini con l’app FIE

Sentieri e Cammini sono un «patrimonio culturale» che non può e non deve andare perduto: possono essere un potente motore di sviluppo economico alternativo e contribuire ad arginare lo spopolamento dei centri “minori”.

La FIE si impegna in questa “mission”, attraverso numerose Associazioni affiliate, impegnate a gestire Sentieri e Cammini che attraversano il loro territorio.

I Sentieri/Cammini gestiti da Associazioni affiliate alla FIE possono essere:

  • Sentieri «locali»
    (esempio della Toscana)
    • Rete Escursionistica del Comune di Monticiano (Gruppo Trekking Senese – GTS)
    • Rete Escursionistica del Chianti Classico – Settore Castelnuovo Berardenga (Gruppo Escursionisti Berardenga – GEB e Camminando a Quercegrossa)
  • Sentieri/Cammini Regionali
    •  In Cammino con gli Etruschi (Gruppo Escursionisti Berardenga – GEB)
  • )Sentieri/Cammini interregionali
    • Via Romea Germanica Imperiale (da Trento a Roma, riconosciuto come cammino giubilare 2025) a cura della APS Via Romea Germanica Imperiale
  • Sentieri/Cammini Internazionali (E-paths ERA) 
    • E-path ERA E1 (Capo Nord – Capo Passero, in Italia Porto Ceresio – Capo Passero
    • E-path ERA E5 (Pointe du Raz Bretagna – Verona –(Venezia)), in Italia Passo del Rombo – Verona (Venezia)
    • E-path ERA E7 El Hierro (E) – Lisboa (P) – Andorra (AND) – Nice (F) – Ljubljana (SLO) – Nowi Sad (SRB); in Italia Ventimiglia – Caporetto
  • Un progetto al quale la FIE dà notevole importanza è “Camminiamo Tutti Insieme”, atlante italiano dei sentieri/percorsi per portatori di disabilità motoria, visiva, uditiva, psichica, che vuole offrire loro la possibilità di conoscere e programmare escursioni su tutto il territorio Nazionale, identificando strutture adatte ed accessibili

    Lo “strumento operativo” di questo ambizioso ventaglio di progetti è FIEMaps, applicazione IOS e Android, scaricabile gratuitamente, che raccoglie tutti i sentieri ad oggi tracciati da Associazioni aderenti alla FIE che li abbiano resi disponibili.

    Ogni sentiero/percorso è evidenziato sulla carta d’Italia (base cartografica Open Street Maps) come traccia ed elencato nel menu principale; selezionandolo, sullo schermo compaiono la descrizione, il profili altimetrico, le attività per le quali è idoneo (escursionismo, trekking, sentieri x disabili), un elenco dei Punti di Interesse che tocca (emergenza naturalistiche, architettoniche, storiche, artistiche, punti di appoggio/rifornimento, stazioni di mezzi pubblici, presidi sanitari,… tutto ciò che può essere utile all’utente). Contrariamente ad una guida a stampa, ogni cambiamento (interruzioni del percorso, apertura di nuovi punti di appoggio, ecc.) può essere aggiornato praticamente in tempo reale.

    Roberto Rosi
    Responsabile FIEmaps

    I Sentieri/Cammini gestiti da Associazioni affiliate alla FIE possono essere:

    • Sentieri «locali»
      (esempio della Toscana)
      • Rete Escursionistica del Comune di Monticiano (Gruppo Trekking Senese – GTS)
      • Rete Escursionistica del Chianti Classico – Settore Castelnuovo Berardenga (Gruppo Escursionisti Berardenga – GEB e Camminando a Quercegrossa)
    • Sentieri/Cammini Regionali
      •  In Cammino con gli Etruschi (Gruppo Escursionisti Berardenga – GEB)
    • )Sentieri/Cammini interregionali
      • Via Romea Germanica Imperiale (da Trento a Roma, riconosciuto come cammino giubilare 2025) a cura della APS Via Romea Germanica Imperiale
    • Sentieri/Cammini Internazionali (E-paths ERA) 
      • E-path ERA E1 (Capo Nord – Capo Passero, in Italia Porto Ceresio – Capo Passero
      • E-path ERA E5 (Pointe du Raz Bretagna – Verona –(Venezia)), in Italia Passo del Rombo – Verona (Venezia)
      • E-path ERA E7 El Hierro (E) – Lisboa (P) – Andorra (AND) – Nice (F) – Ljubljana (SLO) – Nowi Sad (SRB); in Italia Ventimiglia – Caporetto
    • Un progetto al quale la FIE dà notevole importanza è “Camminiamo Tutti Insieme”, atlante italiano dei sentieri/percorsi per portatori di disabilità motoria, visiva, uditiva, psichica, che vuole offrire loro la possibilità di conoscere e programmare escursioni su tutto il territorio Nazionale, identificando strutture adatte ed accessibili

      Lo “strumento operativo” di questo ambizioso ventaglio di progetti è FIEMaps, applicazione IOS e Android, scaricabile gratuitamente, che raccoglie tutti i sentieri ad oggi tracciati da Associazioni aderenti alla FIE che li abbiano resi disponibili.

      Ogni sentiero/percorso è evidenziato sulla carta d’Italia (base cartografica Open Street Maps) come traccia ed elencato nel menu principale; selezionandolo, sullo schermo compaiono la descrizione, il profili altimetrico, le attività per le quali è idoneo (escursionismo, trekking, sentieri x disabili), un elenco dei Punti di Interesse che tocca (emergenza naturalistiche, architettoniche, storiche, artistiche, punti di appoggio/rifornimento, stazioni di mezzi pubblici, presidi sanitari,… tutto ciò che può essere utile all’utente). Contrariamente ad una guida a stampa, ogni cambiamento (interruzioni del percorso, apertura di nuovi punti di appoggio, ecc.) può essere aggiornato praticamente in tempo reale.

      Roberto Rosi
      Responsabile FIEmaps

      Dalla FIE: Concepire, organizzare e condurre una escursione

      L’escursionismo non è una scienza esatta. Trattasi di un’attività con persone e, di solito, all’aperto.

      Potremmo dire che un’escursione in natura, come quelle organizzate dalla Federazione Italiana Escursionismo (FIE) richiede una pianificazione attenta per garantire sicurezza, divertimento e rispetto per l’ambiente.

      Ogni escursione parte da un’idea che deve essere organizzata alfine d’essere eseguita. Nell’esecuzione, l’accompagnatore escursionistico è il volontario opportunamente preparato dalla FIE che conduce il personale.

      Ogni idea d’escursione nasce da un’intuizione, da un’ispirazione tratta da una lettura, un racconto o una visione su tv o social. Ogni idea è espressione del desiderio di scoprire, di partecipare ed essere protagonista. Certamente è protagonista colui che organizza, ossia l’accompagnatore escursionistico.

      Di seguito, i passaggi fondamentali che ogni accompagnatore escursionistico dovrebbe porre in essere per organizzare un’attività escursionistica in maniera efficace.

      1. Definire l’obiettivo dell’escursione

      Prima di tutto, è importante stabilire lo scopo dell’escursione. Potrebbe essere un’uscita di allenamento, un’esplorazione di un nuovo sentiero, un’escursione fotografica o semplicemente un’opportunità per stare all’aria aperta con amici e famiglia. L’obiettivo aiuterà a definire il livello di difficoltà, il percorso e la durata.

      2. Scegliere l’itinerario

      La scelta del percorso deve tener conto di vari fattori:

        • Difficoltà: verificare la classificazione del sentiero (T = turistico, E = escursionistico, EE = escursionisti esperti, EEA = escursionisti esperti con attrezzatura).
        • Lunghezza e dislivello: valutare la distanza e il dislivello totale per stimare il tempo di percorrenza.
        • Condizioni meteorologiche: controllare le previsioni per evitare rischi legati al maltempo.
        • Fonti d’acqua e punti di ristoro: verificare la presenza di fontane o rifugi lungo il percorso.
        • Segnaletica e mappa: assicurarsi che il sentiero sia ben segnalato e munirsi di una mappa cartacea o digitale.

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        3. Preparare l’attrezzatura adeguata

        Un’escursione ben organizzata richiede l’equipaggiamento giusto. Ecco una lista essenziale:

          • Abbigliamento: vestirsi a strati con materiali tecnici, traspiranti e impermeabili.
          • Calzature: scarponcini da trekking con buona aderenza e protezione per la caviglia.
          • Zaino: scegliere uno zaino ergonomico con spazio sufficiente per cibo, acqua e attrezzatura.
          • Bastoncini da trekking: utili per migliorare l’equilibrio e ridurre lo sforzo sulle articolazioni.
          • Kit di primo soccorso: includere bende, disinfettante, cerotti, medicinali personali e fischietto d’emergenza.
          • Torcia frontale: utile in caso di escursioni lunghe o situazioni impreviste.
          • Coltellino multiuso: per eventuali necessità di emergenza o manutenzione dell’attrezzatura.

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          4. Pianificare la logistica

            • Orario di partenza e rientro: calcolare il tempo necessario per l’andata e il ritorno, tenendo conto di pause e possibili imprevisti.
            • Trasporto: organizzare il viaggio verso il punto di partenza, verificando eventuali restrizioni per il parcheggio.
            • Permessi e regolamenti: in alcune aree protette potrebbe essere necessario un permesso per l’accesso.

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            5. Alimentazione e idratazione

              • Acqua: portare almeno 1,5-2 litri d’acqua a persona, aumentando la quantità in estate.
              • Cibo energetico: snack leggeri e nutrienti come frutta secca, barrette energetiche e panini.
              • Pasti principali: per escursioni lunghe, prevedere un pranzo al sacco bilanciato con carboidrati e proteine.

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              6. Sicurezza e gestione dei rischi

                • Comunicare il percorso: informare un amico o un familiare sul tragitto e l’orario di rientro.
                • Pianificare alternative: avere un piano B in caso di difficoltà lungo il percorso.
                • Emergenze: conoscere il numero di emergenza del soccorso alpino (118 in Italia) e le procedure di primo intervento.
                • Condizioni fisiche: non sottovalutare la fatica e fare pause regolari.

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                7. Rispettare l’ambiente

                  • Seguire i sentieri segnalati per evitare danni alla flora e alla fauna.
                  • Non lasciare rifiuti, portando via tutto ciò che si consuma.
                  • Evitare rumori eccessivi per non disturbare la fauna selvatica.
                  • Non raccogliere piante o rocce, rispettando la natura.

                  8. Conclusione dell’escursione

                  Una volta terminata l’escursione:

                    • Fare stretching per ridurre la fatica muscolare.
                    • Pulire l’attrezzatura per mantenerla in buone condizioni.
                    • Rivedere il percorso e annotare eventuali difficoltà o punti d’interesse per future uscite.
                    • Condividere foto e impressioni con il gruppo per mantenere vivo lo spirito escursionistico.

                    Seguendo questi passaggi, si può organizzare un’escursione sicura e piacevole, godendo appieno della bellezza della natura in maniera responsabile.

                    Infine, nelle escursioni organizzate dalle Associazioni affiliate alla FIE, assume centralità la tipologia delle persone che vengono accompagnate, le loro capacità psico-fisiche nonché la loro attitudine all’attività escursionistica. Se queste caratteristiche si fondono con le azioni dell’accompagnatore, tutta l’attività risulta naturalmente piacevole. Testimonianza di questa empatia, la richiesta agli accompagnati di fare un “terzo tempo” assieme, bevendo una “birra”, confrontandosi sull’escursione appena terminata e, magari, pianificandone ancora un’altra.

                    Massimiliano Bianchi
                    Giunta Federale
                    Referente per la Comunicazione FIE

                    L’articolo Concepire, organizzare e condurre una escursione proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

                    Dalla FIE: “Esplorando a Piedi”, il primo Premio letterario della FIE

                    La Federazione Italiana Escursionismo (FIE) ha istituito per la prima volta nel 2024 la prima edizione del premio letterario intitolato “Esplorando a piedi”, un’opportunità unica per tutti coloro che amano la natura e l’escursionismo di esprimere le proprie idee e riflessioni con la scrittura.

                    L’iniziativa ha avuto come obiettivo quello di dare voce agli escursionisti, permettendo loro di utilizzare il proprio potenziale creativo per valorizzare il movimento escursionistico da diverse prospettive.

                    Il premio “Esplorando a piedi” è stato concepito per dare voce non solo ai tesserati FIE, ma anche a non tesserati e a tutti i simpatizzanti. Attraverso questo premio, i partecipanti hanno potuto esplorare temi che spaziano dalla salvaguardia dell’ambiente alla storia dei percorsi escursionistici, fino ai benefici per la salute derivanti da uno stile di vita attivo.

                    Rappresenta quindi un’iniziativa significativa per promuovere la cultura dell’escursionismo e sensibilizzare il pubblico sulle tematiche contenute nel bando.

                    Il premio letterario quindi ha aperto spazi nuovi rivolti a riflessioni ed analisi innovative, per tutti coloro che si sentono portatori di abilità comunicative e di sintesi attraverso il dono della scrittura.

                    La riflessione è stata orientata su temi rilevanti quali:

                    • Rispetto e Salvaguardia dell’Ambiente: promuovere la consapevolezza riguardo all’impatto umano sull’ambiente, anche in relazione al cambiamento climatico, stimolando proposte e idee innovative per un rapporto più armonioso tra escursionismo e natura.
                    • Valorizzazione dei Percorsi Escursionistici e Tematici Nazionali: esplorare gli aspetti storici, artistici, religiosi, naturalistici ed enogastronomici dei percorsi escursionistici, evidenziando le ricadute sociali ed economiche dello sviluppo di attività outdoor in aree meno frequentate dal turismo di massa e soluzioni per un turismo più sostenibile.
                    • Benefici per la Salute: sottolineare i vantaggi derivanti da una pratica sportiva sana e dall’escursionismo concepito come turismo lento, promuovendo uno stile di vita attivo e consapevole.

                    La prima edizione del premio è stata aperta il 14 settembre 2024 e si è chiusa il 15 gennaio 2025, con ben 28 contributi pervenuti, distribuiti nelle varie categorie di concorso previste.

                    La categoria “Rispetto e Salvaguardia dell’Ambiente” ha registrato una preferenza lievemente superiore alle altre due categorie, rispetto ai contributi elaborati, con ben 13 articoli. La seconda categoria ha registrato nove contributi è stata quella dedicata alla “Valorizzazione dei percorsi escursionistici nazionali”. La categoria “Benefici per la salute” ha raccolto 6 contributi.

                    La Regione italiana che ha “contribuito” di più è stata la Toscana, con ben 5 articoli pervenuti, con a seguire Liguria, Lombardia e Lazio. Almeno 1 contributo è giunto da tutte le altre Regioni in cui  è presente FIE.

                    Interessante, in questa primissima edizione in assoluto, il fatto che ben 4 contributi siano giunti da persone non tesserate FIE. Segno che anche grazie a queste iniziative la FIE può rendersi visibile e farsi conoscere ad un pubblico di appassionati di escursionismo che finora non avevano esplorato il mondo della nostra Federazione.

                    Per garantire l’imparzialità durante il processo di valutazione da parte della Giuria nominata, è stata prevista una procedura informatica rigorosa di caricamento dei contributi a garanzia e protezione dell’anonimato dei contributori. Uno dei vincoli previsti è stato l’invio di un solo testo per categoria da parte dei partecipanti, con alcune foto a corredo a parte, per un massimo di 5 immagini, ciascuna accompagnata da didascalia e nome dell’autore.

                    La cifra stanziata a monte dell’iniziativa come premio è stata fissata in duemila euro, ripartiti con quotazioni di differente importo, a seconda della posizione in classifica ottenuta a seguito della valutazione del contributo da parte della Giuria designata.

                    Una volta esaminati i contributi e decretata la classifica con il premio correlato, i contributi saranno visibili e fruibili a tutti coloro che vorranno leggerli all’interno dell’apposito spazio FIE Mediacenter e poco per volta negli anni andranno a costituire un corposo e ricco bacino di contenuti che potranno essere pubblicati anche sulle Riviste FIE.

                    L’istituzione di questo premio sottolinea l’impegno della FIE nel promuovere la cultura dell’escursionismo e sensibilizzare il pubblico su temi ambientali, storici e sociali. Incoraggiando la partecipazione attiva e la riflessione, il premio contribuisce a diffondere una maggiore consapevolezza riguardo all’importanza della natura, della storia e della salute nel contesto dell’escursionismo.

                    In conclusione, il premio “Esplorando a piedi” non è solo un concorso letterario, ma un invito a riflettere, scrivere e condividere la bellezza dell’escursionismo. È un’opportunità per unire la passione per la natura con la creatività, contribuendo a un dialogo più ampio sulla sostenibilità, sulla cultura e il rispetto per l’ambiente.

                    Eleonora Crestani
                    Giunta Federale

                    L’articolo “Esplorando a Piedi”, il primo Premio letterario della FIE proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

                    Dalla FIE: Marcia acquatica®, alcune indicazioni per una corretta alimentazione

                    La marcia acquatica, come qualsiasi altro sport ad alto impegno muscolare, richiede una buona dose di energie. Assumere il giusto apporto calorico e nutrizionale attraverso il cibo è di fondamentale importanza per affrontare al meglio ogni allenamento e migliorare le prestazioni. É indispensabile, dunque, seguire un’alimentazione corretta sia prima di entrare in acqua, in modo tale da ottenere il massimo beneficio dando al corpo il nutrimento adeguato allo sforzo da affrontare, che dopo l’allenamento, per consentire al corpo di reintegrare e recuperare più rapidamente le energie consumate durante gli sforzi.

                    Cosa mangiare quindi prima di entrare in acqua?

                    L’alimentazione pre-camminata dovrà essere composta principalmente da carboidrati, il carburante ideale per affrontare allenamenti ad alta intensità o che implicano un buon dispendio energetico. Importante è prediligere quelli a basso indice glicemico, come pane, pasta o riso integrale, avena e quinoa, senza eccedere con le fibre per evitare di rallentare i processi digestivi. Via libera anche alle verdure al vapore, frutta e verdura. Va bene anche una moderata quantità di proteine magre ad alto valore biologico, come pesce, uova e carni magre. Da evitare invece i formaggi ad alto contenuto di grassi, le bevande alcoliche o gassate. Se vi allenate al mattino presto, l’ideale sarebbe nuotare a stomaco vuoto e dopo fare una colazione completa di carboidrati, proteine e vegetali. Alcuni esempi:

                    • Yogurt greco con granola di avena e frutta fresca
                    • Pane tostato con avocado, uova e spremuta
                    • Pancakes con frutta fresca e frutta secca
                    Yogurt greco, frutta fresca e frutta secca

                    Se invece vi allenate in pausa pranzo, nel caso in cui la vostra colazione venisse consumata molto presto, è consigliabile fare uno spuntino a metà mattina, ad esempio con della frutta fresca. Se vi allenate dopo lavoro verso le 18 è consigliabile effettuare tutti i pasti regolarmente e consumare una merenda di frutta verso le 16.

                    Cosa mangiare dopo la camminata in acqua?

                    Dopo l’allenamento è importante reintegrare così da favorire il processo di riparazione e crescita muscolare. Tutti i pasti dovranno dunque garantire al corpo un buon apporto proteico. Anche gli snack post allenamento dovranno essere di facile assimilazione e digeribili, meglio se associati a cibi a base di carboidrati entro un’ora dal training. Ad esempio spuntino di frutta fresca e yogurt o frutta fresca e frutta secca. Se il pasto post allenamento è il pranzo o la cena è meglio prediligere un pasto completo, composto da carboidrati, una porzione di proteine accompagnate da verdura cruda o cotta e un frutto. Ricordatevi inoltre di assumere sempre acqua insieme al cibo solido per reintegrare i liquidi persi con l’allenamento.

                    Concludendo, possiamo dire che chi pratica sport acquatici deve solo applicare correttamente i criteri generali di una equilibrata alimentazione, limitandosi a considerarsi una persona sana caratterizzata da un dispendio energetico più alto di una persona normale. E quindi: razione alimentare più abbondante (nei limiti dei consumi reali di energia), ben digeribile, realizzata rispettando i giusti equilibri sia fra i vari principi nutritivi che tra i vari cibi (da scegliere nell’ambito di tutti e i gruppi alimentari).

                    Lo sportivo può e deve mangiare abitualmente di tutto, dando ampio spazio a verdura e frutta fresca e con un’adeguata variabilità sia proteica che di cereali.

                    A cura della Commissione Medica FIE

                    L’articolo Marcia acquatica®, alcune indicazioni per una corretta alimentazione proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

                    Dalla FIE: Foreste e boschi: differenze, classificazioni ed escursionismo – Parte II

                    Vai alla Parte I

                    Approfondimenti sulle esperienze escursionistiche

                    Racconti dal sentiero: testimonianze degli escursionisti

                    L’esperienza dell’escursionismo si nutre delle storie e delle testimonianze di chi, ogni giorno, vive in prima persona il contatto con la natura. Gli escursionisti non sono semplici fruitori dei paesaggi, ma veri e propri narratori che, attraverso il camminare, raccolgono aneddoti, osservazioni e riflessioni che arricchiscono il patrimonio culturale legato alle aree forestali e boschive.
                    In numerosi diari di viaggio e blog specializzati emergono racconti di incontri inaspettati con specie rare, di scoperte casuali lungo sentieri poco battuti, e di momenti di profonda riflessione che solo il silenzio dei boschi può regalare. Queste esperienze – spesso vissute in solitudine o in piccoli gruppi – testimoniano come il contatto diretto con la natura possa trasformarsi in un’esperienza quasi spirituale, capace di stimolare una maggiore consapevolezza ecologica e di rafforzare il legame tra uomo e ambiente.

                    L’impatto delle esperienze naturali sul benessere psicofisico

                    Diversi studi hanno evidenziato che l’immersione nella natura produce benefici tangibili sul benessere psicofisico. Camminare lungo sentieri ombreggiati, ascoltare il cinguettio degli uccelli e respirare l’aria pulita dei boschi favoriscono il rilassamento, riducono lo stress e migliorano la salute mentale.
                    Molti escursionisti raccontano come, dopo una lunga camminata nei boschi, si sentano rigenerati e pronti a fronteggiare le sfide della vita quotidiana con una nuova energia. Queste esperienze, oltre a fornire momenti di svago, diventano veri e propri percorsi di guarigione, dove il contatto con l’ambiente naturale funziona da catalizzatore per il benessere interiore. L’effetto “forest bathing” – locuzione inglese che indica l’immersione completa nella natura – è ormai riconosciuto come una pratica benefica, che unisce l’arte del camminare alla ricerca di un equilibrio mentale e fisico.

                    Tecniche di fotografia naturalistica e documentazione del viaggio

                    Un’altra dimensione dell’esperienza escursionistica riguarda la capacità di documentare il proprio percorso attraverso la fotografia. I boschi e le foreste offrono scenari sempre nuovi, che variano a seconda della luce, delle stagioni e delle condizioni atmosferiche.
                    Gli escursionisti appassionati di fotografia imparano a catturare non solo la bellezza paesaggistica, ma anche i dettagli che raccontano la storia di un ambiente: il riflesso di una chioma secolare, il gioco di ombre su un sentiero antico o il volto sorridente di chi si ferma per ammirare un particolare fiore selvatico. Le tecniche di fotografia naturalistica, infatti, non si limitano alla mera registrazione visiva, ma diventano uno strumento di narrazione e di conservazione della memoria ambientale. Le immagini, condivise su blog, social media e riviste specializzate, contribuiscono a sensibilizzare un pubblico sempre più vasto sul valore delle nostre risorse naturali.

                    Foreste, boschi ed educazione ambientale

                    L’importanza dell’educazione ambientale nelle scuole e nelle comunità

                    La conoscenza e il rispetto per le foreste e i boschi devono cominciare fin dalla giovane età. L’educazione ambientale nelle scuole rappresenta un pilastro fondamentale per formare cittadini consapevoli, capaci di apprezzare la bellezza e l’importanza degli ecosistemi naturali.
                    Attraverso programmi didattici che includono visite guidate, attività di laboratorio all’aperto e laboratori di citizen science, i giovani hanno l’opportunità di sperimentare direttamente la natura. Queste attività non solo stimolano la curiosità, ma promuovono anche una cultura della sostenibilità, insegnando ai bambini e agli adolescenti come comportarsi in modo responsabile quando entrano in contatto con il patrimonio naturale del loro territorio.

                    Iniziative locali e progetti di citizen science

                    Numerosi progetti di citizen science coinvolgono cittadini ed escursionisti in attività di monitoraggio ambientale, mappatura della biodiversità e raccolta dati. Queste iniziative permettono di integrare le conoscenze scientifiche con l’esperienza sul campo, creando una rete di osservatori attivi che collaborano per la tutela e la valorizzazione degli ambienti forestali.
                    Ad esempio, in alcune regioni italiane sono stati lanciati progetti che invitano i residenti a segnalare la presenza di specie rare o a documentare variazioni significative nelle aree boschive. Tali iniziative, oltre a fornire dati utili per la ricerca, rafforzano il senso di appartenenza e la responsabilità verso il patrimonio naturale, facendo dell’escursionismo un’attività partecipativa e fortemente educativa.

                    Il ruolo degli istituti e delle associazioni naturalistiche

                    Il territorio italiano vanta una lunga tradizione di associazioni naturalistiche e istituti di ricerca che operano sul campo della tutela ambientale. Queste realtà collaborano con scuole, enti locali e associazioni di escursionismo per promuovere attività formative, corsi di aggiornamento e iniziative di sensibilizzazione.
                    Attraverso conferenze, workshop e giornate dedicate alla scoperta della natura, gli esperti trasmettono conoscenze approfondite sulle dinamiche ecologiche, sulla gestione sostenibile delle risorse e sull’importanza della biodiversità. L’impegno di questi gruppi è fondamentale per diffondere un messaggio di rispetto e consapevolezza, contribuendo a formare una nuova generazione di custodi della natura.

                    Strategie di promozione e valorizzazione del patrimonio forestale

                    Eventi, festival e manifestazioni: il calendario naturale italiano

                    Il calendario italiano offre numerosi eventi e manifestazioni dedicate alla celebrazione della natura e del patrimonio forestale. Festival, sagre e giornate tematiche rappresentano momenti ideali per mettere in luce la ricchezza dei nostri boschi e foreste e per promuovere il turismo sostenibile.
                    Tra gli eventi più significativi vi sono le giornate internazionali della natura, manifestazioni dedicate alla biodiversità e festival del “forest bathing”, che invitano cittadini ed escursionisti a vivere esperienze immersive in contesti naturali. Questi appuntamenti, spesso organizzati in collaborazione con enti locali e associazioni ambientaliste, svolgono un duplice ruolo: da un lato, incentivano la conoscenza e la fruizione del territorio; dall’altro, fungono da piattaforma di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali.

                    Comunicazione e Social media: raccontare le nostre foreste

                    Nel mondo digitale di oggi, i social media svolgono un ruolo cruciale nella diffusione di informazioni e nella promozione del patrimonio naturale. Pagine dedicate, gruppi di escursionisti e profili di appassionati permettono di condividere esperienze, immagini e consigli utili per esplorare in sicurezza le aree boschive.
                    Le strategie di comunicazione online mirano a creare una comunità virtuale in cui l’amore per la natura diventi un punto di riferimento condiviso. Attraverso video, post, dirette streaming e reportage fotografici, è possibile raccontare la bellezza dei paesaggi italiani e invitare un pubblico sempre più vasto a scoprire e tutelare le risorse ambientali.

                    Collaborazioni tra pubblico e privato per la tutela ambientale

                    Il successo delle politiche di conservazione e valorizzazione del patrimonio forestale dipende anche dalla sinergia tra il settore pubblico e quello privato. In Italia, numerosi progetti vedono la partecipazione di enti locali, imprese, fondazioni e associazioni, che insieme realizzano interventi di riforestazione, manutenzione e promozione del territorio.
                    Queste collaborazioni permettono di mettere in campo risorse e competenze diversificate, creando un modello integrato di gestione che tiene conto sia degli aspetti economici che di quelli ecologici. In particolare, le iniziative che coinvolgono il turismo sostenibile e l’escursionismo si sono dimostrate particolarmente efficaci, generando benefici economici per le comunità locali e contribuendo alla conservazione di ambienti di inestimabile valore.

                    Conclusioni e inviti all’azione

                    Riflessioni finali sul ruolo delle foreste e dei boschi nell’Escursionismo

                    La nostra analisi ha messo in luce come la distinzione tra foreste e boschi vada ben oltre la mera definizione semantica, costituendo una finestra privilegiata sulla complessità degli ecosistemi naturali. In Italia, la presenza di aree forestali di elevato valore storico, culturale ed ecologico rappresenta un patrimonio da preservare e valorizzare, sia per gli escursionisti che per l’intera collettività.
                    Il camminare tra questi ambienti, oltre a essere un’esperienza di rigenerazione fisica e mentale, diventa un atto di responsabilità civile: ogni passo, ogni osservazione, ogni racconto contribuisce a rafforzare la consapevolezza dell’importanza della natura e a promuovere pratiche sostenibili. In questo senso, l’escursionismo si configura come uno strumento educativo e culturale, capace di trasmettere valori e conoscenze indispensabili per la tutela del nostro territorio.

                    Prospettive future e sostenibilità: guardare avanti con consapevolezza

                    Le sfide ambientali e climatiche dei nostri tempi impongono un continuo aggiornamento delle strategie di gestione e valorizzazione delle aree forestali. La ricerca scientifica, le tecnologie innovative e l’impegno collettivo stanno già disegnando nuovi scenari, in cui il rispetto per la natura e la promozione di pratiche ecocompatibili assumono un ruolo centrale.
                    Guardare al futuro significa investire nella formazione, nell’educazione ambientale e nella collaborazione tra istituzioni, enti privati e comunità. Solo attraverso un approccio integrato e partecipativo sarà possibile garantire la resilienza degli ecosistemi e preservare la bellezza dei nostri paesaggi per le generazioni future.

                    Inviti pratici: come diventare custodi della natura

                    Ogni escursionista, ogni cittadino, può fare la differenza adottando comportamenti responsabili e promuovendo una cultura della tutela ambientale. Ecco alcuni inviti pratici per chi desidera contribuire attivamente alla salvaguardia delle foreste e dei boschi:

                    • Rispetta i sentieri: Segui i percorsi segnalati e rispetta le indicazioni delle guide locali, evitando di calpestare aree delicate.
                    • Riduci i rifiuti: Porta con te tutto ciò che consumi e, se possibile, partecipa a iniziative di pulizia dei sentieri.
                    • Partecipa a Iniziative Locali: Informati sulle attività di monitoraggio, eventi e corsi di formazione organizzati nella tua zona.
                    • Diffondi la cultura della natura: Condividi le tue esperienze, partecipa attivamente sui social media e invita amici e familiari a scoprire la bellezza del territorio.
                    • Scegli il turismo sostenibile: Prediligi strutture e itinerari che rispettino l’ambiente e sostengano le comunità locali.

                    Attraverso questi piccoli gesti, ognuno di noi può diventare un vero custode della natura, contribuendo a creare un futuro più sostenibile e in armonia con l’ambiente.

                    Risorse e approfondimenti

                    Libri, articoli e siti Web consigliati

                    Per chi desidera approfondire ulteriormente il tema delle foreste e dei boschi, è utile consultare una serie di risorse che spaziano dalla letteratura scientifica ai racconti di viaggio:

                    • Libri di riferimento: Testi specialistici sull’ecologia forestale, guide al foraggiamento e volumi storici sulle tradizioni locali.
                    • Articoli e riviste: Pubblicazioni periodiche e studi di settore che analizzano le dinamiche ecologiche e le politiche di gestione ambientale.
                    • Siti web specializzati: Portali istituzionali, blog di escursionismo e piattaforme dedicate alla tutela dell’ambiente offrono aggiornamenti e approfondimenti utili per l’escursionista moderno.

                    Organizzazioni e associazioni di riferimento

                    Diverse organizzazioni, sia a livello nazionale che internazionale, svolgono un ruolo attivo nella promozione e protezione delle aree boschive:

                    • Federazione Italiana Escursionismo (FIE): Un punto di riferimento per gli appassionati, che promuove itinerari, eventi e attività educative.
                    • Associazioni naturalistiche: Gruppi come Legambiente, WWF Italia e altre realtà locali operano sul campo per la tutela della biodiversità.
                    • Istituti di ricerca: Università e centri di studio offrono ricerche e dati utili per comprendere le dinamiche degli ecosistemi forestali.

                    Guide e mappe per l’escursionismo

                    Infine, per pianificare al meglio le proprie avventure, è fondamentale fare affidamento su guide e mappe aggiornate:

                    • Guide cartografiche: Mappe topografiche e itinerari dettagliati che segnalano sentieri, punti di interesse e zone protette.
                    • App e strumenti digitali: Soluzioni tecnologiche che, grazie alla geolocalizzazione e ai dati in tempo reale, permettono di seguire i percorsi in sicurezza e di monitorare le condizioni ambientali durante l’escursione. Particolarmente rilevante, a questo proposito, il lavoro che la FIE sta svolgendo con il progetto FIEmaps, che prevede il rilevamento e il costante aggiornamento della rete dei Sentieri Europei, ma non solo, in Italia. 

                    Conclusione

                    L’analisi comparativa tra foreste e boschi, le loro numerose classificazioni e il ruolo imprescindibile che svolgono nell’ecosistema italiano si rivelano temi di grande attualità e rilevanza. Questo viaggio attraverso definizioni, storie, testimonianze ed esperienze pratiche non solo ha permesso di chiarire le sfumature che distinguono questi ambienti, ma ha anche evidenziato come l’escursionismo possa diventare un veicolo di educazione ambientale e di impegno civile.
                    Dalla raccolta delle testimonianze sul campo all’analisi delle politiche di gestione e dei progetti di valorizzazione, ogni aspetto trattato in questo articolo invita a riflettere sul rapporto tra uomo e natura, ricordandoci che ogni passo sui sentieri è un atto di rispetto e di cura verso il patrimonio naturale che ci circonda.
                    In un’epoca in cui le sfide ambientali sono sempre più pressanti, la conoscenza e la fruizione consapevole degli spazi boschivi rappresentano strumenti essenziali per garantire la conservazione degli ecosistemi e per promuovere uno stile di vita sostenibile e responsabile.
                    Che siate appassionati di camminate, fotografi naturalistici, studenti o semplici amanti della natura, questo articolo vuole essere un invito a scoprire, conoscere e difendere il tesoro che sono le nostre foreste e i nostri boschi.

                    L’articolo Foreste e boschi: differenze, classificazioni ed escursionismo – Parte II proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

                    Dalla FIE: Attrezzature necessarie per un escursionista: una check list ragionata

                    Che tu stia partendo per una gita di un giorno o ti stia imbarcando in un tour che dura diversi giorni, che tu finisca bloccato in un temporale o ti perda una svolta, lo zaino sulle tue spalle è tutto ciò di cui hai bisogno – a patto che tu lo abbia riempito di tutte le cose giuste. Se hai con te l’attrezzatura essenziale, supererai ogni avventura, pianificata o imprevista. Come dice il detto:

                    “Prendi il minimo possibile e il massimo di ciò di cui hai bisogno.”

                    Per affrontare un’escursione in sicurezza e comfort, è fondamentale dotarsi dell’attrezzatura adeguata. Di seguito, una panoramica degli elementi indispensabili per gli appassionati di hiking e trekking.

                    1. Zaino Tecnico

                    Uno zaino ergonomico, con una capacità variabile tra i 20 e i 30 litri per escursioni giornaliere, è essenziale per trasportare tutto il necessario. Assicurarsi che sia dotato di spallacci imbottiti e cintura lombare per una distribuzione ottimale del peso. Un coprizaino impermeabile può rivelarsi utile in caso di pioggia.

                    2. Abbigliamento Adeguato

                    • Strati: Adottare il sistema a strati permette di adattarsi alle variazioni climatiche. Una maglietta tecnica traspirante come primo strato, un pile o softshell come strato intermedio e una giacca impermeabile e antivento come strato esterno sono consigliati.
                    • Pantaloni: Optare per pantaloni da trekking resistenti e, se possibile, con funzione antivento e idrorepellente.
                    • Accessori: Un cappello o berretto per proteggersi dal sole, occhiali da sole e guanti leggeri possono essere utili, soprattutto in alta quota.

                    3. Calzature

                    Gli scarponcini da trekking sono fondamentali. Devono offrire un buon supporto alla caviglia, avere una suola robusta (preferibilmente Vibram) e garantire impermeabilità, magari grazie a una fodera in Gore-Tex. È importante che siano ben rodati prima dell’escursione per evitare vesciche.

                    4. Bastoncini da Trekking

                    I bastoncini regolabili aiutano a mantenere l’equilibrio e riducono lo stress su ginocchia e articolazioni, soprattutto durante le discese.

                    5. Navigazione

                    Portare con sé una mappa topografica della zona e una bussola è essenziale. Anche se si dispone di dispositivi GPS, è sempre bene avere strumenti analogici come backup.

                    6. Illuminazione

                    Una lampada frontale con batterie di riserva è indispensabile in caso l’escursione si protragga oltre il previsto o in condizioni di scarsa visibilità.

                    7. Kit di Primo Soccorso

                    Un kit compatto contenente cerotti, disinfettante, bende, antidolorifici e eventuali farmaci personali è fondamentale per gestire piccoli infortuni.

                    8. Idratazione e Alimentazione

                    Portare una quantità adeguata d’acqua, considerando la durata e l’intensità dell’escursione. Snack energetici come frutta secca, barrette energetiche e cioccolato forniscono energia rapida durante il cammino.

                    9. Protezione Solare

                    Crema solare con alto fattore di protezione e balsamo labbra con SPF aiutano a prevenire scottature, soprattutto in alta montagna.

                    10. Strumenti Multiuso

                    Un coltellino multiuso può rivelarsi utile in diverse situazioni, dalla preparazione del cibo a piccole riparazioni dell’attrezzatura.

                    Ricorda sempre di pianificare attentamente l’escursione, informarti sulle condizioni meteorologiche e comunicare a qualcuno il tuo itinerario previsto. Un’adeguata preparazione e l’attrezzatura giusta sono la chiave per un’esperienza di trekking sicura e piacevole.

                    Ricorda sempre che una buona preparazione è fondamentale per godere appieno dell’esperienza escursionistica in sicurezza.

                    Fonti per approfondire:

                    L’articolo Attrezzature necessarie per un escursionista: una check list ragionata proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

                    Dalla FIE: Alba sul Monte Aquila

                    Vi raccontiamo oggi una bellissima escursione organizzata con la nostra associazione Fwa Fitrizing &Wellness  Association Asd il 23 luglio 2022.

                    La peculiarità di questa escursione è stata la partenza in notturna da Campo Imperatore (3.30 a.m.) per raggiungere alle prime luci dell’alba (5,47 a.m.) la vetta del Monte Aquila, (2494 mt.) considerata data, la posizione, la naturale anticima del Corno Grande.

                    La vetta venne battezzata il 28 agosto 1926 dalla sezione aquilana del Club Alpino Italiano in omaggio della città, allora nota come Aquila degli Abruzzi.

                    Fu così una sincera testimonianza della fusione dell’azione della sezione con la vita della città, e non già una retorica manifestazione di orgoglio, l’iniziativa di battezzare una cima anonima a quota 2498 col nome di monte Aquila, la grandiosa cerimonia del battesimo richiamò numerosissime persone, non soltanto fra i soci di varie Sezioni del C.A.I. ma anche fra gli abitanti dei paesi più vicini al Gran Sasso che seppero capire il significato non meramente letterario, di una manifestazione che esprimeva il nuovo modo di intendere il rapporto dell’uomo con la montagna”

                    (Club Alpino Italiano, 1926)

                    Vista della vetta dalla Sella di Monte Aquila, sopra Campo Imperatore

                    Inoltre per la sua posizione, equidistante dal rifugio Duca degli Abruzzi ad ovest, dal Rifugio Garibaldi a nord e dal rifugio Nicola D’Arcangelo ad est, il monte Aquila è particolarmente frequentato dagli alpinisti, soprattutto come punto di partenza e di passaggio per le lunghe escursioni.

                    È infatti uno dei punti di partenza del Sentiero del Centenario che si snoda lungo l’intera cresta del massiccio, in direzione sud est.

                    Foto di Vito Jozzo

                    L’arrivo alla cima prevede un sentiero ben tracciato, non particolarmente impegnativo, adatto anche ad escursionisti non esperti e bambini che desiderano trascorrere una giornata all’aria aperta e ammirare dall’alto uno spettacolo meraviglioso.

                    Il Monte Aquila è l’ottava vetta per altezza del massiccio del Gran Sasso d’Italia e si trova al margine nord occidentale dell’altopiano di Campo Imperatore, a ridosso del Corno Grande.

                    L’altopiano è caratterizzato dalla presenza di laghetti a forma circolare di modesta profondità, di origine glaciale. Fra essi spicca il Lago di Pietranzoni  a 1.660 mt.(s.l.m) posto al centro dell’altopiano con ampia veduta alle spalle del Corno Grande, cosi da meritare il nome di “specchio del Gran Sasso”.

                    La vista su Campo Imperatore da qualunque punto ci si affacci a contemplarla riempie sempre di immensità.

                    La piana è posta ad un’altitudine variabile dai 1500 ed i 1900 metri ed è lunga circa 20 km, con una larghezza che varia dai 3 ai 7 km.

                    I suoi sterminati pascoli sono utilizzati per l’alpeggio estivo di greggi di ovini e delle mandrie di bovini ed equini che d’inverno transumano in Puglia, secondo un rito che ormai si ripete da anni.

                    Campo Imperatore deve il suo nome all’Imperatore Federico II di Svevia che nel XIII secolo lo chiamò, affascinato dalla sua bellezza, “Campo Imperiale”, ed è stato location di video musicali e film western famosi come “Lo chiamavano Trinità…” e ”…continuavano a chiamarlo Trinità” con i due famosi attori Bud Spencer e Terence Hill.

                    L’unica zona boschiva dell’altopiano è Fonte Vetica la zona a sud-est di Campo Imperatore ai piedi del Monte Camicia.

                    Campo Imperatore definito dal noto alpinista Fosco Maraini, Piccolo Tibet, è di origine tettonica, con una morfologia modellata da alluvioni e soprattutto dai ghiacciai, dalla neve, e dai fenomeni periglaciali.

                    L’animale simbolo del Parco è il Camoscio appenninico. A cento anni dall’estinzione dell’ungulato sul Gran Sasso, un progetto di reintroduzione gli ha consentito di ricolonizzare le montagne che contano oggi circa 600 individui.

                    Ma torniamo al motivo per cui abbiamo proposto ai nostri associati un’escursione che avremmo potuto fare di giorno con la luce rassicurante del sole seguendo un sentiero comodo e anche abbastanza affollato vista la sua accessibilità.

                    Le ricognizioni, ben due (svolte una di giorno e una di notte), ci hanno convinto che in totale sicurezza potevamo proporre un’esperienza unica, evitando anche il traffico giornaliero che ogni tanto si crea su questo sentiero.

                    Il meteo era stato monitorato da giorni ed è stato decisamente clemente e favorevole alla riuscita dell’escursione.

                    L’escursione si presenta come un sentiero E escursionistico, un dislivello di max 380 mt, una lunghezza di circa 6 km, ben segnato e con due rifugi visibili aperti per qualunque necessità (Rifugio Garibaldi e Rifugio Duca degli Abruzzi)

                    Il nostro gruppo era composto da 35 persone, e, oltre l’accompagnatore certificato, contava altri 4 “accompagnatori esperti”. Ci siamo dunque potuti distribuire per tenere in sicurezza il gruppo lungo il percorso.

                    Dopo aver verificato che ogni partecipante avesse un equipaggiamento idoneo, costituito da: calzature da trekking e calzettoni adeguati, abbigliamento a strati possibilmente traspirante, maglia in micropile o pile, cappello estivo e invernale, occhiali da sole, giacca antipioggia e antivento, zaino con borraccia piena, bastoncini da trekking (consigliati) e lampade frontali (soprattutto per il primo tratto), siamo partiti.

                    Dall’albergo di Campo Imperatore (2100 mt) famoso per aver ospitato il celebre prigioniero Benito Mussolini dopo l’armistizio del 1943, abbiamo preso il sentiero 101 alle spalle dell’Osservatorio astronomico in direzione del rifugio Duca degli Abruzzi.

                    Dopo un paio di zig zag siamo arrivati ad un primo bivio, lì abbiamo svoltato a dx e, seguendo il segnavia C.A.I. abbiamo proseguito per il sentiero che taglia a mezzacosta il versante meridionale del monte. Da qui si dominava un magnifica vista sulla piana di Campo Imperatore ancora al buio ma rischiarata da qualche stella.

                    Le torce frontali che illuminavano i nostri passi creavano un effetto molto suggestivo, da lontano si vedevano altri puntini luminosi, erano gli amici alpinisti che salivano per la direttissima sul Corno Grande…è emozionante vivere tutti insieme, ognuno con le proprie capacità, la montagna!!

                    Superato uno spigolo roccioso il sentiero prosegue dapprima pianeggiante e infine, per gradoni, risale fino alla Sella di Monte Aquila (2.335 mt)

                    Dalla sella di Monte Aquila abbiamo proseguito verso destra in leggera discesa incontrando subito un secondo bivio dove si svolta a dx (segnavia Cai) per il sentiero 104 che riprende a salire comodamente fino ad un punto più pianeggiante dove si lascia il sentiero principale proseguendo verso dx per prati (dove abbiamo trovato omini di pietra che segnalavano il sentiero) lungo l’evidente cresta che risale alla vetta del Monte Aquila.

                    Straordinaria la sensazione che abbiamo provato quando siamo arrivati alla croce e seduti tutti vicini…l’ora blu si è palesata in tutta la sua bellezza ed il silenzio surreale ci ha avvolto.

                    C’è un particolare momento della giornata in cui la luce morente non ha ancora ceduto il passo all’oscurità oppure l’alba nascente non ha ancora squarciato il velo della notte. È un istante magico in cui il paesaggio sembra avvolto in un’atmosfera ovattata e sospeso in una dimensione irreale e tutto, ogni cosa, si tinge di blu o di violetto. Quando il sole si trova al di sotto dell’orizzonte, prima dell’aurora che preannuncia il passaggio dal buio alla luce, o dopo il tramonto, nel crepuscolo che precede l’oscurità, è allora che si verifica l’ora blu. Dura solo pochi minuti, mezz’ora al massimo, ma rappresenta uno spettacolo di rara bellezza.

                    L’ora blu è quell’istante inafferrabile tra i sogni ed il risveglio, in cui ciascuno può riflettere su ciò che è stato e desiderare ciò che sarà [cit.]

                    Sono stati minuti unici ed irripetibili in cui ognuno ha fatto i conti con le proprie emozioni e lasciato fluire la gioia di essere lì insieme.

                    Siamo rimasti lì ben coperti per un tempo non quantificabile poi, timidamente, qualcuno ha tirato fuori il caffè, le ciambelline ed i biscotti ed è stata decisamente la colazione più bella ed in altitudine della nostra vita !!

                    Lontano pian piano si sono incominciati a delineare anche i riflessi del Mar Adriatico e a dx la piana di Campo Imperatore ancora mezza addormentata in penombra. Poco dopo si è iniziato a scorgere la sagoma del bivacco Bafile, un puntino rosso arroccato sulla parete rocciosa del massiccio del Corno Grande al quale si accede attraverso una ferrata.

                    Sapendo che la stanchezza presto si sarebbe fatta sentire, senza aspettare oltre, ci siamo rimessi sulla la via del ritorno. Ripercorrendo il sentiero dell’andata siamo arrivati rapidamente al bivio per il Brecciaio (per chi sale sul Corno grande per la via Normale) e poi, dalla sella di Monte Aquila, abbiamo proseguito per la variante bassa costeggiando la valle dei Pericoli che ospita il rifugio Garibaldi.

                    Un gruppo di camosci ha accompagnato il nostro cammino. Senza mai dimenticare che in montagna siamo sempre ospiti, in silenzio, li abbiamo ammirati e fotografati. Facilitati ormai alla luce del sole, attraversando un piccolo tratto di creste, abbiamo poi raggiunto il Rifugio Duca degli Abruzzi.

                    Si erano fatte quasi le 8.00, la temperatura era già alta e la terrazza del rifugio Duca degli Abruzzi, ci accoglieva permettendoci di ammirare, dai suoi affacci, un panorama molto suggestivo che spaziava dal Corno Grande alla Val Maone, a Pizzo Cefalone e a quello dell’Intermesoli. Il rifugio è posto ad un’altezza di 2.338 mt ed è di proprietà del C.A.I. di Roma. Presso il rifugio è sempre possibile riposare un pochino ed approfittare dei servizi igienici.

                    Da lì siamo rientrati al parcheggio di Campo Imperatore con l’intenzione poi avveratasi di concludere questa magnifica escursione a Fonte Vetica al ristoro Mucciante, tappa fissa dove gustare i deliziosi arrosticini abruzzesi…il Monte Camicia ci osservava sornione e compiaciuto…ma quella è un’altra storia…anzi un’altra escursione !!

                    Cecilia Buccigrossi
                    Accompagnatore Fie Lazio
                    Fwa Fitrizing &Wellness Association A.S.D

                    L’articolo Alba sul Monte Aquila proviene da FIE Italia – Federazione Italiana Escursionismo.

                    La montagna nella piana